Preraffaelliti Amore e Desiderio

Preraffaelliti Amore e Desiderio

Avete presente la frase: E’ successo un quarantotto?!

ecco…allora dovete conoscere i preraffaelliti (amore e desiderio)!

Nel 1848 succede davvero di tutto tra rivoluzioni politiche e sociali, cambia il mondo, cambia l’arte, cambia il lavoro, cambia il ruolo della donna…e arrivano loro: un gruppo di studenti che, attraverso una confraternita segreta che già nel nome mette bene in chiaro le cose (l’idea è quella di prendere in considerazione l’arte fino a Raffaello), tra chiacchiere e caffè, libri e ideali, vogliono liberare la pittura inglese dal vecchiume che, secondo loro, la imprigiona e la condiziona.

Pre.Raphaelite Brotherhood, PRB, cioè la confraternita dei Preraffaelliti

Dante Gabriel Rossetti, poeta e pittore figlio di un membro della Carboneria italiana esiliato in Inghilterra, assieme a William Holman Hunt (che aveva sfidato la famiglia pur di dedicarsi all’arte), affiancati dall’ex bambino prodigio John Everett Millais (ammesso all’accademia di Belle Arti a soli 12 anni!), convincono con i loro ideali anche Ford Madox Brown, più anziano e già conosciuto e Georges Stephens, uno studente di pittura che poi sceglierà la strada della critica d’arte. Le donne che gravitano attorno al gruppo sono fondamentali per il successivo percorso dei preraffaelliti. Ricordiamo ad esempio Christina Rossetti, poetessa e sorella di Gabriel e Elizabeth Siddal (che sposerà Rossetti), pittrice dilettante che si unisce per ultima al gruppo ma che con la sua fortissima personalità non sarà certo figura secondaria!

Partono quindi dal Medioevo arrivando poi al Rinascimento, rivoluzionando temi e soggetti religiosi, letterari, sociali. I colori che usano sono vivissimi e si rifanno direttamente alla pittura bizantina ma la cura per il particolare e l’adesione alla realtà è stretta a filo doppio con la fotografia. Ma ricordiamoci che vivono nell’epoca vittoriana, quella dove la donna è il focolare della famiglia, dove la religione è davvero sacra e  dove le convenzioni non si mettono nemmeno in discussione!

Ed ecco quindi Una madonna classica per inquadratura, forma, impianto scenografico con le figure in primo piano e lo scorcio prospettico sullo sfondo a destra, una madonna che potrebbe essere proprio stata dipinta da Raffaello…ma basterà guardare la cornice (dove i classici angioletti che cantano ci sono eh, sì sì ma sono appena abbozzati nei loro cerchietti sullo sfondo oro) e dove in pratica la figura sacra altro non è che una madre dell’epoca vittoriana, che fa il bagno al bambino prima di metterlo a letto la sera del sabato (e Madox Brown qui ritrae anche la figlia Lucy in preghiera!). Ricordiamoci poi che Millais è un bambino prodigio, in mostra è infatti esposto un suo lavoro, i Lottatori, eseguito quando aveva solo 12 anni (è stato l’alunno più giovane mai ammesso alla Royal Academy Schools!).

Per i preraffaelliti il disegno è fondamentale, ed ecco quindi delle deliziose illustrazioni, quasi dei fumetti, con scene bibliche serissime ma rappresentate con un brio e con una leggerezza che ce le fanno apparire quasi a noi contemporanee (la disperazione delle monache davanti al disseppellimento della regina Matilde è davvero tra il comico e il drammatico. L’episodio si ispira alle guerre di religione nella Francia del Seicento e allude anche alle tensioni tra protestanti e cattolici nella Gran Bretagna ottocentesca). Millais è proprio un originale ed ecco quindi  l’idea di farci sbirciare quasi dalla serratura per vedere un Gesù, bambino e capellone, mentre lavora nella falegnameria paterna e si ferisce una mano (anticipando le ferite della croce), è un’idea molto moderna: sacra famiglia sì ma di lavoratori!

Pittori poeti

Molti dei pittori preraffaelliti erano anche scrittori e poeti e spesso sceglievano di rappresentare brani di letteratura di Dante, Chaucer, Shakespeare: storie d’amore difficili con finali spesso tragici, insomma molto simili, purtroppo per loro, alle difficoltà che incontravano nella vita quotidiana, condizionata da severe regole sociali dove ceto, denaro e nobiltà tendevano a complicare ulteriormente i rapporti amorosi.

L’amore tra classi sociali differenti è qui rappresentato nell’opera La proposta, con il Marchese di Saluzzo che si dichiara a Griselda, una contadina (anche in questo caso la modella è la Siddal). La poveretta non sa che sta iniziando un lungo calvario dove verrà sottoposta a prove terribili che dovranno garantire pazienza, dedizione, fiducia e…il suo amore. Ne uscirà vincitrice (insomma, considerando l’epoca vittoriana eh…a noi la sua storia di donna sottomessa piace pochino, diciamocelo!)

La morte di Ofelia, direttamente dall’Amleto di Shakespeare, è il capolavoro forse più famoso di Millais. Respinta dall’amato, Amleto, che in più le uccide il padre cade in un torrente e affoga (con estrema eleganza, sembra dormire tra le acque chiare e i fiori che sono tutti simbolici, sia il papavero che stringe in mano sia le margheritine che le galleggiano attorno). Pare che la Siddal posò realmente, vestita da sposa, in una vasca da bagno. Già perché i preraffaelliti sono, prima ancora degli impressionisti che verranno, sono attentissimi alla copia dal vero e alle scene all’aperto, l’en plein eir in pratica lo inventano loro! ah…la Siddal prese un gran freddo rimanendo in ammollo nell’acqua e si ammalò di bronchite tanto che Millais fu costretto a pagare le spese mediche al padre di lei  perché ancora non aveva sposato Rossetti!

In Claudio e Isabella vediamo il giovane in catene, condannato a morte da Angelo, vicario del Duca di Vienna. Si salverà solo in cambio della perdità della virtà e dell’onore della sorella Isabella che dovrà concedersi al vicario. E’ il dilemma morale protagonista dell’opera di Shakespeare Misura per misura. Isabella ha in realtà già deciso, lo sappiamo da quei petali in terra, il fiore è distrutto,  la veste della giovane appare già meno candida ma si sta sacrificando per salvare il fratello: una vera eroina!

Una fede laica

I pittori preraffaelliti scelgono i soggetti religiosi ma li reinterpretano. Le loro scene sono sempre molto reali e concrete e soprattutto ricchissime di dettagli tutti da interpretare, tanto che spesso non son stati motlo apprezzati dai loro contemporanei.

Nella scena classica che vede Gesù lavare i piedi a Pietro è come se noi fossimo lì presenti, con loro e in ginocchio, quasi come per dare una mano! Gli apostoli, come spesso accadeva, hanno i volti di amici e colleghi (Hunt è rappresentato nel personaggio con la testa tra le amni e di fianco al discepolo biondo riconosciamo Rossetti!). In origine la figura di Gesù era nuda dalla vita in sù proprio per sottolineare il gesto umile messo in atto da un lavoratore…ma un Cristo nudo all’epoca proprio non era accettabile e quindi, per poterlo vendere, l’artista decise di rivestirlo completamente!

Nella strana scena del Torchio vediamo il personaggio principale vestito di ricchissimi abiti quasi bizantini mentre calpesta i grappoli d’uva. Il meccanismo del torchio è molto ben realizzato ed è sicuramente frutto di una accurata osservazione dal vivo.

L’opera che ha per protagonista Sant’Agnese è considerata forse l’ultima di questa corrente artistica, del resto è del 1905, ben oltre quindi la data ufficiale di scioglimento della confraternita. Ma Cowper sceglie di mostrarci il momento in cui la santa, martire romana, dopo esser stata trascinata in strada nuda come punizione per aver scelto la strada della castità in età giovanissima e rinchiusa addirittura in un bordello, finalmente viene soccorsa da un angelo che, oltre a farle crescere i capelli a dismisura, così da poter velare le sue nudità, le porge anche un vestito, bianco e simbolo di purezza ovviamente. La ragazza finirà comunque male eh, non illudiamoci: bruciata viva come strega, ma non ancora morta, verrà definitivamente uccisa con un colpo di spada alla gola. Il suo cranio è ancora custodito nella chiesa a Lei dedicata: Santa Agnese in Agone a Roma.

Vita moderna

Nell’Ottocento la Rivoluzione industriale, in Europa, porta cambiamenti ma anche sviluppi tecnologici e la crescita  dell’urbanizzazione. In tutto questo cambiano anche le condizioni di vita di donne e bambini con più diritti e maggior istruzione per entrambi. Ovviamente i preraffaelliti sono in primo piano per testimoniare tutto questo…

Nel misterioso dipinto incompiuto, Brown raffigura sua moglie mentre presenta a lui il figlio appena nato (tecnicamente anche per farglielo riconoscere, visto e considerato che all’epoca era prassi comune non dare il proprio cognome ai figli nati fuori del matrimonio…ma questo bambino era “legale” perché l’artista aveva sposato la modella del dipinto, Emma, ma comunque dopo la nascita del loro primo figlio). Ma il “Signore” cui fa riferimento il titolo dell’opera “prendete vostro figlio, Signore”, quell’uomo in realtà siamo noi, esattamente nel punto in cui si pone l’autore che vediamo anche riflesso nello specchio curvo che sta dietro la testa della donna che appare così una vera e propria Madonna con tanto di sacra aureola che in realtà è lo specchio chiaramente ispirato all’opera più famosa del pittore fiammingo Van Eyck, che nello stesso specchio aveva riflesso i Coniugi Arnolfini. L’opera non è finita perché il bambino morì prematuramente, fatto tragico ma purtroppo non insolito in quel periodo.

L’amore dei preraffaelliti non è gioioso, facciamocene una ragione! Anche quello di Aprile è rappresentato da due giovani appartati e solo apparenteente sereni. Di lui si intravede solo la testa china sulla mano di lei…e lei, in penombra sotto un pergolato d’edera e di rose, con un abito viola che riprende cromaticamente i fiori lilla sullo sfondo, lei ha un’aria tutt’altro che felice. Del resto ai suoi piedi vediamo i petali di una rosa sfiorita…l’amore è finito e lei guarda proprio altrove!

Il ruolo della donna stava cambiano ma…lentamente eh… Ce lo ricorda Collinson che mette in bella mostra e praticamente in vendita, una donna, offerta come gli altri oggetti in vendita alla fiera della parrocchia, proprio come si usava fare nel mercato matrimoniale dell’epoca vittoriana.

Deverell fa di peggio per ricordarci quanto e come fosse ancora poco considerata la figura femminile dell’epoca: la sua donna ha ai suoi piedi un cagnolino…e all’epoca scrittori, filosofi e teologi discutevano parecchio del rapporto tra essere umano e natura associando però la donna alla natura e quindi paragonandola di fatto…al cagnolino!

Nella Valle del riposo (eterno!), Millais scandalizza un po’ tutti rappresentando da un lato la cruda realtà della morte (c’è una tomba ancora aperta, in primo piano!) e in più la sta scavando una suora, figura femminile quindi ma decisamente forzuta, quasi maschile con quelle braccia nude e muscolose in evidenza!

Nell’Ottocento anche gli spostamenti erano più comuni, a bordo di battelli o treni a vapore ma non sempre erano viaggi di piacere e spesso era la crisi a motivare il viaggio…

Hunt ci mostra quindi la scena di un viaggio in mare frutto forse di un ricordo, era stato infatti in Oriente con la moglie che qui è raffigurata forse nella figura femminile che guarda il cielo. La nave è reale e ritratta quindi dal vivo ma è anche una metafora della vita “con nient’altro che le stelle silenziose per orientarsi nel dirigere la nave a pieno carico e nessun benvenuto finché non si tocca terra” come possiamo intuire dai versi incisi direttamente nella cornice (ricordatevi che spesso per i preraffaelliti le cornici sono parte stessa dell’opera e la completano più che limitarsi a contenerla).

Madox Brown punta direttamente al sentimentale e rappresenta un viaggio verso l’Australia, emigrazione che allontana dalla patria britannica un terzo della popolazione inglese a causa della disoccupazione, piaga che aveva toccato da vicino anche i pittori preraffaelliti. Una scena ancora tragicamente d’attualità dove la sacra famiglia (nel tondo classico) in fuga dall’Egitto è una famiglia moderna, coperta per ripararsi dal freddo, i due si tengono la mano per darsi forza mentre del bambino si intravedono solo  le forme sotto lo scialle della madre.

Il diritto allo studio

Martineau sceglie il famoso romanzo di Dickens “La bottega dell’antiquario” e raffigura l’orfanella Little Nell che insegna pazientemente a Kit a leggere e a scrivere (guardate lui quanto è concentrato!).

Ma non tutti gli alunni sono diligenti e Madox Brown con un acquerello cattura l’argento vivo che ha sicuramente addosso la scolara che è la peggiore della classe, costretta allo studio mentre vorrebbe tanto oessere altrove….e al calamaio preferisce  una mela da sgranocchiare. Nel 1870 l’istruzione venne resa obbligatoria per tutti i minori, ecco perché la questione dell’istruzione infantile era un tema molto discusso in quel periodo.

Fedeltà alla natura

Prima degli impressionisti son stati proprio i preraffaelliti a dipingere all’aperto e non solo in studio. Del resto potevano anche spostarsi grazie alle nuove tecnologie e aver quindi a disposizione molta più natura da rappresentare…cosa del resto molto incoraggiata dal collezionista che li rese famosissimi: John Ruskin, che vedeva nella natura l’opera d’arte creata da Dio.

I preraffaelliti quando arrivano a rappresentare la realtà e la natura…sono confusi, inutile girarci intorno: vivono nell’epoca della macchina fotografica e dei particolari perfettamente a fuoco…però per quanto riguarda l’arte si rifanno al medioevo e al quattrocento…e subito verrebbe da pensare allo sfumato leonardesco che rende le prospettive in lontananze sfumate così come l’occhio umano le vede… e invece no: i preraffaelliti amano talmente tanto il particolare da dimenticarsi di tutti i discorsi ottici di Leonardo da Vinci. Ed ecco quindi Un Maggio a Regent’s Park minuziosamente dettagliato, così come il selciato in rovina in primissimo piano della casa infestata dai fantasmi (aggiunta sullo sfondo in un secondo moderno che darà però il titolo all’opera).

Torna in auge anche una forma di vedutismo settecentesco, ormai si viaggia anche per piacere e poter mostrare le meraviglie del mondo…è quasi un obbligo.

Si attraversa la Manica (rappresentata con infiniti tocchi rapidi di colore che danno vita ai raggi del sole sull’acqua), si arriva a Gerusalemme, nella valle di Giosafat dove Seddon si accampò davvero per 120 giorni per ritrarre minuziosamente la scena… e si conclude con l’immagine irreale eppure dai contorni nettissimi di una Firenze racchiusa nelle mura,  vista da Bellosguardo, là dove una folta comunità di Britannici si era trasferita e fermata fin dall’ottocento.

Bellezza dell’anima, bellezza del corpo

Nella seconda fase estetica i preraffaelliti esplorano la bellezza tra arte, design, poesia e musica. La bellezza diventa più sensuale, i ritratti sono figure della loro cerchia ma nelle vesti di personaggi letterari che però son persi nelle loro sensuali fantasticherie. I pittori qui si avvicinano al Rinascimento di Tiziano e Leonardo che hanno uno stile perfetto per raffiguare le bellissime modelle che diventano vere e proprie icone di stile da seguire.

Ed ecco Rossetti che raffigura Aurelia (la modella Fanny Cornforth amante dell’artista), nei panni di Angiola da Verona, l’amata cui Fazio degli Uberti aveva dedicato una poesia tradotta poi dallo stesso Rossetti. La posa riprende la ritrattistica di Tiziano così come il colore rosso dei capelli, mentre Aurelia, con lo sguardo perso altrove, disfa una treccia…

Rossetti in Beata Beatrix si ispira alla Vita Nuova di Dante dove il poeta racconta il proprio amore idealizzato per Beatrice amplificato dalla sua morte prematura…proprio come avvenne per Elizabeth Siddal che qui è l’amata di Dante ma anche l’amata perduta di Rossetti (la modella morirà solo due anni dopo aver sposato l’artista e qui il vedovo la ritrae a memoria). Lo sfumato è  quello morbido di Leonardo, i contorni non esistono più e lo stile è quindi più rinascimentale che medievale.

In Monna Vanna la modella Alexa Wilding vuole letteralmente sollecitare tutti i sensi: il tatto mentre si attorciglia sulle mani la lunghissima collana rossa, la vista che si perde nel tessuto prezioso di quelle immense maniche e l’olfatto che riesce ben a immaginare il profumo di quei fiori sullo sfondo. Opulenza, posa e colori decisamente rinascimentali.

E va a rappresentare tutti i sensi anche il ritratto di Ada Vernon modella che rappresenta Monna Pomona, la divinità romana dei frutti. possiamo immaginare i diversi materiali con i quali viene a contatto: il profumo e la consistenza della mela e quello dei fiori, la freddezza delle perle metalliche, il peso dell’abito…è una scena molto privata, quasi intima, forsi si sta vestendo…o forse spogliando…chissà…

 

La dama di Shalott è l’eroina del poemetto di Tennyson. La ragazza chiusa in una torre è costretta a vedere la vita solo riflessa in uno specchio e la maledizione ha predetto che morirà quando smetterà di ricamare le scene osservate…Ma la donna dell’ottocento è una ribelle ed è in cerca della propria autonomia: visto Lancillotto nello specchio decide di sfidare la sorte andando nel mondo in cerca del’amato sopra una barca, portandosi dietro l’immenso ricamo che rappresenta la sua vita. Waterhouse rende l’atmosfera quasi sospesa, le rondini volano basse, delle tre candele due sono già spente…la morte è vicina…e le pennellate con cui viene resa tutta la scena sono già decisamente molto vicine all’impressionismo.

Ma le donne son sempre anche un po’ streghe e quindi la mostra si conclude con Il cerchio magico dove una strega, con tanto di calderone, disegna un cerchio di fuoco attorno a sé. Non mancano ovviamente i corvi e le rovine di una città. Le sedute spiritiche eran parecchio di moda in quel periodo e quindi non dobbiamo sorprenderci se ci sembra quasi di intravedere una figura spettrale nel fumo che sale…

Preraffaelliti. Amore e Desiderio

19 giugno 2019 – 06 ottobre 2019, Palazzo Reale

Orari: Lunedì 14,30 – 19,30 Martedì – mercoledì – venerdì – domenica 9,30 – 19,30 Giovedì – sabato 9,30 – 22,30

TOULOUSE-LAUTREC. ll mondo fuggevole

TOULOUSE-LAUTREC. ll mondo fuggevole

TOULOUSE-LAUTREC. ll mondo fuggevole

Mostra a Palazzo Reale a Milano dal 17.10.2017 al 18.2.2018

L’artista di famiglia di antica nobiltà, nato da due cugini di primo grado (causa  della  patologia genetica che lo affliggerà per la sua breve vita rendendolo deforme, dolorante, claudicante e con difetti di pronuncia), viene presentato in questa mostra in molti dei suoi aspetti. Se l’altezza fisica, ridottissima,  non corrispondeva all’altezza della nobiltà prevista  dal sangue blu… il suo amore per l’arte deriva però direttamente dalle tradizioni famigliari. I Conti di Toulouse-Lautrec erano da sempre militari e artisti. Studia quindi arte con il beneplacito dei genitori che tendono comunque a proteggerlo quanto più possibile dai problemi fisici che caratterizzano e limitano anche la sua vita sociale.

Quattordici stanze tematiche, 250 opere tra le quali 35 dipinti ad olio, serigrafie, acqueforti, manifesti pubblicitari.

SALA 1

Dedicata alle fotografie di famiglia, è come una presentazione classica ma allo stesso tempo privata. In mostra i malanni e i periodi passati a letto a dipingere, l’inizio dei suoi studi, le prime mostre, i manifesti pubblicitari e gli incontri famosi come Maus, Horta, Van der Velde e i pittori Nabis.

Prima di morire a 37 anni nemmeno compiuti, farà testamento, nel 1901, dopo che le sue opere messe all’asta avevano già raggiunto cifre record. Una bella soddisfazione per il nobile che si era sempre considerato un mostriciattolo e che aveva abbandonato il mondo dell’elite per vivere nei bassifondi parigini una vita bohémien tra teatri, case di piacere, vicoli e caffè.

Fotografia di famiglia, Lautrec

SALA 2, 3

Anche questa sala 2 è dedicata alla fotografia, del resto è la novità del momento, tutti gli artisti la utilizzano e la studiano. Henri no, non è fotografo, anzi pare non abbia nemmeno mai posseduto una macchina fotografica ma ama farsi fotografare. Ama la fotografia come immagine dell’ebrezza della modernità. Lui che nella realtà quasi si nasconde diventa soggetto fotografico irriverente, travestito  e  mascherato eppure in vista…ma comunque in vesti e posture totalmente opposte alle pose eleganti dei classici ritratti di famiglia. Lo vediamo quindi in versione giapponese o truccato da clown, mentre mette in scena performance dissacranti sulla spiaggia o mentre in un gioco di doppi si ritrae. Il  suo unico autoritratto reale, ad olio,  campeggia al centro della stanza e ce lo mostra vestito elegantemente mentre fissa lo spettatore sfidandolo quasi a…non mettersi a ridere. Mentre nella sala 3 troviamo una piccola selezione di stampe giapponesi di Utagawa che con la sua “pioggia improvvisa al ponte” ci ricorda il legame strettissimo tra lo stile giapponese e Henri che spesso utilizza colori forti, senza sfumature, a campitura piatta e inquadrature tipiche della pittura del mondo fluttuante dello ukiyo-e.  La stanza è dedicata a ritratti di donne e cavalli tra litografie e bozzetti a matita.

SALA 4,  5

Dedicate all’artista anticonformista con ritratti dei vari personaggi che incontra e conosce nel mondo di Montmartre. Ecco  Madame Juliette Pascal del 1871, che con questi colori vivi e in movimento ci ricorda moltissimo lo stile di Van Gogh di cui Henri era amico. Il Lautrec folle d’amore improvviso lo scopriamo dai ritratti fatti durante il viaggio in piroscafo verso Bordeaux  con un amico. Qui perde  letteralmente la testa per la passeggera della cabina 54 e decide di rimanere a bordo continuando a ritrarla (non ci son racconti ulteriori e nemmeno un nome, si sa solo che era una donna che stava raggiungendo il marito…in Africa!). A Lisbona l’amico convincerà poi l’artista ad abbandonare questa  follia e la donna ma…non i ritratti che verranno utilizzati anche per la realizzazione del manifesto per un’esposizione internazionale. Nella sala 5 il sottofondo musicale è assicurato dal filmato d’epoca, ballerine di can can scatenate.

Questa tappa della mostra è infatti dedicata al mondo di Montmartre, zona di malaffare e degrado ma anche osmosi tra rappresentanti del bel mondo, del demi monde, artisti e gente del popolo. Qui troviamo i ritratti di Toulouse Lautrec, senza giudizi morali o etici ma fatti come se fossero il racconto di un cronista dell’epoca.

Ecco quindi i cartelloni pubblicitari per gli artisti che sono anche amici, come Aristide Bruant, eccentrico che faticherà a far accettare quella sua immagine resa essenziale da Henri, pochi colori, nero e quel colpo di rosso che caratterizzava davvero la figura del cantautore e cabarettista che tanto ci ricorda un autoritratto di Fellini (che confessò d’essersi realmente ispirato al Bruant di Lautrec!).

Ed ecco a voi anche la Goloue, nel manifesto del  1891, regina del can can, donna dall’umorismo triviale e dall’immenso successo. Il legame con il Giappone viene nuovamente sottolineato nel ritratto della ballerina Jane Avril dove la serie completa, dal bozzetto a matita, passando per la stampa giapponese cui è ispirato, arriva poi alla litografia finale che ce la mostra elegantissima,  inclinata in diagonale, vestita di nero e avvolta da un serpente. Mentre May Belfort, inglese che trovò fortuna nel mondo parigino dell’epoca, viene ritratta nelle vesti del suo personaggio più famoso: una bambina che va a dormire vestita da una camiciola da notte, mutandoni e cuffietta, tenendo in braccio un gatto nero (e cantando canzoni solo apparentemente innocenti ma in realtà scurrili e piene di doppi sensi)

SALA 6, 7,  8,  9,  10

Qui troviamo un filmato dell’epoca realizzato addirittura dai fratelli Lumiere, è Loie Fuller che si inventa una nuova danza chiamata a serpentina, il vestito leggerissimo viene fatto ondeggiare a suon di musica attraverso due bastoncini, l’artista per questa sua eleganza quasi esasperata diventerà il simbolo dell’art nouveau ma essendo amica dei coniugi Curie farà anche danze ispirate agli ultravioletti utilizzando specchi ed effetti di luce. Anche le  sale seguenti sono dedicate al teatro e ai ritratti con Marcelle Lender e i suoi capelli rosso fuoco “en buste” del 1897 mentre la collega Yvette Guilbert, non bella, alta e magrissima, giocherà proprio su queste sue caratteristiche per aver successo…ma si lamenterà con l’artista per i ritratti che, a suo dire, non le rendon giustizia mostrandocela quasi con lineamenti caricaturali.  Nel manifesto che pubblicizza il Divan Japonais (un caffè concerto in stile orientale, locale piccolo ma molto in voga in quel periodo), i protagonisti sono i due elegantissimi spettatori in primo piano mentre la cantante appare quasi nascosta, nell’angolo a sinistra, la testa mozzata dall’inquadratura impietosa. Non meno impietoso il ritratto a una delle sue amanti, Susanne Valadon (futura madre di Utrillo) che sarà poi amante anche di Renoir e che qui viene raffigurata come una bevitrice dall’aria assorta.

 SALE 11, 12, 13

Sono dedicate ai bordelli, perché Henri vive in quel mondo ma non per modo di dire, vive proprio dentro ai bordelli, come ospite fisso…e ha quindi un punto di vista privilegiato su quel mondo che ovviamente non è sempre musica, colore e divertimento retribuito.

Troviamo quegli ambienti fintamente esotici, luoghi di evasione per chi ci si recava per poco, ma quasi prigioni per chi ci lavorava. La curiosa serie di fotografie stereoscopiche ci rimandano a tempi passati, clienti e prostitute in mostra e in posa per le foto professionali…ma che poi ritratte da Lautrec sono donne nella loro quotidianità, mentre sonnecchiano a letto, mentre si specchiano, si truccano, si pettinano, si lavano, si confidano segreti sotto alle stesse coperte in una forma di cameratismo che forse  non si riduce ad essere solo amore saffico ma anche pausa lavorativa e normalità condivisa tra amiche e colleghe.  Tanto diverse dalle stampe giapponesi erotiche della stanza vietata ai minori di 18 anni con le 12 vedute delle case di piacere (case verdi) di Utamaro, unico artista del mondo fluttuante dell’ukiyo-e ad esser diventato famoso in vita. Qui immagini con posizioni quasi acrobatiche, misure esasperate, eleganza formale in ambienti raffinatissimi ma contorsioni estreme…nelle case di piacere di Lautrec invece solo calma e riposo, solo le donne protagoniste, appena abbozzate, a volte ritratte velocemente direttamente su cartone, elegantissime e quasi regali nello sguardo che non ha nessun timore di fissare negli occhi lo spettatore.

 SALA 14

La mostra si conclude nell’ultima sala dedicata alla modernità, tutto ciò che è nuovo affascina profondamente Henri. Il ciclismo, la velocità delle nuove automobili ritratte con ironia con un guidatore attrezzato per chissà quali forti venti che però non provoca nemmeno un sobbalzo nella signora con cane che passeggia serenamente al suo fianco. Pian piano Lautrec abbandona totalmente la prospettiva per dedicarsi a quelli che sono a tutti gli effetti i primi prodotti di grafica pubblicitaria moderna in cerca soprattutto di immediatezza più che di perfezione tecnica.