Canova e Thorvaldsen la nascita della scultura moderna

Canova e Thorvaldsen la nascita della scultura moderna

Canova e Thorvaldsen colleghi e rivali, insieme, a Roma, danno vita all’arte moderna partendo però dall’arte antica!

Esponenti del neoclassicismo partono proprio da lì, dall’arte greca…rivisitandola a loro modo. Due artisti contemporanei, molto simili, uno italiano l’altro danese, spesso addirittura con la stessa committenza e gli stessi soggetti…che però riescono a proporre opere molto personali che in mostra, spesso accostate, son proprio direttamente confrontabili.

Son stati fin da subito due famosissimi e celebrati esponenti del neoclassicismo sia da vivi che alla loro morte.

Il confronto diretto lo abbiamo in mostra ma c’era già stato, dal vivo, a Roma dove Canova si era trasferito da Venezia nel 1781 e dove il danese, più giovane, è arrivato nel 1797, da Copenaghen. Per venti anni saranno loro a dettare legge in campo artistico sfidandosi direttamente anche realizzando gli stessi soggetti…ovviamente qui in mostra ne vediamo parecchi!

Scopriamo così che entrambi hanno molto, moltissimo lavoro. Tanto che si organizzano con due studi (immensi) e con uno stuolo di aiutanti…e qui troviamo la prima differenza: Canova aveva lavoranti, non artisti. Sgrezzatori di marmo, quasi uomini di fatica mentre Thorvaldsen ha dato lavoro a numerosissimi giovani artisti che lo aiutavano, certo, nella realizzazione delle sue opere ma che intanto imparavano sul campo le nuove tecniche artistiche e ottenevano in cambio la possibilità di realizzare anche opere proprie ed originali.

In mostra vediamo molte opere di artisti contemporanei ai nostri due protagonisti. Ed ecco quindi che dalla rappresentazione dello studio del Canova, a Roma, possiamo anche capire meglio il procedimento ideato dall’artista veneziano (che per precisione e metodo oserei definire quasi…svizzero) ma possiamo anche vedere dove lavorava Thorvaldsen!

Il metodo di Canova

possiamo riassumerlo in 9 punti:

1- l’idea veniva fissata su carta e poi

2- realizzata in creta, in scala, un modellino piccino, per vederne l’effetto tridimensionale

3- dopodiché veniva realizzata in gesso, più rifinito

4/5- a questo punto veniva realizzata una copia a grandezza naturale, in creta che poi veniva ricoperta di gesso e andava distrutta per la realizzazione della forma, nuovamente  in gesso, in negativo

6- la forma in gesso serviva a realizzare un’altra copia in gesso a grandezza naturale con tanto di struttura interna metalizzata a supporto

7- venivano messi dei chiodini, i repères, così da avere dei punti fissi di misurazione utili agli aiutanti per la sgrezzatura del blocco in marmo

8- il modello in gesso e il blocco in marmo venivano accostati e tramite fili a piombo, misurando perfettamente sporgenze e distanze, si poteva creare l’opera d’arte finale (con questo sistema da un solo modello in gesso potevano essere realizzate infinite copie in marmo!)

9- nell’ultima fase, Canova, chiuso in una camera cui pochissimi avevano accesso, può finalmente dare il tocco finale e  rifinire, luicidare, lisciare il marmo fino a renderlo quasi vera carne!

Le opere di Canova infatti si caratterizzano proprio per una grazia, un’eleganza e questa ricerca quasi ossessiva della bellezza ideale e della perfezione . Il marmo sembra leggerissimo nei panneggi e alcuni particolari, tanto son minimamente curati, fanno quasi impressione. Thorvaldsen invece si distingue per la scelta di lasciare al marmo la dignità del suo essere pietra. Quasi con orgoglio infatti, le opere del danese, oltre che per i volti, che trovo francamente molto più nordici di quelli canoviani, sono opere ruvide, è marmo e si vede e non vuole fingere d’essere la pelle liscissima tanto ricercata invece dallo scultore veneto.

I ritratti

C’è quasi un gioco di ritratti. I maggiori artisti dell’epoca ritraevano…i maggiori artisti dell’epoca. E’ quasi un gioco di specchi quindi…Canova si autoritrae e lo fa anche Thorvaldsen, ma loro stessi vengono ritratti  da Appiani, Bossi, da Camuccini e da Vernet (mentre Thorvaldsen sta realizzando il ritratto, in scultura, proprio di Vernet stesso!)

Ma in mostra troviamo anche i ritratti dei maggiori personaggi dell’epoca, Napoleone compreso!

Divinità, Psiche, amorini e pastorelli

Canova e Thorvaldsen erano delle vere e proprie macchine da guerra per quanto riguarda una produzione quasi in serie. E se un soggetto si vendeva bene…veniva riproposto, esattamente uguale o con poche modifiche, seguendo quindi le richieste del committente. Ma la stessa scelta valevava anche per altri artisti a loro contemporanei e quindi ecco una selezione di opere che possiamo vedere in mostra!

Gallerie d’Italia
Piazza della Scala 6
Milano

Dal 25 ottobre 2019 al 15 marzo 2020.

Da martedì a domenica dalle 9:30 alle 19:30.
Giovedì dalle 9:30 alle 22:30.
Chiuso il lunedì.
Ricordate che:
-i docenti entrano gratis portando documento timbrato dalla scuola.
-con lo stesso biglietto si può acquistare a prezzo scontato il biglietto per la mostra di Canova alla Gam, a Palestro, a Milano.
-ingresso gratuito sotto ai 18 anni

 

Romanticismo alle Gallerie d’Italia

Romanticismo alle Gallerie d’Italia

Alle Gallerie d’Italia in Piazza della Scala a Milano (e in parte al Museo Poldi Pezzoli) è attualmente in corso una gran bella mostra: IL ROMANTICISMO !

In questo articoletto vi riassumerò quello che potrete vedere alle Gallerie (prima o poi riuscirò a trascinar ehm convincere mio marito ad accompagnarmi anche all’altro pezzo di mostra nell’altro museo poco distante da Piazza della Scala).

Innanzitutto ricordiamolo subito: il Romanticismo nulla o quasi ha a che vedere con il concetto moderno e la visione che ne abbiamo oggi…Insomma scordatevi i fiorellini, le farfalline pitupitumpa e sdolcinatezze simili.

Il Romanticismo, cari miei, è una roba seria: da veri uomini…anzi…da veri Eroi! Anche perché il  1800 è un secolo ricco di azione che nel nostro paese porterà alla realizzazione dell’Unità d’Italia!

ma ora…seguitemi…stanza per stanza…

UNA FINESTRA SULL’INFINITO

Il rapporto tra uomo e natura…vista anche dalla finestra! Ricordiamoci che siamo ancora lontani da quella che sarà la pittura en plein air degli impressionisti, gli artisti che per primi si misero, fisicamente, a dipingere all’aperto. In questo periodo l’artista osserva per bene la natura, certo, ma poi torna in studio e realizza il dipinto finale. In qualche caso i pittori romantici mostranodoci lo studio dove lavorano…ci hanno anche mostrato loro stessi al lavoro!

CIME TEMPESTOSE. L’EMOZIONE DEL SUBLIME

La natura romantica è incontaminata e selvaggia, dominata dagli elementi come vento, tuoni e fulmini. Il cielo, illuminato in modo spesso anche inquietante,  fa da contorno a rovine medievali che nel loro lento consumarsi ci ricordano proprio il passare del tempo e la caducità della vita.

G. Battista de Gubernatis, Paesaggio nella bufera con castello, 1803

LE ALPI, CATTEDRALI DELLA TERRA

I paesaggisti piemontesi sono tra i primi a voler sottolineare la bellezza sublime delle loro montagne: le Alpi. Il primo ad attraversarle fu proprio Napoleone con al seguito un artista che fece un po’ da “fotoreporter” dell’impresa: Bagetti. Qui arte e natura fanno a gara tra chi è più potentemente vicino a Dio.

G. Bagetti, Salita al Moncenisio, 1809

LA NATURA COME SPETTACOLO E COME STATO D’ANIMO

Ancora natura, cascate spettacolari e natura più tranquilla in campagna. Natura selvaggia e incontenibile ma anche natura lavorata dall’uomo come nei paesaggi sereni della Franciacorta.

LO STUPORE DELLA NOTTE

La notte è misteriosa e la natura, di notte, a volte è anche inquietante. La luna che risalta tra le nubi a volte è semplicemente maestosa e serena ma altre volte illumina scene magiche come un sabba infernale…

IL PAESAGGIO. DALL’INVENZIONE ALLA REALTA’

In questa sezione conosciamo Massimo d’Azeglio, aristocratico torinese che porta al successo un genere pittorico nuovo per l’epoca: ambienti reali che però fanno da scenografia a scene storiche più o meno recenti e  a racconti mitologici.

LA VEDUTA. TRA IMMAGINI URBANE E ARCHITETTURE

L’Accademia di Brera è ormai diventata una garanzia di preparazione e successo e molti pittori ottocenteschi studiano proprio qui, a Milano. Specializzandosi in scenografia (per realizzare poi gli sfondi teatrali), creano in pratica un nuovo genere di pittura: la pittura urbana, che ci mostra monumenti antichi e moderni (meglio ancora se gotici) ma anche la vita quotidiana delle città più importanti dell’epoca…ovviamente anche di Milano!

Approfondimento:

Angelo Inganni, bresciano, diventa il maggior interprete della pittura urbana romantica. Diventa famoso esponendo proprio a Brera. Le vedute di piazza Duomo hanno immediato successo di pubblico e di critica. Utilizza il taglio fotografico, in queste due opere il Duomo si vede ma fa da sfondo, il pittore è quasi più interessato alla vita cittadina e quotidiana dove, con minuziosa attenzione, rappresenta volantini appesi, servizi offerti ai passanti e  piccole curiosità dell’epoca che ci permette di osservare assieme ai milanesi ritratti mentre passeggiano per il centro cittadino.

LUCI MEDITERRANEE. LA SCUOLA DI POSILIPPO

Il Grand Tour passava dall’Italia e soprattutto da Napoli! Le vedute che ci mostrano la bellezza di Sorrento, Napoli e  Amalfi sono realizzate da artisti italiani e stranieri che, insieme,  danno vita alla Scuola di Posillipo.

IMPRESSIONI DI ACQUA E DI LUCE. I NAVIGLI, VENEZIA E LA SENNA

Dopo Canaletto troviamo loro: i pittori romantici che decidono di raccontare le città attraverso i loro corsi d’acqua…quella stessa acqua che vista prima sottoforma di cascate aveva una forza selvaggia mentre qui, ben regolata dai ritmi cittadini, va a delineare forma e ritmi di vita legati all’acqua.

ALESSANDRO MANZONI. I PROMESSI SPOSI

Manzoni con il suo romanzo diventa famosissimo tra i suoi contemporanei ma rimane piuttosto defilato non amando farsi ritrarre se non in pochissime occasioni, come ad esempio dal suo amico Molteni, dal genero Massimo d’Azeglio e da Hayez che con questo ritratto ci mostrerà per la prima volta l’uomo più che il romanziere famoso. In questa sezione troviamo anche molti ritratti immaginari dei personaggi del romanzo più famoso dell’epoca: I Promessi Sposi.

Approfondimento:

Alessandro Manzoni seppur molto schivo, si era lasciato convincere da suo genero, Massimo D’Azeglio, a farsi ritrarre  dividendo il lavoro con Giuseppe Molteni. Il genero avrebbe pensato al paesaggio sullo sfondo.  Molteni che realizza il ritratto vero e proprio,fa una scelta classica: il soggetto principale è in posa ispirata, in mano ha la sua opera e sullo sfondo si intravede il paesaggio di Lecco che rimanda agli ambienti dei Promessi Sposi. Lo scrittore si rifiutò di esporre in pubblico quest’opera che quindi ebbe molta poca fortuna. Il ritratto di Hayez, voluto dalla  seconda moglie di Manzoni, la contessa Teresa Borri Stampa e da suo figlio Stefano, ebbe invece un incredibile successo e venne spesso mostrato dallo stesso scrittore con molto orgoglio. In 15 sedute il pittore realizza un ritratto molto diverso dal precedente e decisamente più “moderno”. Ci mostra infatti l’uomo più che il letterato, lo sfondo non esiste, probabilmente è il suo studio ma non c’è nulla di riconducibile al suo lavoro. La posa è rilassata, le gambe accavallate e in mano ha addirittura una tabacchiera, strumento questo che abitualmente veniva utilizzato in privato.

Nell’immaginario ritratto della Monaca di Monza l’artista riporta su tela proprio la descrizione che ne fa il Manzoni nel romanzo dei Promessi Sposi: “Il suo aspetto, che poteva dimnostrare 25 anni, faceva a prima vista un’impressione di bellezza, ma d’una bellezza sbattuta, sfiorita, e, direi quasi, scomposta” ed ecco quindi che sulla destra di questa figura, non certo impeccabile (guardate che ricciolo sbuca dal velo!), vediamo una bellissima natura morta proprio…con un fiore, una volta bello e fresco… e ora appassito con i petali che cadono verso terra.

IL RISCATTO DEI MISERABILI

I protagonisti delle opere sono quelli storici ma anche figure più quotidiane. I poveri, i derelitti, gli emarginati sono i nuovi eroi, quelli che lottano nonostante tutto e riescono  a sopravvivere, con estrema dignità, anche nelle pessime condizioni in cui si trovano, sia economiche che fisiche. Un pittore milanese di umili origini, Giuseppe Molteni, sarà proprio colui che renderà famose  e molto care ai collezionisti di tutta Europa, queste immagini di bambini sfruttati ed impegnati in lavori pesantissimi (che ricordano un po’ i poverelli del Pitocchetto del secolo precedente).

 

IL RITRATTO. SPECCHIO DELL’ANIMA

E pensare  che il ritratto, nell’Accademia dell’epoca, era considerato un genere minore… In questa sezione invece vediamo come venne affrontato e portato al succeso dai pittori più famosi dell’epoca. Nei ritratti la somiglianza conta poco (per quella tra poco ci sarà per tutti la fotografia!). Più importante invece per il pittore è riuscire a mostrarci non tanto il volto del soggetto quanto la sua anima, il suo carattere, l’ambiente dove vive e gli oggetti che utilizza più frequentemente e che di fatto lo caratterizzano.

LA SCHIAVA DI MOLTENI E LA MEDITAZIONE DI HAYEZ

Due pittori che rappresentano già solo loro il romanticismo italiano: Hayez e Molteni, ecco come rappresentano gli ideali e la sofferenza e i tormenti di questo secolo, ecco come decidono di raffigurare la voglia di Libertà ma anche il dolore che comporterà sacrificarsi per ottenerla.

Approfondimento:

Queste due donne rappresentano le allegorie degli ideali e dei tormenti di un popolo che cercava la libertà. Libertà che alla Schiava dell’Harem viene negata e che quindi rimane immobilizzata dal dolore, mentre nel dipinto di Hayez, la Meditazione,  l’Italia, è una giovane donna seminuda (il seno ricorda che la patria è come la madre che allatta i suoi figli), ma qui è disfatta, è la “patria bella e perduta” che per la libertà è pronta a soffrire e morire. L’opera ha infatti un significato politico ben definito:sulla croce che tiene in mano si leggono le date delle 5 giornate di Milano, in rosso sangue, quello versato dai martiri. Sul libro che tiene in mano si legge bene il titolo: “Storia d’Italia”.

IL NUDO. L’ANIMA E LA CARNE

Il romanticismo è passione.  Passione carnale ma anche eroica, è nudo sensuale ma anche nudo virile dell’eroe che combatte ed è pronto a morire per i suoi ideali. Ed ecco quindi questa serie di sculture di nudi, bianchissimi, liscissimi, quasi di  di zucchero, che rendono eleganti  nudità ma anche teschi, serpenti e pipistrelli!

PITTURA SACRA. UNA SPIRITUALITA’ INTERIORE

La pittura sacra non viene certo dimenticata…anzi. Il sentimento religioso è molto forte, in fondo il sentimento del sublime avvicina a Dio… ed ecco quindi che la pittura sacra quasi si modernizza e ad esempio troviamo in mostra uno dei soggetti più in voga dell’epoca: l’Educazione della Vergine che rappresenta la missione pedagogica, il compito educativo delle famiglie, la Chiesa che entra in casa: anche nelle case del popolo.

G. Carnovali, Educazione della Vergine, 1826

LA FORZA DEL DESTINO. LA PITTURA STORICA

IL genere di pittura più nobile del romanticismo è proprio questa, ben più del paesaggio e del ritratto. Torna di nuovo il tema educativo e pedagogico, le vicende moderne (dell’epoca eh) vanno fatte conoscere e tramandate anche con chiaro intento politico. Hayez anche in questa sezione la fa da padrone come del resto fece tra i suoi contemporanei appassionati da un lato e critici dall’altro. il Romanticismo è proprio questo: far scaturire passioni…

Approfondimento:

Sebastiano de Albertis aveva preso parte alle 5 giornate di Milano e alle campagne militari della prima guerra di indipendenza come  volontario. Si dedicherà quindi  a rappresentare scene di battaglie del Risorgimento. Qui raffigura la morte di  Francesco Ferrucci a Gavinana che viene trafitto a morte da Fabrizio Maramaldo alle dipendenze degli spagnoli, nel 3 agosto 1530 durante l’assedio di Firenze da parte dell’esercito imperiale. E’ un omicidio contro le regole della cavalleria, l’eroe giace già mortalmente ferito. In questa occasione viene pronunciata la storica frase: “Maramaldo tu uccidi un uomo morto”. Il condottiero fiorentino diventa così il simbolo dell’orgoglio di tutta la nazione.

I critici dell’epoca apprezzarono moltissimo l’opera dell’Ultimo Bacio tra Giulietta e Romeo, sia per la passione romantica mostrata sia per la fedele ricostruzione degli ambienti e dei costumi che nello stile e nei colori venne paragonato addirittura alle scene di Tiziano. Lo stesso soggetto viene poi ripreso per il famosissimo “Bacio” realizzato poi in più versioni.

LA SVOLTA ROMANTICA IN SCULTURA

La parte centrale dello spazio espositivo è dedicato alla scultura, nudi femminili e maschili che si allontanano dalla bellezza idealizzata   e un po’ glaciale del Canova. Sono bellissimi e perfetti eh percarità, ma sono anche vivi, appassionati come Masaniello o sofferenti come Spartaco che si libera dalle catene. Ma sono anche figure serene e fiduciose come la Fiducia in Dio o leggiadre come la Psiche svenuta o la sua versione abbandonata (per la serie: le Winx non son mica le prima con le alucce da farfallina!).

Approfondimento:

Il giovane napoletano, Masaniello, aizza il popolo nella rivolta contro l’oppressione del vicereame  spagnolo del 1647, tema che ha un contatto diretto con l’attualità politica ottocentesca ovviamente. Lo Spartaco è palesemente ispirato a Michelangelo e ai suoi Prigioni.  E’ il gladiatore che si libera dalle catene così come il popolo si libera dall’oppressore.

La Fiducia in Dio rappresenta il nuovo ideale di bellezza ottocentesco. Commissionata, alla morte del marito, dalla Marchesa Rosa Trivulzio (madre di GianGiacomo Poldi Pezzoli, infatti l’opera è attualmente conservata presso l’omonimo museo e solo momentaneamente prestata alle Gallerie).  Rappresenta il dolore della vedova ma anche la sua fiducia nella volere di Dio.

 

Dove
Gallerie d’Italia
Piazza della Scala 6
Milano

Museo Poldi Pezzoli
Via Manzoni 12
Milano

Periodo
Dal 26 ottobre 2018 al 17 marzo 2019.

Orari
Gallerie d’Italia
Da martedì a domenica dalle 9:30 alle 19:30.
Giovedì dalle 9:30 alle 22:30.
Chiuso il lunedì.

Ultimo ingresso: un’ora prima della chiusura.

Museo Poldi Pezzoli
Da mercoledì a lunedì dalle 10:00 alle 18:00.
Giovedì dalle 10:00 alle 22:30.
Chiuso il martedì.

Ultimo ingresso: 30 minuti prima della chiusura.

Ingresso
Gallerie d’Italia
Biglietto congiunto mostra e collezioni permanenti:
– intero: 10,00 €
– ridotto: 7,00 €
– ridotto speciale: 5,00 €
Per le riduzioni e le gratuità ti invitiamo a leggere tutti i dettagli nella pagina Informazioni.
Audioguide disponibili a pagamento.

Museo Poldi Pezzoli
Biglietto congiunto mostra e collezioni permanenti:
– intero: 10,00 €
– ridotto senior: 7,00 €
– Milano card: 7,00 €
– ridotto giovani: 4,50 €