Anamorfosi in corso

Anamorfosi in corso

Anamorfosi e magia!

Dell’anamorfosi durante le mie lezioni di storia dell’arte parlo sempre molto volentieri.

Sono disegni che sembrano veri, sono le regole della prospettiva utilizzate per rendere quello che comunemente conosciamo tutti come “effetto 3D”,  ma a volte sono anche un sistema per non mostrare troppo o non troppo direttamente o… non immediatamente qualche cosa.

L’anamorfosi stupisce, sempre.

Artisti del passato ci hanno lasciato esempi magnifici, raffinati, fruibili da più punti di vista.

Una delle anamorfosi più famose è sicuramente quella di Hans Holbein con il doppio ritratto dei “Due ambasciatori”, del 1533. Ci mostra in terra una forma non meglio definita, quasi uno strano tappeto…che in realtà è un teschio (ma per vederlo bisogna proprio cambiare punto di vista!)

A volte quindi l’anamorfosi è uno stratagemma per nascondere significati e messaggi, in altri casi inizia come decorazione ma poi ci mostra ritratti di personaggi importanti. Basti pensare al capolavoro di Emmanuel Maignan al Convento di Trinità dei Monti a Roma che, se guardato un po’ superficialmente e con un occhio poco attento, sembra solo un normale paesaggio con tanto di omini e barchette…ma che ci svela un San Francesco da Paola in preghiera se avviciniamo il nostro punto di vista alla parete del lunghissimo corridoio affrescato nel 1642.

In altri casi l’anamorfosi serve a fingere architetture in realtà inesistenti, come ad esempio delle false cupole barocche. Il maestro indiscusso di questo stratagemma è sicuramente Andrea del Pozzo che nella chiesa romana di Sant’Ignazio di Loyola oppure nella badia di Santa Flora e Lucilla ad Arezzo, ci convince d’esser davanti, oppsss, sotto, ad una cupola mentre in  realtà si tratta di un soffitto piano! Ma prima di lui anche il Bramante in Santa Maria presso San Satiro, a Milano, ci inganna bene con un arco che sembra profondissimo…ma che così non è!

Anche molti artisti contemporanei riescono ancora a stupire il passante moderno ormai abituato a ben altri effetti ottici…

Un artista di strada come Julian Beever lavorando sui marciapiedi delle città moderne, con normalissimi gessetti colorati, riesce a far credere al passante, magari di fretta, d’essere in un altro mondo…e lo stesso fanno i suoi colleghi Mueller e Wenner

E una cosa che stupisce…ovviamente è perfetta anche in pubblicità e nel mondo del design!

 

Anche noi nel nostro piccolo, in classe, abbiamo provato a creare delle anamorfosi.

Per ora ci siamo limitati a forme semplici ma di sicuro effetto.

Cuori che sembrano sospesi sopra ad un foglio…un sasso leggero che quasi prende il volo, oppure i nostri nomi che letteralmente sbucano dal banco.

Ci siamo accorti che se dal vivo, diciamocelo, non eran granchè…una volta fotografate dal giusto punto di vista spesso diventavano “fortisssssssime!”.

In 2D e 2G ci siam levati qualche soddisfazione con i nomi così come nella 1G con cilindri e cuori (a.s. 2016-2017).

Guardate ad esempio come cambia questo cilindro rosso se fotografato sporgente da uno spigolo o da un lato del banco (sì sì i primi due son proprio lo stesso disegno!). Così come il cilindro viola e fuxia sembra abbassarsi o alzarsi quasi per magia…

 

ehm…a casa ho fatto un paio di tentativi anche io (scopiazzando qualche idea trovata in rete)…così per prova, per la serie:  alunniiiiii guardate quale sarà il vostro prossimo lavoro!

Arte in pubblicità

Arte in pubblicità
Arte in pubblicità, arte e pubblicità.

Non si tratta sicuramente di un nuovo abbinamento, anzi!

Da sempre la pubblicità attinge dalle immagini artistiche per ispirarsi o addirittura proprio per inserirle tali e quali all’interno dell’ immagine pubblicitaria prescelta.

Del resto la cosa ha anche un senso che non va cercato poi tanto lontano …

Proviamo ad analizzare la cosa partendo dall’inizio:

l’arte ha sempre avuto come scopo principale quello di pubblicizzare qualcuno (vedi i ritratti di personaggi famosi) ma anche qualche cosa, magari un evento storico di grande importanza (basti pensare ai tanti artisti che si son cimentati con rappresentazioni di battaglie, di vittorie, di scene storiche considerate fondamentali).

Ma l’arte fin dalla sua nascita vuole anche rappresentare e pubblicizzare dei messaggi.

Senza nemmeno far troppa fatica vi ricorderete tutti la funzione didattica delle pitture rupestri che riportando fedelmente scene di caccia di sicuro successo intanto insegnano e pubblicizzano, appunto, una tecnica di caccia consolidata e se lo facevan già nella preistoria…figuriamoci nel tempo moderno.

Nel corso dei secoli il messaggio artistico ha assunto via via significati ancora più diretti: la denuncia sociale, la protesta, il dissenso.

Insomma l’arte con le sue immagini era  già pubblicità anche quando la pubblicità ancora non era stata nemmeno inventata.

Logico quindi giocare a riconoscere nelle varie campagne pubblicitarie moderne i riferimenti alla storia dell’arte, a volte molto diretti, citazioni nette, altre volte con riferimenti meno immediati ma non per questo meno chiaramente derivati da artisti di tutti i secoli.

Navigando tra ricordi personali e immagini in rete mi par chiaro come la Gioconda sia da sempre una delle immagini artistiche che si son meglio prestate ad essere riciclate, reinventate, rimaneggiate, in pubblicità di ogni genere, per qualsiasi prodotto e comunque perfetta per ogni tipo di messaggio: dalla vendita diretta alla pubblicità progresso.

La Gioconda è l’immagine perfetta per la pubblicità perché è famosa, ovunque, per chiunque, sempre immediatamente riconoscibile.

Lo sapevan bene anche artisti ben successivi al rinascimento, basti pensare ai baffi della Gioconda di Duchamp o a Dalì che si autoritrae nelle vesti della stessa Gioconda.

Che sia uguale all’originale o sia come appena passata dal parrucchiere per farsi una permamente o una lisciata di capelli (la famosissima campagna della ferrarelle!), che i capelli li abbia proprio persi (pubblicità progresso di sensibilizzazione per i malati di cancro), che sia deformata a causa della velocità del mezzo che la sta trasportando o aspirando o stampando (la stampante epson)…è sempre lei: la monna Lisa, se la riconosci sempre e comunque è la prova evidente di come sia lei il testimonial perfetto!

Ci sono poi marchi che cavalcano l’onda dell’abbinamento “arte in pubblicità” per anni, variando lo stile ma non il senso.

E’ il caso ad esempio del marchio Esselunga che ci ha da sempre abituato ai suoi ritratti fatti di ortaggi (citazione diretta di quelli dell’Arcimboldo), ma che proprio ultimamente, (in occasione dell’expo a Milano  mi pare) ha tappezzato le città con riproduzioni ad alta definizione di nature morte legate al cibo di artisti vari.

Bellissime, un colpo d’occhio impossibile da tralasciare anche durante le corse sui vari mezzi pubblici tra un impegno e l’altro.

Ma chi prima chi dopo son moltissimi i marchi che in Italia (e forse ancor più all’estero), ricorrono all’arte per “farsi belli” ed è una scelta  sempre vincente.

Il sistema funziona anche quando il prodotto da pubblicizzare non è direttamente collegato al mondo dell’arte (insomma è abbastanza normale pensare a manifesti pubblicitari di musei o eventi artistici con immagini artistiche, lo è meno in abbinamenti inimmaginabili!).

Se vi siete appassionati o volete semplicemente vedere altri esempi, vi consiglio questi siti:

http://www.italipes.com/index.htm

http://www.arte.rai.it/gallery-refresh/20-irriverenti-pubblicit%C3%A0-ispirate-dal-mondo-dellarte/553/0/default.aspx

http://www.focus.it/cultura/storia/ispirazioni-classiche?gimg=12712#img12712

Nel nostro piccolo anche noi abbiamo giocato  con l’arte modificando la Gioconda!

Se volete dare una sbirciatina trovate qui i nostri lavori

Giocare con le immagini

Giocare con le immagini soddisfa un istinto innato dell’uomo.

giocano i bambini con i pastelli e con le matite ancor prima di scrivere…

giocano gli artisti con la loro bravura  riuscendo a tradurre in immagini le loro idee…

giocano gli osservatori che spesso si ritrovano a dover risolvere veri e propri enigmi visivi che richiedono anche una buona dose di concentrazione o anche solo… di follia!

Ogni raccolta è una piccola serie di immagini da vedere, da leggere, da osservare magari a testa in giù…

Immagini reversibili!

 

Illusioni ottiche!