TOULOUSE-LAUTREC. ll mondo fuggevole

TOULOUSE-LAUTREC. ll mondo fuggevole

TOULOUSE-LAUTREC. ll mondo fuggevole

Mostra a Palazzo Reale a Milano dal 17.10.2017 al 18.2.2018

L’artista di famiglia di antica nobiltà, nato da due cugini di primo grado (causa  della  patologia genetica che lo affliggerà per la sua breve vita rendendolo deforme, dolorante, claudicante e con difetti di pronuncia), viene presentato in questa mostra in molti dei suoi aspetti. Se l’altezza fisica, ridottissima,  non corrispondeva all’altezza della nobiltà prevista  dal sangue blu… il suo amore per l’arte deriva però direttamente dalle tradizioni famigliari. I Conti di Toulouse-Lautrec erano da sempre militari e artisti. Studia quindi arte con il beneplacito dei genitori che tendono comunque a proteggerlo quanto più possibile dai problemi fisici che caratterizzano e limitano anche la sua vita sociale.

Quattordici stanze tematiche, 250 opere tra le quali 35 dipinti ad olio, serigrafie, acqueforti, manifesti pubblicitari.

SALA 1

Dedicata alle fotografie di famiglia, è come una presentazione classica ma allo stesso tempo privata. In mostra i malanni e i periodi passati a letto a dipingere, l’inizio dei suoi studi, le prime mostre, i manifesti pubblicitari e gli incontri famosi come Maus, Horta, Van der Velde e i pittori Nabis.

Prima di morire a 37 anni nemmeno compiuti, farà testamento, nel 1901, dopo che le sue opere messe all’asta avevano già raggiunto cifre record. Una bella soddisfazione per il nobile che si era sempre considerato un mostriciattolo e che aveva abbandonato il mondo dell’elite per vivere nei bassifondi parigini una vita bohémien tra teatri, case di piacere, vicoli e caffè.

Fotografia di famiglia, Lautrec

SALA 2, 3

Anche questa sala 2 è dedicata alla fotografia, del resto è la novità del momento, tutti gli artisti la utilizzano e la studiano. Henri no, non è fotografo, anzi pare non abbia nemmeno mai posseduto una macchina fotografica ma ama farsi fotografare. Ama la fotografia come immagine dell’ebrezza della modernità. Lui che nella realtà quasi si nasconde diventa soggetto fotografico irriverente, travestito  e  mascherato eppure in vista…ma comunque in vesti e posture totalmente opposte alle pose eleganti dei classici ritratti di famiglia. Lo vediamo quindi in versione giapponese o truccato da clown, mentre mette in scena performance dissacranti sulla spiaggia o mentre in un gioco di doppi si ritrae. Il  suo unico autoritratto reale, ad olio,  campeggia al centro della stanza e ce lo mostra vestito elegantemente mentre fissa lo spettatore sfidandolo quasi a…non mettersi a ridere. Mentre nella sala 3 troviamo una piccola selezione di stampe giapponesi di Utagawa che con la sua “pioggia improvvisa al ponte” ci ricorda il legame strettissimo tra lo stile giapponese e Henri che spesso utilizza colori forti, senza sfumature, a campitura piatta e inquadrature tipiche della pittura del mondo fluttuante dello ukiyo-e.  La stanza è dedicata a ritratti di donne e cavalli tra litografie e bozzetti a matita.

SALA 4,  5

Dedicate all’artista anticonformista con ritratti dei vari personaggi che incontra e conosce nel mondo di Montmartre. Ecco  Madame Juliette Pascal del 1871, che con questi colori vivi e in movimento ci ricorda moltissimo lo stile di Van Gogh di cui Henri era amico. Il Lautrec folle d’amore improvviso lo scopriamo dai ritratti fatti durante il viaggio in piroscafo verso Bordeaux  con un amico. Qui perde  letteralmente la testa per la passeggera della cabina 54 e decide di rimanere a bordo continuando a ritrarla (non ci son racconti ulteriori e nemmeno un nome, si sa solo che era una donna che stava raggiungendo il marito…in Africa!). A Lisbona l’amico convincerà poi l’artista ad abbandonare questa  follia e la donna ma…non i ritratti che verranno utilizzati anche per la realizzazione del manifesto per un’esposizione internazionale. Nella sala 5 il sottofondo musicale è assicurato dal filmato d’epoca, ballerine di can can scatenate.

Questa tappa della mostra è infatti dedicata al mondo di Montmartre, zona di malaffare e degrado ma anche osmosi tra rappresentanti del bel mondo, del demi monde, artisti e gente del popolo. Qui troviamo i ritratti di Toulouse Lautrec, senza giudizi morali o etici ma fatti come se fossero il racconto di un cronista dell’epoca.

Ecco quindi i cartelloni pubblicitari per gli artisti che sono anche amici, come Aristide Bruant, eccentrico che faticherà a far accettare quella sua immagine resa essenziale da Henri, pochi colori, nero e quel colpo di rosso che caratterizzava davvero la figura del cantautore e cabarettista che tanto ci ricorda un autoritratto di Fellini (che confessò d’essersi realmente ispirato al Bruant di Lautrec!).

Ed ecco a voi anche la Goloue, nel manifesto del  1891, regina del can can, donna dall’umorismo triviale e dall’immenso successo. Il legame con il Giappone viene nuovamente sottolineato nel ritratto della ballerina Jane Avril dove la serie completa, dal bozzetto a matita, passando per la stampa giapponese cui è ispirato, arriva poi alla litografia finale che ce la mostra elegantissima,  inclinata in diagonale, vestita di nero e avvolta da un serpente. Mentre May Belfort, inglese che trovò fortuna nel mondo parigino dell’epoca, viene ritratta nelle vesti del suo personaggio più famoso: una bambina che va a dormire vestita da una camiciola da notte, mutandoni e cuffietta, tenendo in braccio un gatto nero (e cantando canzoni solo apparentemente innocenti ma in realtà scurrili e piene di doppi sensi)

SALA 6, 7,  8,  9,  10

Qui troviamo un filmato dell’epoca realizzato addirittura dai fratelli Lumiere, è Loie Fuller che si inventa una nuova danza chiamata a serpentina, il vestito leggerissimo viene fatto ondeggiare a suon di musica attraverso due bastoncini, l’artista per questa sua eleganza quasi esasperata diventerà il simbolo dell’art nouveau ma essendo amica dei coniugi Curie farà anche danze ispirate agli ultravioletti utilizzando specchi ed effetti di luce. Anche le  sale seguenti sono dedicate al teatro e ai ritratti con Marcelle Lender e i suoi capelli rosso fuoco “en buste” del 1897 mentre la collega Yvette Guilbert, non bella, alta e magrissima, giocherà proprio su queste sue caratteristiche per aver successo…ma si lamenterà con l’artista per i ritratti che, a suo dire, non le rendon giustizia mostrandocela quasi con lineamenti caricaturali.  Nel manifesto che pubblicizza il Divan Japonais (un caffè concerto in stile orientale, locale piccolo ma molto in voga in quel periodo), i protagonisti sono i due elegantissimi spettatori in primo piano mentre la cantante appare quasi nascosta, nell’angolo a sinistra, la testa mozzata dall’inquadratura impietosa. Non meno impietoso il ritratto a una delle sue amanti, Susanne Valadon (futura madre di Utrillo) che sarà poi amante anche di Renoir e che qui viene raffigurata come una bevitrice dall’aria assorta.

 SALE 11, 12, 13

Sono dedicate ai bordelli, perché Henri vive in quel mondo ma non per modo di dire, vive proprio dentro ai bordelli, come ospite fisso…e ha quindi un punto di vista privilegiato su quel mondo che ovviamente non è sempre musica, colore e divertimento retribuito.

Troviamo quegli ambienti fintamente esotici, luoghi di evasione per chi ci si recava per poco, ma quasi prigioni per chi ci lavorava. La curiosa serie di fotografie stereoscopiche ci rimandano a tempi passati, clienti e prostitute in mostra e in posa per le foto professionali…ma che poi ritratte da Lautrec sono donne nella loro quotidianità, mentre sonnecchiano a letto, mentre si specchiano, si truccano, si pettinano, si lavano, si confidano segreti sotto alle stesse coperte in una forma di cameratismo che forse  non si riduce ad essere solo amore saffico ma anche pausa lavorativa e normalità condivisa tra amiche e colleghe.  Tanto diverse dalle stampe giapponesi erotiche della stanza vietata ai minori di 18 anni con le 12 vedute delle case di piacere (case verdi) di Utamaro, unico artista del mondo fluttuante dell’ukiyo-e ad esser diventato famoso in vita. Qui immagini con posizioni quasi acrobatiche, misure esasperate, eleganza formale in ambienti raffinatissimi ma contorsioni estreme…nelle case di piacere di Lautrec invece solo calma e riposo, solo le donne protagoniste, appena abbozzate, a volte ritratte velocemente direttamente su cartone, elegantissime e quasi regali nello sguardo che non ha nessun timore di fissare negli occhi lo spettatore.

 SALA 14

La mostra si conclude nell’ultima sala dedicata alla modernità, tutto ciò che è nuovo affascina profondamente Henri. Il ciclismo, la velocità delle nuove automobili ritratte con ironia con un guidatore attrezzato per chissà quali forti venti che però non provoca nemmeno un sobbalzo nella signora con cane che passeggia serenamente al suo fianco. Pian piano Lautrec abbandona totalmente la prospettiva per dedicarsi a quelli che sono a tutti gli effetti i primi prodotti di grafica pubblicitaria moderna in cerca soprattutto di immediatezza più che di perfezione tecnica.