Gli animali nell’arte dal Rinascimento a Ceruti

Gli animali nell’arte dal Rinascimento a Ceruti

Gli animali nell’arte dal Rinascimento a Ceruti a Palazzo Martinengo, Brescia.

Una  bella mostra, mi è proprio piaciuta. Forse perché amo arte e bestie in egual modo…

Da sempre gli animali sono i soggetti preferiti degli artisti:

– permettono virtuosismi tecnici “Quanto so’ bravo e quanto so’ figo a far ‘ste piumette eh?!?”

– permettono all’artista libertà interpretative che magari un committente umano non apprezzerebbe (quando mai un animale ritratto si ritroverebbe lì a protestare “ehy quel pelo lì non è poi così spettinato, il mio punto di colore è più vivace e poi, ma insomma, non ho tutta quella ciccia addosso”)

– permettono allusioni ormai perfettamente riconoscibili, allegorie dirette e richiami religiosi (se c’è un cane è fedele, se c’è l’aquila si parla di forza e potere, se ci sono animali mostruosi e immaginati….inizia a correre! E ancora: se un cardellino svolazza c’è vicino la Madonna così come se ci sono un leone e un bue si sta forse parlando degli evangelisti San Marco -o San Girolamo- e San Luca)

La mostra è quindi ben organizzata per ordini: se clicchi sulle varie sezioni, in differenti colori, verrai catapultato direttamente al capitolo senza doverti sorbire la lagna dell’articolo in tutta la sua interezza (cit: mio marito).

ANIMALI NELLA PITTURA SACRA

ANIMALI MITOLOGICI

CANI

GATTI

PESCI RETTILI INSETTI

UCCELLI

ANIMALI DI FATTORIA

SCENE DI CACCIA

MAGICO MONDO DEI NANI

ANIMALI ESOTICI E FANTASTICI

 

La pittura sacra

Per secoli le immagini sono state la Bibbia per gli analfabeti, certo questo più nel medioevo che nei secoli presi in considerazione nella mostra ma, come dire…l’abitudine è rimasta!

Alcuni animali sono quindi strettamente connessi con un personaggio: San Giorgio e il Drago del secentesco Ceranino, dove il santo guerriero, in grossa ad un possente cavallo calpesta il povero drago (notate il mantello rosso in perfetto stile superman perché è proprio dall’arte che i colori e il look dei moderni supereroi è derivato!). Un cardellino, porello, compare un po’ schiacciato dalla manina di un Gesù bambino, umanissimo, sulle spalle di una Madonna. Il rosso della mascherina di questo uccellino allude da sempre ai dolori della passione perché questa bestiola mangia volentieri i semi di cardo da cui deriva il nome “cardellino”, ma il cardo con le sue foglie ricche di spine fa subito pensare alla corona di spine di Gesù (una leggenda vede anche questo uccellino, assieme ad altri due -pettirosso e fringuello- pronto ad immolarsi proprio per levare ueste spine fino a ferirsi sporcandosi, per sempre, di rosso sangue!). Ma l’apoteosi di bestiole in chiave religiosa rimanda sicuramente all’Arca di Noè ed eccolo qui rappresentato dal Grechetto mentre li salva dal diluvio facendoli salire sull’arca.

 

Animali mitologici

La mitologia ci ha abituati da sempre alle apparizioni di Zeus trasformato in animali vari per conquistare le più belle donne del mondo. Ed eccolo quindi come Cigno, sensualissimo, mentre seduce Leda, o tramutato in possente toro mentre si fa cavalcare da Europa. Ma anche le altre divinità spesso si fanno accompagnare da qualche animale, come non ricordare ad esempio Diana Cacciatrice che, ben armata, ha al suo fianco un bellissimo levriero da caccia. Fino ad arrivare ad una Venere che gioca con un cagnolino vestito da bambolina (porello), assieme a cupido (l’unico vestito qui è il cane!).

 

Cani

Il cane è da sempre il miglior amico dell’uomo (no, ok, non sto parlando del mio canino azzannatore ma dei tanti, tantissimi cani ritratti nell’arte antica). Cani compagni di giochi di bambini ricchi ed eleganti ma anche cani umanizzati e compagni di vita di poveri ed emarginati o soci di caccia di cacciatori per diletto o necessità. E compare il simbolo della mostra di Brescia: il vecchio con il carlino del Pitocchetto. questo artista, così chiamato perché diventato famoso come pittore di pitocchi, poveri spesso bambini e di scene di genere, qui si mostra invece fine indagatore psicologico. L’uomo in velluto rosso è ricco e fiero, il cane è snob e consapevole quanto l’umano che tenendolo in braccio lo mostra al mondo quasi come se fosse l’erede al trono! Da notare che quest’opera è stata realizzata e pensata per avere un diretto pendant che troveremo nella prossima sezione, quella con i gatti! Lippi, fiorentino del 1600 non poteva che ritrarre un Medici (Angelo Marzi), in compagnia del suo cane Melampo, dove la scritta aggiunta in epoca posteriore ci leva ogni dubbio riguardo soggetto ed interpretazione (e scopriamo così che Melampo non ha le zampette nere come il suo nome vorrebbe e che non è solo un nome inventato da Collodi ma evidentemente era proprio un nome da cane…seppur molto elegante). C’è poi un’opera strana, stranissima, dove il soggetto principale è un bellissimo cane Lagotto (una razza che a vedersi pare un barboncino meno delicato e più peloso, originario infatti della zona dellle pianure di Comacchio, è da sempre perfetto per la caccia in zone paludose, non teme l’acqua fredda). ai lati del cane, esibito e mostrato…troviamo il ritratto di un notissimo pittore: il Guercino (ed ecco che capiamo subito il perché di questo soprannome) di fronte a sua madre. L’eleganza del bambino vestito di pizzi e broccati ben si rispecchia nell’eleganza del suo cane , un bracco che si fa beatamente coccolare.

 

Gatti

Il gatto è fin dall’antichità l’animale perfetto per l’arte: dagli antichi egizi in poi è diventato, di volta in volta, simbolo positivo (scaltrezza e furbizia) o negativo (infedele in contrapposizione alla fedeltà canina e, se nero, simbolo delle streghe!). Ed ecco qui il pendant del Nobile ricco con carlino: l’opposto della medaglia! Ceruti ci presenta un vecchio sicuramente non ricco, le mani hanno le unghie rovinate e i vestiti sono parecchio lisi, ma la cura con cui ne va a delinerare la barba con infiniti toni di grigio e l’affetto che va a sottolineare quel gesto, mentre accarezza un gattone bianco, suo compagno di sventura e di vita, rende anche quest’uomo nobile ed elegante, proprio come il suo contraltare ben più colorato, con in braccio il carlino! Il gatto diventa “vittima” del gioco di una ragazzina nobile che finge d’esser sua madre e lo stringe nelle bende come i bambini venivano tenuti dalle mamme reali, nell’opera di Bonati. Mentre Victors, rappresenta una perfetta scena di genere facendoci sbirciare in un cortile dove una chioccia difende i suoi pulcini aprendo minacciosamente le ali contro un gatto dallo sguardo davvero inquietante. Il gatto umanizzato invece lo troviamo grazie a Monsù Bernardo, nelle vesti di un pescivendolo, forse un po’ truffaldino, mentre pesa  il pesce che sta per vendere.

Pesci, rettili e insetti

Non saranno probabilmente gli animali più carini da dipingere ma spesso permettevano all’artista una stretta collaborazione con gli studiosi che, in mancanza della fotografia, avevano bisogno di immagini precise. Ma i pesci permettono al pittore Recco di mostrare la sua bravura dipingendone di diverse qualità in un banco di vendita, squama per suama, lustrate dall’acqua. Porpora invece nel suo Sottobosco con conchiglie (perfettamente riprodotte, sia di terra che d’acqua), divide l’opera a metà con  sopra rose pesanti a tratti appassite e sotto tartarughe, serpente e una farfalla: metafora della vita, se ci fate caso un ogni animale è posto di fronte al suo nemico in un momento di calma apparente.

 

Uccelli

I vari pennuti sono di volta in volta, rappresentati come animali esotici, coloratissimi, quasi oggetti di moda da collezionare, in grandi voliere,  oppure come prede e  aiutanti nella caccia. Il benvenuto in questa sezione lo offre la grande tela di Boel, un fenicottero in movimento. Modernissimo per tecnica e impaginazione in diagonale, spiega le ali e ci mostra il fondoschiena, ricchissimo di piume dalle incredibili sfumature, mentre si allontana chissà verso cosa… Duranti invece probabilmente pratica il moderno birdwhatching ed ecco le sue “fotografie”: dalla poiana al nido con le uova appena schiuse. Ma i colori dei pappagalli sono perfetti per una scena in un giardino incantato e misterioso mentre, leggiadri, si appoggiano addirittura sopra ad un busto classico, senza temerne il confronto di bellezza!

Animali da fattoria

Sono gli animali più classici e più comuni. In questa sezione spicca un pittore tedesco, Roos, conosciuto come Rosa da Tivoli, talmente appassionato da essersi indebitato per comrpare una casa dove allevare capre, montoni, pecore e buoi che ritrarrà poi in moltissime opere dedicando loro intere scene e limitando al minimo la presenza umana. Ed ecco le capre della collezione Cavallini-Sgarbi (ohibò, una vera passione per il critico d’arte queste capre!). Ma qui troviamo anche le favole di Esopo con il ciuchino della favola “l’asino, la volpe e il leone”, dipinto da Cerquozzi mentre stringe un patto proprio con la volpe. Ma gli animali della fattoria sono anche quelli considerati al servizio degli umani, miglior esempio un cavallo guidato da un’amazzone elegantissima, quasi in bilico mentre la bestia, nera e possente, rivaleggia, nella posa, con il piccolo levriero italiano, pronto, anche lui, a spiccare il balzo. Gli animali più comuni, come tacchini, pavoni, anatre e conigli, diventanto anche il soggetto, elegantissimo, per Vitali, che li ritrae nell’ombra del crepuscolo.

Scene di caccia

Le scene di caccia sono da sempre un buon soggetto per gli artisti, cme dire, permettono spesso di “portare a casa la pagnotta”, fotografando con il pennello, nobili eleganti, cani atletici, scene di maschia potenza, ma anche scene di genere più comuni dove la caccia non era solo puro intrattenimento ma anche quotidiana sopravvivenza. Ecco quindi una scena decisamente splatter con la caccia ai cervi del crivellino, i cani hanno raggiunto la coppia di cervi, la femmina è già stata morsicata mentre il maschio con le immense corna, ancora combatte per non soccombere.

Crivellino caccia ai cervi

 

Il magico mondo dei nani

Qui giochiamo in casa, è proprio di Brescia il Bocchi che si inventerà nel 1600 un genere pittorico tutto suo, con la pittura di nani e pigmei, già iniziato dal suo maestro Carlo Baciocchi che a sua volta fa risalire, almeno come ispirazione alla pittura fiamminga e molte delle opere di questa sezione devono sicuramente qualche cosa alle visionarie immagini di Bosch e Bruegel. Nell’arrivo della sposa, bruttina e deforme ma riccametne abbigliata, sembra quasi d’essere in un approdo reale e veneziano (si nota anche una piccola gondola), ma a ben guardare si tratta solo di un fienile, con ceste e sedie capovolte, fuorimisura date le piccole dimensioni dei nani, che vengono accolti da decorazioni (ops sono in realtà ragnatele), con tantissimi insetti, molto ben definiti, pronti anche a lanciare petali di rosa! Per non parlare della battaglia controla gru, in realtà principessa vanitosissima, trasformata in gru per punizione e, non riconosciuta dai suoi sudditi..attaccata senza pietà! Il maestro dell’uovo della fertilità, misterioso artista attivo in Lombardia nel seicento e così chiamato perché spesso aveva come cifra stilistica, piccole uova nei dipinti, qui ci delizia con immagini folli: una bottega del calzolaio dove i clienti son tutti animali (con zampe impossibili da far entrare in normali scarpe) e dove gli inservienti sono tre omini piccini o dove una classe viene rappresentata in maniera molto…ehmehm, molto simile alla realtà: un macello di bestioline molto poco attente alla lezione!

 

Animali esotici e fantastici

Molti dei pittori che li dipingevano…in realtà dal vivo non li avevano mai visti. Si potevano basare su tavole illustrate allegate ai vari studi scientifici e alle descrizioni, spesso colorite, di chi, pochi, li avevano davvero potuti avvicinare. Qualche puntata in Europa c’era stata: la povera Clara, rinoceronte senza corno, aveva girato le fiere di tutta Italia arrivando a Venezia diventando famosissima (De Gobbis si ipira sicuramente alle opere, ben più famose del Longhi quando fotografa la rinocerontessa, pungolata dal suo addestratore, mentre il pubblico esulta!). Le bestie selvagge e pericolose son ben  rappresentate da Pseudo Caroselli, in Homo, Homini e lupus. Compare qui anche il grandioso Giulio Romano che in una piccola ma preziosissima tempera raffigura l’elefante Annone. Cinatti si dedica invece agli uccelli esotici e di dipinge in perfetta armonia, la prova sono i due fenicotteri in amore sullo sfondo con i colli intrecciati a formare…un cuore! Ma l’animale più fantastico di tutti è sicuramente l’unicorno. Leggenda vuole potese essere avvicinato solo dalle vergini pure di cuore ed ecco quindi che questa dama, evidentemente, è tanto tanto per bene! Pensate che le varie enciclopedie hanno decantato l’esistenza dell’unicorno fino in secoli moderni e i presunti corni erano spessissimo in bella mostra nelle varie “Camere delle meraviglie”, mentre in realtà il corno sarebbe solo la zanna del pesce narvalo. Conclude la mostra l’altro animale immaginario per eccellenza: il drago! Qui dipinto dalla monaca Maddalena Caccia, raro caso di pittrice donna, che sceglie proprio un’altra donna, una Santa Margherita che lotta senza paura contro un drago immenso dalle ali a pipistrello, la lingua da serpente e le zampe con lunghissime unghie affilate!

 

Animali nell’arte, dal Rinascimento a Ceruti

Palazzo Martinengo, via dei Musei, Brescia

19 gennaio-9 giugno 2019

sito ufficiale: Amici martinengo

Dai correte che fate ancora in tempo….e merita davvero!!!!