EDUCAZIONE CIVICA: ARTE E IMMAGINE ALLA SCUOLA MEDIA

EDUCAZIONE CIVICA: ARTE E IMMAGINE ALLA SCUOLA MEDIA

L’educazione civica è diventata parte integrante di tutte le materie della secondaria di primo grado ma…diciamocelo serenamente: almeno per noi di arte…è sempre stata parte del normale programma di materia.

I beni culturali sono il nostro  pane e così come il pane va conservato bene perché non faccia la muffa, protetto, perché non arrivino le formiche a mangiarselo e tenuto lontano dall’acqua perché non diventi immangiabile… Così le opere d’arte vanno protette, tutelate, restaurate, conservate e soprattutto…mostrate a quante più persone possibili, ovviamente nella massima sicurezza!

Ho scelto tre argomenti da trattare anno per anno ma volendo sono comunque intercambiabili tra le varie classi prime, seconde, terze. Partendo dalla costituzione italiana, soprattutto l’articolo 9, dedicato alla tutela del patrimonio artistico, ho preparato tre differenti lezioni con tre lavori pratici da proporre alle classi per avere così un voto finale e un modo per fissare, in ogni ragazzo, i concetti che sono poi alla base della cultura e della civiltà di ogni Paese e che nel nostro, troppo spesso, sono poco considerati.

…e pensare che l’Italia potrebbe sopravvivere solo di turismo artistico e che la maggior parte dei turisti stranieri vengono per vedere cose che a noi italiani…sembrano tragicamente scontate e invece sono reali gioielli che tanti ci invidiano!

CLASSI PRIME Argomento collegato l’arte romana, agli scavi archeologici, alla distinzione tra beni immobili e mobili e alla nascita dei primi spazi espositivi all’estero o in Italia

POMPEI

CLASSI SECONDE Argomento collegato ai furti e alle indagini per recuperare le opere d’arte rubate ovunque nel mondo (se possibile consiglio la visione dei film: Monuments men e  Woman in gold, ottimi anche in terza per collegare l’argomento a Storia)

CARAVAGGIO RUBATO A PALERMO

CLASSI TERZE Argomento collegato a street art e alla sua discussa genesi e distinzione  tra arte e vandalismo

BANKSY

Georges de La Tour, L’Europa della luce a Palazzo Reale Milano

Georges de La Tour, L’Europa della luce a Palazzo Reale Milano

Georges de la Tour, caravaggeschi, luci e ombre

Per la prima volta arrivano in Italia le opere di questo artista secentesco praticamente sconosciuto fino al 1915. Il nome circolava tra gli esperti del settore ma attribuirgli questa o quell’opera era stato, fino ad allora, parecchio complesso…

Del resto è proprio Georges de la Tour ad essere complicato! Basti pensare che i critici d’arte ne parlano quasi al plurale, è come se avesse una doppia anima: una notturna, legata alla luce delle candele che squarciano il buio…e un’anima completamente differente che vive di giorno. Infatti la luce cui fa riferimento il titolo dato alla mostra è proprio la fiammella, piccina ma quasi sempre presente.

Nella mostra di Milano la scelta è ben chiara: La notte. E in mostra troviamo quindi anche altri artisti accomunati a de la Tour dall’ elemento che diventa quasi il filo conduttore della mostra: la luce flebile eppure così importante…di una candela.

Il soggetto della Maddalena è molto apprezzato nel seicento nell’Europa cattolica, è il momento del pentimento, importantissimo nella fede per arrivare alla salvezza. Qui la donna è sola, sta meditando probabilmente sul suo passato, in un ambiente semplicissimo, buio come Caravaggio ci ha insegnato ad apprezzare (e quindi un viaggetto in Italia proabilmente de La Tour lo ha fatto davvero o comunque è venuto a contatto con il nuovo realismo caravaggesco attraverso racconti e copie di altri autori), il buio però è interrotto dalla fiamma della candela che è anche la luce dell’anima contrapposta al teschio, che viene sfiorato, dovesse mai sfuggirci eh… il teschio è una delle tante nature morte con cui de La Tour completa i suoi soggetto: è la Vanitas, rappresenta, come in tutte le nature morte barocche, la caducità della vita. “Pentiti peccatore per non finire all’inferno perché la vita è breve e può terminare all’improvviso!”.

Il ragazzino che soffia sul tizzone è di piccolo formato, come spesso accade con de La Tour, son scene di vita quotidiana che si vendono bene anche su commissione (infatti tra i pittori lorenesi suoi contemporanei troviamo spesso piccoli soggetti simili). Il buio è totale ma la luce del tizzone acceso fa emergere il profilo del ragazzino che va a delineare bene i contorni di queste forme che, se ben guardate, son quasi  semplificazioni geometriche. …vi ricordano nulla? ehheheeh pensateci e poi ne riparliamo..

De la Tour sceglie di rappresentare la realtà, persone del popolo, anche i santi sembrano quasi di passaggio, son lì per caso e hanno scordato a casa l’aureola.

Del resto questo artista, figlio di un fornaio, è una persona pratica (e pare anche con un bel caratterino che gli procurò anche qualche denuncia), Georges diventerà nobile per matrimonio ma conserverà comunque le sue radici di lavoratore…solo che cambierà lavoro e dal forno passerà alla bottega, anche di un certo successo con tanto di apprendisti! Diventerà anche pittore ordinario del re trasferendosi  a Parigi da Luneville, dove abitava con moglie e figli.

Ed ecco qui che la realtà entra nella rappresentazione biblica: Per la religione cattolica Giuda fa parte dei 12 apostoli, ed è fratello di San Giacomo Minore, come lui è rappresentato senza ambientazione e senza sfondo, i colori sono caldi, la luce mette in evidenza, in entrambi, le rughe di espressione e anche le mani, mani forti e anche un po’ sporche, sono mani che stringono un bastone e una sacca, come in San Giacomo, o tengono sulla spalla l’arma, una alabarda, con la quale viene martirizzato …oppure sono mani da contadino, come quelle di San Filippo, che regge una croce semplicissima, legata con un nastro, allusione alla corda  usata per legarlo alla croce. Queste sono scene diurne, nessuna candela qui…ma c’è comunque la luce che viene usata in maniera furbissima: guardate i bottoni (di vetro!), sulla tunica arancione di San Filippo…nella loro semplicità sono comunque al centro della scena ed è impossibile non notarli. Questo scelta di stile così legata alla realtà porterà anche ad una svista che durerà secoli: fino al 1795 questi Apostoli di Albi, realizzati da de La Tour proprio per la cattedrale di Albi, assieme ad altri apostoli, vennero scambiati e inventariati come opere di Caravaggio!

Ma de La tour è anche il sapiente esecutore di opere a metà strada tra la scena di genere e il gusto teatrale.

I due piccoli dipinti con gli anziani sono considerati  opere giovanili di La Tour. Potrebbero essere dei ritratti ma per l’abbigliamento e soprattutto per la posa della donna,  potrebbero benissimo essere anche due attori ritratti durante una rappresentazione teatrale. Lo sfondo per entrambe le figure è unico, ridotto all’essenziale eppure sono  molto espressive (l’aria di lui, redarguito da  lei con piglio deciso fa anche  un po’ sorridere!), ma guardate bene  i particolari che spesso in La Tour ci sfuggono e invece meritano tutta la nostra attenzione: i pantaloni color rosso vermiglio, le ghette in colore giallo che risaltano…la gonna guarnita così come la camicetta con i polsini in pizzo… Una precisione e un rigore di rappresentazione quasi fiamminghi. Il Suonatore di Ghironda poi è l’opera più grande attualmente attribuita a La Tour…e anche questo è strano: un soggetto comune per una tela così costosa…ma questo personaggio se la merita tutta: imponente, il realismo caravaggesco qui è ai massimi livelli. Borsa, cappello piumato e soprattutto il cane (pare che il pittore li amasse particolarmente), rendono questa figura, se possibile, ancora più reale e credibile.

Ma tra le scene di genere, di grande formato peraltro, realizzate da de La Tour, bisogna per forza ricordare quelle di risse e taverne.

Certo molti caravaggeschi avevano importato in Francia le novità dell’artista milanese che aveva trovato tanti spunti per le sue ambientazioni nelle osterie che frequentava…ma Georges sceglie di rappresentarle in maniera molto personale, sia di giorno che di notte.

La luce rimane comunque protagonista, anche mentre, solare, va a sottolineare le emozioni di personaggi del popolo, mendicanti e musicisti e forse imbroglioni, che mettono quasi in scena teatralmente un pezzetto di normale vita quotidiana dove per accaparrarsi un pezzetto di strada dove fare l’elemosina, erano davvero pronti a darsele di santa ragione! I protagonisti al centro, uno con una bombarda in  mano e una cennamella (uno strumento a fiato) infilata nella fusciacca in vita, assieme al musicista con la ghironda, sono addirittura armati di coltello e son pronti ad usare anche lo strumento musicale come arma…Intanto il personaggio al centro  spruzza il succo di limone negli occhi del presunto finto cieco, per smascherarlo. A sinistra la donna anziana ci appare terrorizzata ma se guardate sulla destra c’è il suonatore di violino che ci fissa, fissa l’osservatore facendo quasi l’occhiolino per sottolineare, forse, la messa in scena, credibilissima eh…ma comunque recitata proprio per noi!

Nella Negazione di Pietro azzarda addirittura l’episodio biblico ambientandolo però in una taverna durante una partita a dadi! E’ un soggetto perfetto per i caravaggeschi …dramma, luci e ombre, insomma perfetto per mettere in scena un’immagine ricca di allegorie: i soldati in primo piano giocando a dadi anticipano la spartizione delle vesti di Cristo tra i soldati che lo hanno crocifisso mentre San Pietro qui rimane in secondo piano, accanto alla serva, sulla sinistra in alto. Del resto i bari sono anche soggetto autonomo dell’altra opera dove addirittura si intravede un furto con destrezza o comunque un imbroglio, insomma quella manina lì seminascosta non ci dice nulla di buono…

La luce di una candela, a volte in primo piano,  a volte nascosta, illumina le forme

Illumina le armature dei soldati oppure, in bellavista, ci mostra l’abito della moglie di Giobbe mentre deride il marito, questa stessa candela è al centro della scena che ci mostra l’educazione della Vergine e mette in risalto anche come queste forme reali siano però molto riconducibili a forme essenziali e geometriche, particolare questo che, a mio parere, lega in modo indissolubile Georges de La Tour all’Italia: la luce è di Caravaggio e le forme son di Piero della Francesca, i particolari son quasi fiamminghi ma le atmosfere, il silenzio e la calma di queste scene…sono davvero una caratteristica tutta sua!

La moglie che deride è in realtà maestosa ed elegante, quasi un menhir con quel vestito rigidissimo che occupa metà della composizione ed è in netta contrapposizione con la figura del marito, Giobbe, seduto più in basso su di uno sgabello, seminudo e malamente  ricoperto da un tessuto liso, ai suoi piedi una ciotola sbeccata . Lui è anziano e la candela che ne mette in evidenza la carne flaccida è davvero impietosa…paragonato quasi ad un cane per colpa di quella ciotola… eppure con l’espressione serena e dignitosa di chi ha fede in Dio.

Il soggetto dell’educazione della Vergine è stato usato più volte dall’artista che ne farà più versioni in varie misure.  Lo spazio  in cui è ambientata la scena è domestico e dignitoso anche se  povero, Maria bambina tiene in mano la candela, unica fonte di luce, mentre si avvicina alla madre per apprendere chissà quali attività femminili… e anche qui tornano le tre caratteristiche della luce e delle atmosfere di Georges de La Tour: luce calda e tremolante, silenzio e calma.

La mostra si chiude con un ambiente dedicato ad un unico quadro:

San Sebastiano curato da Irene, qui la martire cristiana cura l’altro martire condannato a morte per la sua fede e ovviamente lo cura a lume di una lanterna. I santi qui però sono persone normali, anche abbastanza sensuali con il  santo nudo in primo piano, abbandonato alle cure sicure di Irene che, concentrata, è intenta a levare addirittura una freccia! L’opera è esposta da sola perché molto probabilmente sola è stata davvero appesa nella camera privata del Re Luigi XIII. Già nel settecento circolava la notizia che La Tour avesse regalato al sovrano un dipinto con questo soggetto, opera talmente apprezzata da aver fatto decidere al re di appenderlo nella sua camera da letto levando tutti gli altri quadri esposti  fino a quel momento. Ed ecco forse perché il pittore scelse di dipingerlo altre dieci volte (e anche qui il rimando ai doppi caravaggeschi è proprio diretto!): tutti volevano avere, in casa propria, l’opera con cui Georges de La Tour, figlio di un fornaio della Lorena e nobilitato per matrimonio, era addirittura stato accettato a corte, a Parigi!

Georges de La Tour, San Sebastiano curato da Irene, 1640

In mostra poi troviamo anche altre opere di artisti contemporanei di de La Tour e accomunati al suo lavoro per scelta dei soggetti e per i richiami caravaggeschi

Georges de La Tour. L’Europa della luce, Palazzo Reale Milano dal 07.02.2020 al 07.06.2020

Info e prenotazioni

Infoline mostra T 0292897755

L’ultimo Caravaggio, eredi e nuovi maestri

L’ultimo Caravaggio, eredi e nuovi maestri

La mostra alle Gallerie d’Italia “L’ultimo Caravaggio, eredi e nuovi maestri” ci fa capire gli sviluppi della pittura in Italia nel 1600.

Caravaggio è stato determinante per tutti gli artisti che lo hanno conosciuto. Un artista simile destabilizza ancora oggi…figuriamoci i suoi contemporanei!

La mostra si snoda geograficamente tra tre importanti città: Milano, Genova e Napoli.

Esposte troviamo moltissime opere (di artisti italiani e europei) commissionate originariamente o solo collezionate dai grandi appassionati d’arte di Liguria e Lombardia.

All’inizio del 1600 Genova e Milano sono entrambe importanti ma con due tipicità molto differenti tra loro soprattutto se pensiamo ai loro rapporti con la Spagna: Genova è una città ricca, sfarzosa, una Repubblica che intrattiene stretti rapporti economici con la Spagna mentre Milano ne subisce la dominazione.

In questo periodo quindi dobbiamo necessariamente immaginare un intenso movimento di artisti e committenze tra queste grandi città. Gli esponenti della ricca aristocrazia genovese come i Doria, gli Spinola, i Marino  prediligono artisti milanesi per le loro collezioni d’arte, artisti genovesi vengono a Milano per studiare la pittura lombarda e artisti lombardi si recano a Genova per lavorare a commissioni in chiese e palazzi privati.

Ma il patriziato genovese ha molti rapporti anche  con Napoli città vivace e popolosa capitale del vicereame spagnolo anche perché Madrid ha assegnato feudi e proprietà in cambio di prestiti ricevuti dalle grandi famiglie dei banchieri genovesi. Genova e Napoli poi intrattengono da sempre relazioni commerciali grazie agli scambi marittimi.

Solo intorno al 1630 la peste metterà un freno a tutto questi movimento artistico che crea automaticamente una sorta di sperimentazione e di contaminazioni artistiche tra queste tre regioni regioni.

Vi propongo tre percorsi, tre chiavi di lettura di questa mostra (complessa e non di immediata fruizione). Un filo, anzi tre fili che legano  tra loro opere affiancate già in mostra o comunque paragonabili tra loro e confrontabili in maniera diretta per stile, soggetti e contaminazioni.

I richiami a Caravaggio spesso sono diretti, a volte sono quasi un voler imitare con reverenza, altre volte invece lo stesso soggetto viene realizzato tenendo ben presente la lezione caravaggesca…ma facendo l’esatto opposto in netta contraddizione.

 

1- Tre opere con lo stesso soggetto, realizzate negli stessi anni, tre artisti  e tre rese finali molto differenti!

 

Martirio di Sant’Orsola, Caravaggio, 1610
La Sant’Orsola di Caravaggio

è già quasi morta, un fantasma  che viene trafitto a morte e a sorpresa da una freccia che la colpisce perché non ha ceduto ad Attila. Le ombre sono ovunque, specchio dell’andamento tragico della vita del pittore.  Attila viene raffigurato sulla sinistra, in abiti secenteschi, il volto quasi già pentito dal gesto appena compiuto. La santa invece non mostra dolore ma rassegnazione al proprio destino. Caravaggio si autoritrae nell’uomo che regge la santa e ha il volto con la bocca socchiusa per lo stupore e il dolore quasi fosse stato trafitto dalla stessa freccia. L’opera viene inviata da Napoli a Genova (in mostra è esposta la lettera, del 1610, che la accompagna) al committente Marco Antonio Doria.

 

Martirio di Sant’Orsola, Bernardo Strozzi, 1615-1618
La Sant’Orsola di Bernardo Strozzi

ci fa chiaramente capire quanto l’opera di Caravaggio avesse colpito anche questo artista che infatti ne fa una versione piuttosto simile per la posizione dei personaggi ma ottenendo risultati finali molto differenti. Qui la Santa viene colpita al petto con la freccia ma il suo colorito è roseo, lo sguardo mostra la tipica espressione estatica del martirio barocco più che reale dolore. I colori sono accesi, l’ombra meno incombente, la scena nel suo insieme è meno tetra e drammatica di quella caravaggesca.

 

 

Martirio di Sant’Orsola, Procaccini, 1615/161
La Sant’Orsola di Giulio Procaccini,

pittore bolognese  molto attivo a Milano, richiama l’opera di Strozzi più che l’originale di Caravaggio (per colori ed espressioni)  ma il risultato è opposto alla naturalità tragica e drammatica caravaggesca. La scena è quasi un balletto elegante, ritmi contrapposti bilanciati, i due personaggi principali sono  inquadrati da vicino. Il grande arco taglia quasi in due la scena  e il gesto che scocca la freccia è talmente esasperato da aver portato la mano destra di Attila addirittura fuori dall’inquadratura dell’opera!

 

 

 

 

 

2- Tre opere di importanti autori stranieri che sono venuti in Italia in questi anni (tra il 1620 e il 1640) e sono rimasti affascinati ed influenzati dalla pittura di Caravaggio e che a loro volta hanno lasciato il segno in tutta la pittura italiana del secolo

 

Simon Vouet Davide e Golia, 1620-1622
Simon Vouet, Davide con la testa di Golia, 1621.

 

Il pittore francese dipinge quest’opera mentre è a Genova per il committente Giovan Carlo Doria. La scena è tranquilla, quasi serena. La scelta del soggetto immortalato non nel momento cruento della lotta ma appena dopo, a vittoria conquistata, dipende forse dai gusti stessi del committente. Viene rappresentato il momento del riposo dopo lo scontro. Davide tiene in mano la testa, enorme, del gigante Golia, morto. La figura emerge dal buio grazie alla luce divina che lo illumina dall’esterno…è la luce di Caravaggio, è il nero del pittore lombardo che viene qui citato anche nell’inquadratura che ricorda molto altre opere caravaggesche come ad esempio due famosi “doppi caravaggeschi” proprio con lo stesso soggetto: uno del 1606 e uno del 1609

 

 

Rubens, Ritratto di Giovan Carlo Doria, 1606, Palazzo Spinola, Genova
Peter Paul Rubens, Ritratto di Giovan Carlo Doria, 1606, Palazzo Spinola, Genova
Peter Paul Rubens, Giovan Carlo Doria a cavallo, 1606.

Finalmente possiamo conoscere il volto di uno dei maggiori committenti e collezionisti di questo periodo! Questo illustre personaggio è qui ritratto a cavallo, un animale immenso, da battaglia, possente. Rubens è uno dei maggiori pittori fiamminghi di sempre e tra il 1600 e il 1608 soggiorna tra Venezia, Mantova, Roma e Genova.  Il cavaliere è sereno e imponente tanto quanto il cavallo è focoso e sembra quasi sbucare dal dipinto correndo dritto addosso allo spettatore (e scavalcando il cagnetto che abbaia sotto alle sue zampe!). In quest’opera l’artista nasconde parecchi elementi simbolici che fanno diretto riferimento alle virtù del Doria, come l’aquila (emblema della famiglia ma anche simbolo di coraggio e lealtà), la croce, simbolo dell’Ordine di San Giacomo di Compostela (conferito ai fedelissimi degli Asburgo di Spagna) e il cane, simbolo di assoluta fedeltà. Dianamismo e naturalezza ma anche questo senso tutto barocco per la pittura scenografica sono alla base di tutta l’arte di questo periodo! Piccola curiosità: questo dipinto venne acquistato da Hitler durante un’asta del 1940 a Napoli proprio su suggerimento di Mussolini e venne in seguito restituito alla fine della guerra.

 

 

Matthias Stom, Saul fa evocare Samuele dalla pitonessa di Endor, 1639-1641
Matthias Stom, Saul fa evocare Samuele dalla pitonessa di Endor, 1639-1641.

Le opere dell’olandese Stom appena arrivano a Genova (da Napoli dove le ha realizzate) fanno immediatamente scalpore addirittura più di quanto fosse riuscito a fare lo stesso Caravaggio. Sono scene realizzate al lume artificiale con  forti effetti di chiaroscuro dato proprio dalla scelta di rappresentare spesso scene notturne illuminate “dall’interno” cioè da una luce realmente presente nell’inquadratura. In questa scena re Saul chiede ad una maga  di evocare lo spirito di Samuele per avere qualche previsione circa l’esito della guerra contro i Filistei.

 

 

3. Una sola immensa opera con un soggetto molto conosciuto: L’ultima cena

ultima cena, Procaccini, 1618
Ultima cena, Giulio Cesare Procaccini, 1618.

Esposta dopo tre anni di restauro è un’opera immensa: 38 mq!  Originariamente dipinta per il refettorio del convento della Santissima Annunziata del Vastato a Genova è stata poi spostata nella chiesa. Il riferimento immediato è ovviamente all’ultima cena di Leonardo, viene infatti rappresentato lo stesso momento, quello in cui viene rivelato agli apostoli che uno di loro tradirà Gesù e quindi le emozioni e i sentimenti vengono rappresentati qui così come fece in maniera assolutamente innovativa Leonardo nel Cenacolo. Gesù è quasi sereno tanto quanto gli altri personaggi sono scomposti. Le figure sono leggermente più grandi del vero (e anche del tavolo che stanno utilizzando) proprio per rendere l’immagine più scenografica seguendo il gusto barocco. Verso la fine del 1600 i frati concessero il trasferimento dell’opera nella chiesa così da preservarne anche la conservazione decisamente a rischio nel refettorio a causa dei fumi della cucina. Il trasferimento però richiedeva misure differenti: lo spazio a lei dedicato era più grande, dentro una cornice in stucco dorata. L’opera viene così ampliata su tutto il perimetro e nella parte superiore viene aggiunta proprio una parte di soffitto con lampadario anche per rendere più realistica la scena perché a quel punto la posizione risulta ben più in alto che nel refettorio. In mostra troviamo anche il bozzetto preparatorio (che di bozzetto ha ben poco…è praticamente la stessa scena perfettamente dipinta in piccolo formato!), sia nel bozzetto che nell’originale i colori sono molto accesi e brillanti ed è per questo che vengono paragonati alla grande pittura rinascimentale veneta. Ho trovato particolarmente interessante la parte dedicata al restauro, in mostra c’è una sezione con filmato che ci spiega non solo l’allestimento nelle Gallerie di Italia ma proprio tutta la parte di ripulitura e restauro delle parti  rovinate nel corso dei secoli. La tecnica  utilizzata è quella che prevede una serie di piccoli tratteggi con colori ad acqua (eventualmente removibili senza creare danno all’opera) a copertura delle parti mancanti. Piccola curiosità: a causa delle dimensioni notevoli l’opera per essere maneggiata (spostata, restaurata ecc) è stata arrotolata attorno ad un enorme cilindro e via via srotolata con l’aiuto di parecchie braccia!

 

Il biglietto di ingresso all’esposizione “Dentro Caravaggio” di Palazzo Reale dà diritto all’ingresso ridotto a 5 euro alla mostra “L’ultimo Caravaggio. Eredi e nuovi maestri”.

Orari
Da martedì a domenica dalle 9:30 alle 19:30 (ultimo ingresso alle 18:30)
Giovedì dalle 9:30 alle 22:30 (ultimo ingresso alle 21:30)
Chiuso il lunedì e il 25 dicembre.

Aperture straordinarie:
– Mostra e collezioni permanenti: 26 dicembre 2017, 6 gennaio 2018, 2 aprile 2018.
– Solo mostra: 24 e 31 dicembre 2017 fino alle 18.00 (ultimo ingresso alle 17), 1 gennaio 2018 14.30 – 19.30 (ultimo ingresso alle 18:30).

Mostra DENTRO CARAVAGGIO Palazzo Reale Milano 2017

Mostra DENTRO CARAVAGGIO a Palazzo Reale, Milano.

La mostra è davvero particolare. Va infatti vista “fronte/retro” perché ogni opera ha un lato nascosto da sbirciare.

Il retro dei pannelli, allestiti con schermi, mostrano le varie indagini diagnostiche.

Scopriremo così ripensamenti, prove di progettazione e misure prese direttamente incidendo il fondo bruno sul quale poi l’artista dipingerà “a risparmio” lasciando cioè a vista il fondo!

Cosa aggiunge tutto questo studio tecnologico alla meraviglia che ci offre Caravaggio? Personalmente non ho le idee chiare a riguardo, mi riservo di meditarci ancora un po’…

Intanto godetevi la mostra che merita davvero (informazioni di servizio in fondo alla pagina).

PRESENTAZIONE E BIOGRAFIA DI CARAVAGGIO

Piccola audioguida che segue il percorso della mostra

Giuditta e Oloferne, olio su tela, 145x195cm, 1602. In prestito dalla Galleria Barberini, Roma
Giuditta e Oloferne, olio su tela, 145x195cm, 1602. In prestito dalla Galleria Barberini, Roma

 

 

 

 

 

 

 

 

Maddalena penitente, olio su tela, 122,5x98,5cm, 1595 circa. In prestito dalla Galleria Doria Pamphilj di Roma
Maddalena penitente, olio su tela, 122,5×98,5cm, 1595 circa. In prestito dalla Galleria Doria Pamphilj di Roma

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Riposo durante la fuga in Egitto, olio su tela, 135,5x166,5 cm, 1595 circa. In prestito dalla Galleria Doria Pamphilj, Roma
Riposo durante la fuga in Egitto, olio su tela, 135,5×166,5 cm, 1595 circa. In prestito dalla Galleria Doria Pamphilj, Roma

 

 

 

 

 

 

 

 

Buona Ventura, olio su tela, 115x150 cm, 1593. In prestito dalla Pinacoteca Capitolina di Roma
Buona Ventura, olio su tela, 115×150 cm, 1593. In prestito dalla Pinacoteca Capitolina di Roma

 

 

 

 

 

 

 

 

Ragazzo morso da un ramarro, olio su tela 65,8 x 52,3. 1595 circa, in prestito dalla Fondazione Longhi di Firenze
Ragazzo morso da un ramarro, olio su tela 65,8 x 52,3. 1595 circa, in prestito dalla Fondazione Longhi di Firenze

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

San Francesco in estasi, olio su tela 128,4x92,5 cm, 1595. In prestito dal museo Wadsworth Atheneum ad Hartford (Connecticut)
San Francesco in estasi, olio su tela 128,4×92,5 cm, 1595. In prestito dal museo Wadsworth Atheneum ad Hartford (Connecticut)

 

 

 

 

 

 

 

 

Marta e Maria Maddalena, olio su tela, 100x134,5cm, 1598. in prestito dal Museo Institute of Arts, Detroit
Marta e Maria Maddalena, olio su tela, 100×134,5cm, 1598. in prestito dal Museo Institute of Arts, Detroit

 

 

 

 

 

 

 

Sacrificio di Isacco, olio su tela, 104x135 cm, 1603. In prestito dalla Galleria degli Uffizi di Firenze
Sacrificio di Isacco, olio su tela, 104×135 cm, 1603. In prestito dalla Galleria degli Uffizi di Firenze

 

 

 

 

 

 

 

 

Sacra Famiglia con San Giovannino, olio su tela 116x94 cm, 1605 circa. In prestito dal Metropolitan Museum di New York
Sacra Famiglia con San Giovannino, olio su tela 116×94 cm, 1605 circa. In prestito dal Metropolitan Museum di New York

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

San Giovanni Battista, olio su tela, 173x133 cm, 1604. In prestito dal Museo Nelson-Atkins, Kansas City
San Giovanni Battista, olio su tela, 173×133 cm, 1604. In prestito dal Museo Nelson-Atkins, Kansas City

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

San Giovanni Battista, olio su tela, 94x131cm, 1604 circa. In prestito dalla Galleria Corsini di Roma
San Giovanni Battista, olio su tela, 94x131cm, 1604 circa. In prestito dalla Galleria Corsini di Roma

 

 

 

 

 

 

 

 

San Girolamo in meditazione, olio su tela, 118x81cm, 1605 circa. In prestito dal Monastero de Santa Maria, Montserrat
San Girolamo in meditazione, olio su tela, 118x81cm, 1605 circa. In prestito dal Monastero de Santa Maria, Montserrat

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Incoronazione di spine, olio su tela, 125x178cm, 1602/1603. In prestito dalla Collezione della Banca Popolare di Vicenza
Incoronazione di spine, olio su tela, 125x178cm, 1602/1603. In prestito dalla Collezione della Banca Popolare di Vicenza

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

San Francesco in meditazione, olio su tela 130x90cm, 1605/1606. In prestito dal Museo Civico Ala Ponzone, Cremona
San Francesco in meditazione, olio su tela 130x90cm, 1605/1606. In prestito dal Museo Civico Ala Ponzone, Cremona

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Madonna dei Pellegrini, olio su tela, 260x150cm, 1604/1606. Basilica di Sant’Agostino, Roma
Madonna dei Pellegrini, olio su tela, 260x150cm, 1604/1606. Basilica di Sant’Agostino, Roma

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

San Francesco in meditazione, olio su tela, 128x97cm, 1606 circa. In prestito dalla Galleria nazionale d’arte antica di palazzo Corsini, Roma
San Francesco in meditazione, olio su tela, 128x97cm, 1606 circa. In prestito dalla Galleria nazionale d’arte antica di palazzo Corsini, Roma

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Flagellazione di Cristo, dipinto a olio su tela (286x213 cm) realizzato tra il 1607 ed il 1608. In prestito dal Museo Nazionale di Capodimonte, Napoli.
Flagellazione di Cristo, dipinto a olio su tela (286×213 cm) realizzato tra il 1607 ed il 1608. In prestito dal Museo Nazionale di Capodimonte, Napoli.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ritratto di Cavaliere di Malta, olio si tela, 118,5x95cm, 1608 circa. In prestito dalla Galleria Palatina di Firenze
Ritratto di Cavaliere di Malta, olio si tela, 118,5x95cm, 1608 circa. In prestito dalla Galleria Palatina di Firenze

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Salomè con la testa del Battista, olio su tela, 91x106cm. In prestito dalla National Gallery di Londra
Salomè con la testa del Battista, olio su tela, 91x106cm. In prestito dalla National Gallery di Londra

 

 

 

 

 

 

 

 

Martirio di Sant'Orsola, olio su tela, 140,5 × 170,5 cm, 1610. In prestito da Palazzo Zevallos, Napoli.
Martirio di Sant’Orsola, olio su tela, 140,5 × 170,5 cm, 1610. In prestito da Palazzo Zevallos, Napoli.

 

 

 

 

 

 

 

 

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INFORMAZIONI DI SERVIZIO:

LUOGO: Palazzo reale, Piano Nobile,  Milano, piazza Duomo

DURATA: 29 settembre- 28 gennaio 2018

ORARI:

  • Lunedì: 14.30 – 22.30
  • Martedì, Mercoledì e Domenica: 09.30 – 20.00
  • Giovedì, Venerdì e Sabato: 09.30 – 22.30

CONSIGLI: se possibile prenotate prima a questo numero: +39 02 92800375    Ci son stata una domenica mattina all’orario di apertura e ho fatto una discreta coda per entrare.

Il biglietto di ingresso della mostra Dentro Caravaggio darà diritto dal 30 novembre all’8 aprile 2018 all’ingresso ridotto a 5 euro alla mostra L’ultimo Caravaggio. Eredi e nuovi maestri presso le Gallerie d’Italia – Piazza Scala 

L’opera “Martirio di Sant’Orsola”  (proprietà Intesa Sanpaolo) verrà ritirata dalla mostra il 27 novembre, mentre l’opera “Giuditta che taglia la testa a Oloferne” (proprietà delle Gallerie Nazionali Barberini e Corsini) verrà ritirata il 10 dicembre.