Descrivere l’opera d’arte

Descrivere l’opera d’arte

Descrivere l’opera d’arte…semplice no?!

Insomma…potrebbe non essere una cosa così semplice.

In questo filmato ho provato a selezionare dei punti da seguire, vediamo poi se funzioneranno davvero facendo una prova in diretta!

Tutto chiaro no?!

Proviamo:

  1. Titolo: Meditazione, 1851
  2. Autore: Francesco Hayez
  3. Tecnica: olio su tela
  4. Dimensioni: Altezza: 90 cm; Larghezza: 70 cm 
  5. Luogo: Galleria d’arte moderna Achille Forti, Verona

Queste sono le informazioni essenziali…vediamo ora se c’è altro da dire!

  1. L’opera rappresenta una donna (e su questo non abbiamo dubbi!), un po’ discinta (i miei studenti noterebbero subito quel seno esposto e…farebbero bene perché non è stato dipinto a caso! ;)). Ma allora perché il titolo non è solo “donna mezza nuda”? Perché questa in realtà è una allegoria. Insomma…non è solo una donna che sta meditando. Infatti il titolo scelto da Hayez sarebbe stato: L’Italia nel 1848. Ma in quel periodo in Italia c’erano gli Austriaci e mostrare un Paese così, non certo allegro ed ottimista, non sarebbe stato possibile. Ecco quindi che a causa della censura abbiamo immediatamente un titolo diverso: La Meditazione. Incarnazione di una “patria bella e perduta”, come cantava il famosissimo coro del Nabucco di Verdi!
  2. Francesco Hayez è il massimo esponente del romanticismo italiano. La sua pittura quindi rappresenta l’impegno politico e la voglia di combattere per la libertà della propria patria, l’Italia! Del resto lo aveva già mostrato con il famosissimo Bacio che è solo apparentemente una scena d’amore romantico ma in realtà è un messaggio politico nascosto…un po’ come succede con questa donna, allegoria della Patria ormai considerata perduta (e sfatta, stanca, ormai senza più speranza).
  3. Questo è un dipinto ad olio su tela, tecnica che Hayez sa usare alla perfezione. Ha studiato all’Accademia di Belle Arti e ha quindi imparato a dipingere con la precisione di un pittore neoclassico: ombre, sfumature, la resa dei tessuti, sono sempre resi al massimo nelle sue opere! Crescendo riuscirà ad abbinare quindi la tecnica neoclassica alla passione romantica!
  4. In questo caso le misure sono quelle, insomma non aggiungono granchè alla descrizione dell’opera. Misura media, non è una miniatura.
  5. Dove è conservata? Attenzione: qui bisogna specificare di quale opera di Hayez, con titolo Meditazione, si sta parlando… già perché ne esistono due versioni. Si distinguono perchè in una versione precedente, del 1850, attualmente in una Collezione Privata, la donna ha in mano solo una Bibbia. Nella versione che prendiamo noi in esame, invece, dell’anno successivo, 1851, in mano ha anche una croce e quest’opera è esposta alla Galleria d’arte moderna Achille Forti, Verona
  6. Stabilito quanto questa donna in realtà sia una allegoria che rappresenta quindi L’Italia dopo i moti del 1848…vediamo di spiegare altri particolari. Innanzitutto il volto, lo conosciamo se siamo stati in Pinacoteca a Brera, Là infatti è in mostra anche la Malinconia del 1841, stessa modella, più vestita anche se decisamente poco gioiosa e con gli abiti scomposti, quella malinconica donna pensa, forse, all’amore perduto, meditando e guardando, i fiori nel vaso che stanno ormai marcendo. La nostra opera quindi ha origine da quella di dieci anni prima,  per soggetto reale ritratto e per atmosfera in generale. La prima versione della Meditazione (sulla storia d’Italia), del 1850, in mano aveva solo una Bibbia. Nessun accenno politico. Troppo pericoloso in quel momento. Entrambe le Meditazioni ci mostrano una donna dall’aria distrutta, lo sguardo non è certo sereno, il vestito bianco è decisamente stropicciato e lasciato cadere. Tutto è perduto ormai, inutile cercare di proteggere la virtù e il proprio onore,  è mezza nuda “tanto ormai peggio di così”… è una donna (una Nazione) distrutta. I moti del 1848 hanno portato solo morti, sono morti dei patrioti, degli eroi, dei martiri (ecco perchè c’è anche la croce in mano), che hanno cercato di ottenere l’indipendenza dal’Impero Asburgico. Sul libro, che stavolta non è una Bibbia (anche se lo sembra) ma con titolo La storia d’Italia, c’è ben chiara una data: 18.19.20.21.22 marzo 1848, scritta in colore rosso, rosso sangue, come quello dei morti durante le Cinque Giornate di Milano cui probabilmente partecipò anche lo stesso Hayez. Il seno nudo ricorda che la patria è come la madre che allatta i suoi figli. L’unica speranza, l’unica nota quasi positiva dell’opera è in realtà quello sguardo: non lo trovate anche voi alquanto…minaccioso?!