De Nittis
Pittore della vita moderna
Dal 24 febbraio 2024 al 30 giugno 2024
PIAZZA DEL DUOMO, MILANO
A 150 anni dalla prima mostra degli impressionisti, quella nello studio di Nadar, ecco una mostra monografica dedicata a lui e solo a lui: Giuseppe De Nittis, che assieme a Boldini e a Zandomeneghi rappresentò uno spicchio di Italia in terra francese, les italiens de Paris, che esponevano di fianco a Monet, Degas, Renoir…
Da Barletta, dove nasce, si trasferisce a Napoli per studiare all’Accademia di Belle Arti dove si iscrive contro il volere della famiglia e da dove viene espulso solo due anni dopo, nel 1863. Assieme ad un gruppo di pittori si avvicina alla pittura en plein air, prima a Portici e poi, siamo ormai nel 1866, in diretto contatto con i macchiaioli toscani conosciuti direttamente a Firenze…proprio quando Cecioni è invece a Napoli, faranno insieme parte della Scuola di Resìna…questa corrente pittorica italiana legata al verismo e ai macchiaioli…
Ed ecco quindi un esempio perfetto, sembra quasi una inquadratura dei videogiochi in soggettiva: l’occhio dello spettatore si immerge nel paesaggio napoletano seguendo questa strada lunghissima che si perde all’orizzonte. I due cavalli visti dall’alto della carrozza sono appena accennati eppure chiarissimi, dipinti praticamente en plein air mentre l’artista lavora assieme ad un altro artista, Caillebotte, pittore francese che sarà anche promotore della pittura impressionista, che di ritorno dalla guerra franco prussiana, nel 1872, era in Italia e si ritrova a girare assieme a De Nittis, tornato in Italia proprio a causa della stessa guerra, in una carrozza che era praticamente una sorta di studio mobile.
Nell’ottobre del 1864 De Nittis conosce Léontine Lucille Gruvelle, quella che poi diventerà sua moglie, musa e modella ma anche presenza costante nella vita del pittore, incarnando perfettamente il modello di donna parigina contemporanea: colta, raffinata ed elegante. Sarà proprio lei a pubblicare nel 1895 i ricordi autobiografici del marito e ad apparire innumerevoli volte nelle tele dell’artista
Nel novembre del 1870 De Nittis è costretto a lasciare Parigi a causa della guerra franco prussiana e dei disordini della Comune, trascorre così lunghi periodi in Italia dedicandosi a studi di paesaggio alle pendici del Vesuvio, dichiarando proprio «Mi aveva preso, come accade a molti, l’amore per la montagna, per il Vesuvio».
La Parigi di De Nittis è la brillante capitale del Secondo impero di Napoleone III. Moderna, caotica, mondana e vivacissima. Ecco perché sceglierà di viverci stabilmente a parte numerosi viaggi tra Italia e Inghilterra. Deciderà di descrivere la vita moderna, di cui diventerà uno dei pittori migliori, capace di raccontarne con vivacità gli svaghi e i protagonisti. La moda contemporanea così ben rappresentata dai tantissimi ritratti femminili è qui al suo massimo splendore.
Giuseppe De Nittis diventa proprio il cantore della modernità e della mondanità parigina. Al suo occhio attento non sfugge nessuno di quei particolari che caratterizzano questa città, in questo momento in piena trasformazione. Al pittore non interessa granchè la classica veduta urbana e nemmeno i classici monumenti storici, testimonianze di un passato glorioso… a De Nittis interessa la Parigi moderna, in costruzione con tanto di impalcature, con la sua vita di società nei luoghi pubblici dove tutti corrono e si muovono, impegnatissimi, vendendo arance sotto la pioggia o…magari anche solo mentre si spettegola passeggiando al parco…
Dalla fine degli anni Settanta dell’Ottocento, De Nittis inizia a studiare gli effetti della luce artificiale in interno, in un tipo di ricerca parallela ma complementare a quella condotta en plein air. Nascono così numerose scene di salotti ripresi a lume di candela o lampade a gas, interni riccamente decorati e popolati da una folla elegante e distinta.
Nell’inverno tra il 1874 e il 1875 una nevicata eccezionale ricopre Parigi e per De Nittis, abituato poi al clima del meridione italiano e al sole…è un momento di gioioso stupore.
Nell’aprile del 1874 De Nittis parte per Londra, rompe definitivamente con il mercante Goupil e va, in pratica, alla ricerca di nuovi committenti. Nella capitale inglese ritrova il pittore James Tissot che lo introduce nell’ambiente londinese favorendo la conoscenza con il ricco banchiere Kaye Knowles che per De Nittis diventerà semplicemente Mr. K. E che diventerà uno tra i più grandi sostenitori dell’artista. E anche in Inghilterra…il nostro De Nittis si trova benissimo
Nel 1874 sarà proprio Degas ad invitarlo a partecipare alla storica prima mostra del gruppo presso lo studio del fotografo Nadar, al quale il nostro De Nittis invia 5 opere, ovviamente en plein air. Ed ecco che De Nittis, dal cuore italiano, si porta un po’ di Francia in Inghilterra… già perché anche nei suoi numerosi soggiorni al di là della Manica si dedica alla pittura all’aria aperta.
Il gusto per l’arte orientale che pervaderà tutta Europa…inizia in realtà proprio da Parigi quando, nel 1867, il Giappone partecipa per la prima volta all’Esposizione universale conquistando artisti, letterati, critica e pubblico. Anche De Nittis ovviamente è vittima di questo fascino orientale e nel 1869 si cimenta in soggetti giapponesizzanti
Nei primi anni Ottanta De Nittis è all’apice della carriera ma, oserei dire incredibilmente…inizia a mostrare insofferenza per i ritmi frenetici della città…proprio quei particolari metropolitani che tanto lo avevano affascinato all’inizio della carriera… Inizia quindi a passare sempre più tempo in campagna a Saint Germaine en Laye dove morirà improvvisamente il 21 agosto del 1884 nella casa di campagna.
Nello studio restano le sue opere, le ultime incompiute, i ritratti iniziati alla moglie Leontine sull’amaca…la moglie francese che aveva reso parigino l’artista italiano che aveva portato la pittura francese in Inghilterra… l’artista pugliese che aveva iniziato a dipingere un vulcano in eruzione per passare poi ai fumi delle strade cittadine e alle nebbie inglesi per finire il suo percorso immerso in una natura che si poteva dipingere solo rimanendoci completamente immersi, come solo i pittori impressionisti avevano insegnato a fare… morto giovanissimo, secondo le parole di Alexandre Dumas figlio: Morto in piena giovinezza, in pieno amore, in piena gloria. Come gli eroi e i semidei.