Descrivere l’opera d’arte

Descrivere l’opera d’arte

Descrivere l’opera d’arte…semplice no?!

Insomma…potrebbe non essere una cosa così semplice.

In questo filmato ho provato a selezionare dei punti da seguire, vediamo poi se funzioneranno davvero facendo una prova in diretta!

Tutto chiaro no?!

Proviamo:

  1. Titolo: Meditazione, 1851
  2. Autore: Francesco Hayez
  3. Tecnica: olio su tela
  4. Dimensioni: Altezza: 90 cm; Larghezza: 70 cm 
  5. Luogo: Galleria d’arte moderna Achille Forti, Verona

Queste sono le informazioni essenziali…vediamo ora se c’è altro da dire!

  1. L’opera rappresenta una donna (e su questo non abbiamo dubbi!), un po’ discinta (i miei studenti noterebbero subito quel seno esposto e…farebbero bene perché non è stato dipinto a caso! ;)). Ma allora perché il titolo non è solo “donna mezza nuda”? Perché questa in realtà è una allegoria. Insomma…non è solo una donna che sta meditando. Infatti il titolo scelto da Hayez sarebbe stato: L’Italia nel 1848. Ma in quel periodo in Italia c’erano gli Austriaci e mostrare un Paese così, non certo allegro ed ottimista, non sarebbe stato possibile. Ecco quindi che a causa della censura abbiamo immediatamente un titolo diverso: La Meditazione. Incarnazione di una “patria bella e perduta”, come cantava il famosissimo coro del Nabucco di Verdi!
  2. Francesco Hayez è il massimo esponente del romanticismo italiano. La sua pittura quindi rappresenta l’impegno politico e la voglia di combattere per la libertà della propria patria, l’Italia! Del resto lo aveva già mostrato con il famosissimo Bacio che è solo apparentemente una scena d’amore romantico ma in realtà è un messaggio politico nascosto…un po’ come succede con questa donna, allegoria della Patria ormai considerata perduta (e sfatta, stanca, ormai senza più speranza).
  3. Questo è un dipinto ad olio su tela, tecnica che Hayez sa usare alla perfezione. Ha studiato all’Accademia di Belle Arti e ha quindi imparato a dipingere con la precisione di un pittore neoclassico: ombre, sfumature, la resa dei tessuti, sono sempre resi al massimo nelle sue opere! Crescendo riuscirà ad abbinare quindi la tecnica neoclassica alla passione romantica!
  4. In questo caso le misure sono quelle, insomma non aggiungono granchè alla descrizione dell’opera. Misura media, non è una miniatura.
  5. Dove è conservata? Attenzione: qui bisogna specificare di quale opera di Hayez, con titolo Meditazione, si sta parlando… già perché ne esistono due versioni. Si distinguono perchè in una versione precedente, del 1850, attualmente in una Collezione Privata, la donna ha in mano solo una Bibbia. Nella versione che prendiamo noi in esame, invece, dell’anno successivo, 1851, in mano ha anche una croce e quest’opera è esposta alla Galleria d’arte moderna Achille Forti, Verona
  6. Stabilito quanto questa donna in realtà sia una allegoria che rappresenta quindi L’Italia dopo i moti del 1848…vediamo di spiegare altri particolari. Innanzitutto il volto, lo conosciamo se siamo stati in Pinacoteca a Brera, Là infatti è in mostra anche la Malinconia del 1841, stessa modella, più vestita anche se decisamente poco gioiosa e con gli abiti scomposti, quella malinconica donna pensa, forse, all’amore perduto, meditando e guardando, i fiori nel vaso che stanno ormai marcendo. La nostra opera quindi ha origine da quella di dieci anni prima,  per soggetto reale ritratto e per atmosfera in generale. La prima versione della Meditazione (sulla storia d’Italia), del 1850, in mano aveva solo una Bibbia. Nessun accenno politico. Troppo pericoloso in quel momento. Entrambe le Meditazioni ci mostrano una donna dall’aria distrutta, lo sguardo non è certo sereno, il vestito bianco è decisamente stropicciato e lasciato cadere. Tutto è perduto ormai, inutile cercare di proteggere la virtù e il proprio onore,  è mezza nuda “tanto ormai peggio di così”… è una donna (una Nazione) distrutta. I moti del 1848 hanno portato solo morti, sono morti dei patrioti, degli eroi, dei martiri (ecco perchè c’è anche la croce in mano), che hanno cercato di ottenere l’indipendenza dal’Impero Asburgico. Sul libro, che stavolta non è una Bibbia (anche se lo sembra) ma con titolo La storia d’Italia, c’è ben chiara una data: 18.19.20.21.22 marzo 1848, scritta in colore rosso, rosso sangue, come quello dei morti durante le Cinque Giornate di Milano cui probabilmente partecipò anche lo stesso Hayez. Il seno nudo ricorda che la patria è come la madre che allatta i suoi figli. L’unica speranza, l’unica nota quasi positiva dell’opera è in realtà quello sguardo: non lo trovate anche voi alquanto…minaccioso?!

Romanticismo al Poldi Pezzoli: Artisti, Letterati, Eroi

Romanticismo al Poldi Pezzoli: Artisti, Letterati, Eroi

La mostra sul Romanticismo delle Gallerie d’Italia ha un suo proseguimento al Museo Poldi Pezzoli, divisa per temi che possiamo così riassumere: Artisti, Letterati, Eroi!

Questo museo nasce come casa privata che mostra al mondo una sua collezione che va gustata proprio passeggiando tra stanza e stanza, ecco perché la parte di mostra dedicata al Romanticismo va un po’ inseguita con tanto di piantina, stile caccia del tesoro dei pirati, attraversando ricchissimi corridoi e stanze con parte dell’esposizione permanente (e si sarà capito che non ho molto apprezzato la cosa ma mi rendo conto che il bello di uno spazio così particolare comporti anche qualche rovescio della medaglia).

Vite e celebrazioni degli uomini illustri: Letterati del passato come il Petrarca o il Tasso ma anche artisti amatissimi nell’ottocento come Leonardo e Raffaello vengono proprio immaginati nel loro tempo e nel loro ambiente, come se una sorta di televisore temporale ce li facesse spiare mentre compiono grandi azioni o semplicemente…vivono e amano.

-L’immagine dell’artista. Ritratti e autoritratti: finalmente possiamo vedere chi sta dietro al dipinto che magari abbiamo appena visto!

-Dante e i personaggi della Commedia: attorno alla ricostruzione del Gabinetto Dantesco ricreato proprio come uno studiolo della residenza, troviamo i suoi più famosi personaggi!

-1848 La Rivoluzione: con la Milano delle Cinque Giornate e qualche scorcio d’Italia in fermento.

 

Le Gallerie d’Italia e il Museo Poldi Pezzoli presentano dal 26 ottobre 2018 al 17 marzo 2019 Romanticismo

Museo Poldi Pezzoli, Via Manzoni 12 – 20121  Milano

Costo del biglietto: 10€ accesso in una sola sede della mostra, 7 € accesso alla seconda sede (previa presentazione del primo biglietto d’ingresso)

Orari

Il Museo è aperto dalle ore 10 alle 18 (ultimo ingresso alle 17.30)
Il Museo è chiuso tutti i martedì, a Capodanno, Pasqua, il 25 aprile, il primo maggio, il 15 agosto, il primo novembre, l’ 8 dicembre e a Natale.

Come arrivare

Cinque minuti a piedi dalle Gallerie d’Italia

Metro M3 fermata Montenapoleone o Duomo
Metro M1 fermata Duomo
Tram 1 fermata Montenapoleone M3

Romanticismo alle Gallerie d’Italia

Romanticismo alle Gallerie d’Italia

Alle Gallerie d’Italia in Piazza della Scala a Milano (e in parte al Museo Poldi Pezzoli) è attualmente in corso una gran bella mostra: IL ROMANTICISMO !

In questo articoletto vi riassumerò quello che potrete vedere alle Gallerie (prima o poi riuscirò a trascinar ehm convincere mio marito ad accompagnarmi anche all’altro pezzo di mostra nell’altro museo poco distante da Piazza della Scala).

Innanzitutto ricordiamolo subito: il Romanticismo nulla o quasi ha a che vedere con il concetto moderno e la visione che ne abbiamo oggi…Insomma scordatevi i fiorellini, le farfalline pitupitumpa e sdolcinatezze simili.

Il Romanticismo, cari miei, è una roba seria: da veri uomini…anzi…da veri Eroi! Anche perché il  1800 è un secolo ricco di azione che nel nostro paese porterà alla realizzazione dell’Unità d’Italia!

ma ora…seguitemi…stanza per stanza…

UNA FINESTRA SULL’INFINITO

Il rapporto tra uomo e natura…vista anche dalla finestra! Ricordiamoci che siamo ancora lontani da quella che sarà la pittura en plein air degli impressionisti, gli artisti che per primi si misero, fisicamente, a dipingere all’aperto. In questo periodo l’artista osserva per bene la natura, certo, ma poi torna in studio e realizza il dipinto finale. In qualche caso i pittori romantici mostranodoci lo studio dove lavorano…ci hanno anche mostrato loro stessi al lavoro!

CIME TEMPESTOSE. L’EMOZIONE DEL SUBLIME

La natura romantica è incontaminata e selvaggia, dominata dagli elementi come vento, tuoni e fulmini. Il cielo, illuminato in modo spesso anche inquietante,  fa da contorno a rovine medievali che nel loro lento consumarsi ci ricordano proprio il passare del tempo e la caducità della vita.

G. Battista de Gubernatis, Paesaggio nella bufera con castello, 1803

LE ALPI, CATTEDRALI DELLA TERRA

I paesaggisti piemontesi sono tra i primi a voler sottolineare la bellezza sublime delle loro montagne: le Alpi. Il primo ad attraversarle fu proprio Napoleone con al seguito un artista che fece un po’ da “fotoreporter” dell’impresa: Bagetti. Qui arte e natura fanno a gara tra chi è più potentemente vicino a Dio.

G. Bagetti, Salita al Moncenisio, 1809

LA NATURA COME SPETTACOLO E COME STATO D’ANIMO

Ancora natura, cascate spettacolari e natura più tranquilla in campagna. Natura selvaggia e incontenibile ma anche natura lavorata dall’uomo come nei paesaggi sereni della Franciacorta.

LO STUPORE DELLA NOTTE

La notte è misteriosa e la natura, di notte, a volte è anche inquietante. La luna che risalta tra le nubi a volte è semplicemente maestosa e serena ma altre volte illumina scene magiche come un sabba infernale…

IL PAESAGGIO. DALL’INVENZIONE ALLA REALTA’

In questa sezione conosciamo Massimo d’Azeglio, aristocratico torinese che porta al successo un genere pittorico nuovo per l’epoca: ambienti reali che però fanno da scenografia a scene storiche più o meno recenti e  a racconti mitologici.

LA VEDUTA. TRA IMMAGINI URBANE E ARCHITETTURE

L’Accademia di Brera è ormai diventata una garanzia di preparazione e successo e molti pittori ottocenteschi studiano proprio qui, a Milano. Specializzandosi in scenografia (per realizzare poi gli sfondi teatrali), creano in pratica un nuovo genere di pittura: la pittura urbana, che ci mostra monumenti antichi e moderni (meglio ancora se gotici) ma anche la vita quotidiana delle città più importanti dell’epoca…ovviamente anche di Milano!

Approfondimento:

Angelo Inganni, bresciano, diventa il maggior interprete della pittura urbana romantica. Diventa famoso esponendo proprio a Brera. Le vedute di piazza Duomo hanno immediato successo di pubblico e di critica. Utilizza il taglio fotografico, in queste due opere il Duomo si vede ma fa da sfondo, il pittore è quasi più interessato alla vita cittadina e quotidiana dove, con minuziosa attenzione, rappresenta volantini appesi, servizi offerti ai passanti e  piccole curiosità dell’epoca che ci permette di osservare assieme ai milanesi ritratti mentre passeggiano per il centro cittadino.

LUCI MEDITERRANEE. LA SCUOLA DI POSILIPPO

Il Grand Tour passava dall’Italia e soprattutto da Napoli! Le vedute che ci mostrano la bellezza di Sorrento, Napoli e  Amalfi sono realizzate da artisti italiani e stranieri che, insieme,  danno vita alla Scuola di Posillipo.

IMPRESSIONI DI ACQUA E DI LUCE. I NAVIGLI, VENEZIA E LA SENNA

Dopo Canaletto troviamo loro: i pittori romantici che decidono di raccontare le città attraverso i loro corsi d’acqua…quella stessa acqua che vista prima sottoforma di cascate aveva una forza selvaggia mentre qui, ben regolata dai ritmi cittadini, va a delineare forma e ritmi di vita legati all’acqua.

ALESSANDRO MANZONI. I PROMESSI SPOSI

Manzoni con il suo romanzo diventa famosissimo tra i suoi contemporanei ma rimane piuttosto defilato non amando farsi ritrarre se non in pochissime occasioni, come ad esempio dal suo amico Molteni, dal genero Massimo d’Azeglio e da Hayez che con questo ritratto ci mostrerà per la prima volta l’uomo più che il romanziere famoso. In questa sezione troviamo anche molti ritratti immaginari dei personaggi del romanzo più famoso dell’epoca: I Promessi Sposi.

Approfondimento:

Alessandro Manzoni seppur molto schivo, si era lasciato convincere da suo genero, Massimo D’Azeglio, a farsi ritrarre  dividendo il lavoro con Giuseppe Molteni. Il genero avrebbe pensato al paesaggio sullo sfondo.  Molteni che realizza il ritratto vero e proprio,fa una scelta classica: il soggetto principale è in posa ispirata, in mano ha la sua opera e sullo sfondo si intravede il paesaggio di Lecco che rimanda agli ambienti dei Promessi Sposi. Lo scrittore si rifiutò di esporre in pubblico quest’opera che quindi ebbe molta poca fortuna. Il ritratto di Hayez, voluto dalla  seconda moglie di Manzoni, la contessa Teresa Borri Stampa e da suo figlio Stefano, ebbe invece un incredibile successo e venne spesso mostrato dallo stesso scrittore con molto orgoglio. In 15 sedute il pittore realizza un ritratto molto diverso dal precedente e decisamente più “moderno”. Ci mostra infatti l’uomo più che il letterato, lo sfondo non esiste, probabilmente è il suo studio ma non c’è nulla di riconducibile al suo lavoro. La posa è rilassata, le gambe accavallate e in mano ha addirittura una tabacchiera, strumento questo che abitualmente veniva utilizzato in privato.

Nell’immaginario ritratto della Monaca di Monza l’artista riporta su tela proprio la descrizione che ne fa il Manzoni nel romanzo dei Promessi Sposi: “Il suo aspetto, che poteva dimnostrare 25 anni, faceva a prima vista un’impressione di bellezza, ma d’una bellezza sbattuta, sfiorita, e, direi quasi, scomposta” ed ecco quindi che sulla destra di questa figura, non certo impeccabile (guardate che ricciolo sbuca dal velo!), vediamo una bellissima natura morta proprio…con un fiore, una volta bello e fresco… e ora appassito con i petali che cadono verso terra.

IL RISCATTO DEI MISERABILI

I protagonisti delle opere sono quelli storici ma anche figure più quotidiane. I poveri, i derelitti, gli emarginati sono i nuovi eroi, quelli che lottano nonostante tutto e riescono  a sopravvivere, con estrema dignità, anche nelle pessime condizioni in cui si trovano, sia economiche che fisiche. Un pittore milanese di umili origini, Giuseppe Molteni, sarà proprio colui che renderà famose  e molto care ai collezionisti di tutta Europa, queste immagini di bambini sfruttati ed impegnati in lavori pesantissimi (che ricordano un po’ i poverelli del Pitocchetto del secolo precedente).

 

IL RITRATTO. SPECCHIO DELL’ANIMA

E pensare  che il ritratto, nell’Accademia dell’epoca, era considerato un genere minore… In questa sezione invece vediamo come venne affrontato e portato al succeso dai pittori più famosi dell’epoca. Nei ritratti la somiglianza conta poco (per quella tra poco ci sarà per tutti la fotografia!). Più importante invece per il pittore è riuscire a mostrarci non tanto il volto del soggetto quanto la sua anima, il suo carattere, l’ambiente dove vive e gli oggetti che utilizza più frequentemente e che di fatto lo caratterizzano.

LA SCHIAVA DI MOLTENI E LA MEDITAZIONE DI HAYEZ

Due pittori che rappresentano già solo loro il romanticismo italiano: Hayez e Molteni, ecco come rappresentano gli ideali e la sofferenza e i tormenti di questo secolo, ecco come decidono di raffigurare la voglia di Libertà ma anche il dolore che comporterà sacrificarsi per ottenerla.

Approfondimento:

Queste due donne rappresentano le allegorie degli ideali e dei tormenti di un popolo che cercava la libertà. Libertà che alla Schiava dell’Harem viene negata e che quindi rimane immobilizzata dal dolore, mentre nel dipinto di Hayez, la Meditazione,  l’Italia, è una giovane donna seminuda (il seno ricorda che la patria è come la madre che allatta i suoi figli), ma qui è disfatta, è la “patria bella e perduta” che per la libertà è pronta a soffrire e morire. L’opera ha infatti un significato politico ben definito:sulla croce che tiene in mano si leggono le date delle 5 giornate di Milano, in rosso sangue, quello versato dai martiri. Sul libro che tiene in mano si legge bene il titolo: “Storia d’Italia”.

IL NUDO. L’ANIMA E LA CARNE

Il romanticismo è passione.  Passione carnale ma anche eroica, è nudo sensuale ma anche nudo virile dell’eroe che combatte ed è pronto a morire per i suoi ideali. Ed ecco quindi questa serie di sculture di nudi, bianchissimi, liscissimi, quasi di  di zucchero, che rendono eleganti  nudità ma anche teschi, serpenti e pipistrelli!

PITTURA SACRA. UNA SPIRITUALITA’ INTERIORE

La pittura sacra non viene certo dimenticata…anzi. Il sentimento religioso è molto forte, in fondo il sentimento del sublime avvicina a Dio… ed ecco quindi che la pittura sacra quasi si modernizza e ad esempio troviamo in mostra uno dei soggetti più in voga dell’epoca: l’Educazione della Vergine che rappresenta la missione pedagogica, il compito educativo delle famiglie, la Chiesa che entra in casa: anche nelle case del popolo.

G. Carnovali, Educazione della Vergine, 1826

LA FORZA DEL DESTINO. LA PITTURA STORICA

IL genere di pittura più nobile del romanticismo è proprio questa, ben più del paesaggio e del ritratto. Torna di nuovo il tema educativo e pedagogico, le vicende moderne (dell’epoca eh) vanno fatte conoscere e tramandate anche con chiaro intento politico. Hayez anche in questa sezione la fa da padrone come del resto fece tra i suoi contemporanei appassionati da un lato e critici dall’altro. il Romanticismo è proprio questo: far scaturire passioni…

Approfondimento:

Sebastiano de Albertis aveva preso parte alle 5 giornate di Milano e alle campagne militari della prima guerra di indipendenza come  volontario. Si dedicherà quindi  a rappresentare scene di battaglie del Risorgimento. Qui raffigura la morte di  Francesco Ferrucci a Gavinana che viene trafitto a morte da Fabrizio Maramaldo alle dipendenze degli spagnoli, nel 3 agosto 1530 durante l’assedio di Firenze da parte dell’esercito imperiale. E’ un omicidio contro le regole della cavalleria, l’eroe giace già mortalmente ferito. In questa occasione viene pronunciata la storica frase: “Maramaldo tu uccidi un uomo morto”. Il condottiero fiorentino diventa così il simbolo dell’orgoglio di tutta la nazione.

I critici dell’epoca apprezzarono moltissimo l’opera dell’Ultimo Bacio tra Giulietta e Romeo, sia per la passione romantica mostrata sia per la fedele ricostruzione degli ambienti e dei costumi che nello stile e nei colori venne paragonato addirittura alle scene di Tiziano. Lo stesso soggetto viene poi ripreso per il famosissimo “Bacio” realizzato poi in più versioni.

LA SVOLTA ROMANTICA IN SCULTURA

La parte centrale dello spazio espositivo è dedicato alla scultura, nudi femminili e maschili che si allontanano dalla bellezza idealizzata   e un po’ glaciale del Canova. Sono bellissimi e perfetti eh percarità, ma sono anche vivi, appassionati come Masaniello o sofferenti come Spartaco che si libera dalle catene. Ma sono anche figure serene e fiduciose come la Fiducia in Dio o leggiadre come la Psiche svenuta o la sua versione abbandonata (per la serie: le Winx non son mica le prima con le alucce da farfallina!).

Approfondimento:

Il giovane napoletano, Masaniello, aizza il popolo nella rivolta contro l’oppressione del vicereame  spagnolo del 1647, tema che ha un contatto diretto con l’attualità politica ottocentesca ovviamente. Lo Spartaco è palesemente ispirato a Michelangelo e ai suoi Prigioni.  E’ il gladiatore che si libera dalle catene così come il popolo si libera dall’oppressore.

La Fiducia in Dio rappresenta il nuovo ideale di bellezza ottocentesco. Commissionata, alla morte del marito, dalla Marchesa Rosa Trivulzio (madre di GianGiacomo Poldi Pezzoli, infatti l’opera è attualmente conservata presso l’omonimo museo e solo momentaneamente prestata alle Gallerie).  Rappresenta il dolore della vedova ma anche la sua fiducia nella volere di Dio.

 

Dove
Gallerie d’Italia
Piazza della Scala 6
Milano

Museo Poldi Pezzoli
Via Manzoni 12
Milano

Periodo
Dal 26 ottobre 2018 al 17 marzo 2019.

Orari
Gallerie d’Italia
Da martedì a domenica dalle 9:30 alle 19:30.
Giovedì dalle 9:30 alle 22:30.
Chiuso il lunedì.

Ultimo ingresso: un’ora prima della chiusura.

Museo Poldi Pezzoli
Da mercoledì a lunedì dalle 10:00 alle 18:00.
Giovedì dalle 10:00 alle 22:30.
Chiuso il martedì.

Ultimo ingresso: 30 minuti prima della chiusura.

Ingresso
Gallerie d’Italia
Biglietto congiunto mostra e collezioni permanenti:
– intero: 10,00 €
– ridotto: 7,00 €
– ridotto speciale: 5,00 €
Per le riduzioni e le gratuità ti invitiamo a leggere tutti i dettagli nella pagina Informazioni.
Audioguide disponibili a pagamento.

Museo Poldi Pezzoli
Biglietto congiunto mostra e collezioni permanenti:
– intero: 10,00 €
– ridotto senior: 7,00 €
– Milano card: 7,00 €
– ridotto giovani: 4,50 €

Piccola guida per il percorso “Arte Moderna” in Brera!

Piccola Guida  per il turista faidate alla Pinacoteca di Brera!

Se ti sei distratto durante la visita con la tua classe o se vuoi fare da guida ai tuoi amici e famigliari o se proprio sei stato assente e hai bisogno di riassunti minimi su… tutto… questo è l’articolo per te!

Percorso artistico in Pinacoteca di Brera: Romanticismo, Macchiaioli, Divisionismo, Futurismo, Cubismo, Metafisica

 

Sala XXXVII

Romanticismo -1830 circa

Movimento artistico, musicale, culturale e letterario sviluppatosi al termine del XVIII secolo in Germania per poi diffondersi in tutta Europa. In contrapposizione all’Illuminismo esalta emotività,  passioni e caratteri individuali. Si vuole sottolineare il  concetto di popolo e nazione tornando alle origini che hanno portato alle moderne nazioni, al periodo del Medioevo.

1 – IL BACIO  1859

Francesco Hayez        
Hayez tre versioni Il bacio brera

  Opera simbolo del romanticismo italiano. Ambiente e abbigliamento medievali. Un bacio passionale, soprattutto per quell’epoca, forse un addio (lui ha un piede già sul gradino). Il fianco di lei è inclinato verso sinistra per far intravedere l’arma dell’amato (è un combattente!), il colpo di luce sul fianco della ragazza permette così di mettere in evidenza anche la bravura tecnica dell’artista che rappresenta una seta azzurra cangiante che sembra vera. Si intravede una figura nell’ombra, forse una spia. Il significato nascosto infatti è tutto politico. È stato realizzato dopo gli accordi segreti di Plombières che vedevano Francia e Italia alleate contro gli Austriaci. I colori non sono casuali, i colori del le varie parti di abbigliamento infatti formano le bandiere di Italia e Francia strette in un abbraccio cioè in un patto. Questo soggetto ebbe molta fortuna tanto che l’artista ne fece più copie variando di volta in volta i colori. Nella versione eseguita per celebrare la proclamazione del Regno di Italia, l’azzurro  francese quasi scompare e il vestito della ragazza è praticamente bianco.    

2 – TRISTE PRESENTIMENTO 1862

Girolamo Induno
Induno, Triste presentimento

Posto nella parete di fronte al più celebre “il Bacio” di Hayez, è la prova di quanto fosse diventato famoso e simbolico quel soggetto. In questa scena dove una ragazza rimira, un piccolo ritratto dell’amato (garibaldino, lo si capisce dalla giubba rossa abbandonata con noncuranza sulla sedia), amato  partito per la guerra dalla quale forse non tornerà. IL soggetto risorgimentale è molto ben illustrato grazie a vari particolari storici, ad esempio il piccolo busto di Garibaldi in una nicchia, una rivista appesa alla finestra e una piccola stampa appesa alla parete proprio del Bacio di Hayez, opera simbolo per tutti gli uomini pronti a morire per la propria patria.   

3 – RITRATTO DI ALESSANDRO MANZONI 1841

Francesco Hayez
Alessandro Manzoni, Hayez
Teresa Manzoni, Hayez

Il classico ritratto di Manzoni che compare su tutti i libri di letteratura! Ci mostra un Manzoni molto quotidiano, a  noi sembra molto composto ma paragonato ai ritratti ufficiali dell’epoca, molto più rigidi e impostati, appare davvero come una persona normale in un momento di tranquillità famigliare. IL committente dell’opera infatti è Stefano Stampa, figliastro di Manzoni che richiede ad Hayez un doppio ritratto (al suo fianco nella stessa parete infatti trovate la moglie Teresa), immagini da tenere in famiglia, senza la pomposità richiesta a ritratti ufficiali di persone famose quale era già Manzoni in quell’epoca. Non c’è nessun riferimento alla sua professione, in mano ha addirittura una tabacchiera che veniva usata molto probabilmente davvero solo in privato.

4 – MALINCONIA 1840

Francesco Hayez
Hayez ,Malinconia

Opera descritta addirittura dallo stesso artista nelle sue memorie: per lui la malinconia è rappresentata  da una giovane donna in vesti medievali, preda di un sentimento amoroso, soggetto ripreso dal vivo, fiori nel vaso compresi. I fiori richiamano direttamente le nature morte anche perché tendono a sfiorire come, forse, l’amore per l’uomo magari lontano o magari proprio simbolo di un amore finito (chissà magari sono l’ultimo omaggio floreale di un amato che si è poi allontanato) ma anche se sfioriti son comunque un suo ricordo e buttarli non è semplice. Le vesti scomposte (con tanto di spalla nuda esposta!) sono assolutamente inusuali per una donna per bene che all’epoca, vi ricordo, andava a letto più vestita e coperta di quanto noi andiamo in giro oggi normalmente per strada. Ma l’amore è il suo unico pensiero e forse appunto magari si tratta anche di un amore infelice.

 

Sala XXXVII

Macchiaioli   -1862 circa

Gruppo di artisti attivi a Firenze, si incontravano infatti al caffè Michelangelo. Prendono il nome da una definizione dispregiativa che li definiva così per lo stile pittorico, a macchie appunto, tanto lontano dalla precisione quasi maniacale per le sfumature e la resa dei materiali tanto cara ad Hayez e alla generazione di  quegli artisti che ai macchiaioli avevan fatto da maestri nelle Accademie di Belle Arti. Anticipatori, seppur di poco, della tecnica che rese famosi  gli impressionisti francesi. Veristi per definizione, vogliono rappresentare la realtà così come la vediamo, a volte un po’ a macchie, con contorni indefiniti. Spesso son cronisti sul campo, quasi fotografi, per gli episodi delle guerre di indipendenza che mostrano in momenti poco eroici, con intento anticelebrativo.

5 – IL PERGOLATO 1868

Silvestro Lega
Lega, Il pergolato

Dipinta dall’artista sui colli fiorentini, ripresa dal vero, mostra un momento di calmo e quasi noioso pomeriggio estivo di una famiglia della media borghesia.  Le donne si fanno aria con il ventaglio, la bambina sullo sfondo forse sta decantando una poesia, una cameriera arriva a portare il caffè. L’attenzione dell’artista è tutta per i toni di luce che attraversando le foglie del pergolato colorano di macchie chiare i vestiti delle figure femminili nell’ombra rinfrescante.

6  – IL RIPOSO 1887

Giovanni Fattori
Fattori, Riposo (carro rosso)

Raffigura un contadino mentre riposa assieme ai suoi buoi. I colori utilizzati sono principalmente quelli primari: il carro rosso, il campo giallo e il cielo blu. Il carro si intravede appena, è quasi fuoricampo, è un esempio di taglio fotografico, comune ormai ai soggetti di pittori abituati a convivere con la fotografia che ha permesso di inquadrare soggetti non sempre perfettamente al centro creando opere non proprio messe in posa  ma appunto quasi “fotografate all’improvviso”. È anche l’esempio di come fossero cambiati i soggetti scelti dai pittori moderni, senza committenza e spesso quindi senza molti soldi, si ritrovavano a dover dipingere magari più volte su di una stessa tela nel caso l’opera finita non avesse incontrato il favore del pubblico trovando un compratore. Spesso per risparmiare questi pittori non usano nemmeno delle tele ma riciclano i cartoni di spedizione.

 

Sala XXXVIII

Divisionismo    -1891 circa

Movimento pittorico che prende spunto dal Puntinismo francese per quanto riguarda la tecnica che utilizza i colori primari (a filamenti, non proprio a puntini come i francesi), ma strettamente legato alla corrente della Scapigliatura Lombarda. Contorni sfumati, leggerezza e luminosità uniti a tematiche allegoriche e sociali.

7 – PASCOLI DI PRIMAVERA 1896

Giovanni Segantini
Segantini, Pascoli a primavera

Artista dall’infanzia tormentata, nato ad Arco (all’epoca in Austria) cresce poi a Milano da una sorella, viene arrestato, rinchiuso in riformatorio, ma riesce a studiare all’Accademia di Belle arti di Brera. Apolide forse per un errore (la sorella restituì il certificato di cittadinanza austriaca senza però richiedere quello nuovo all’Italia) andrà avanti e indietro tra la città e le sue montagne fino a quando sposerà Bice Bugatti (sì sì quella delle automobili) e vivrà poi in svizzera. I suoi paesaggi sono i veri protagonisti delle sue opere anche se son spesso presenti uomini (piccoli di fronte alla grandezza della natura) e animali (di montagna). Anche in quest’opera ci son delle figurine umane piccolissime che si intravedono in lontananza ma al centro in primo piano troviamo una mucca e un vitellino, ritratti dal vivo, appositamente messi in posa per esser copiati dal vero con la tecnica divisionista (allontanatevi per vedere bene il quadro anche se lo spazio è effettivamente ridotto).

8 – FIUMANA 1895

Giuseppe Pellizza da Volpedo
Pellizza, Fiumana

Quest’opera è rimasta incompiuta per volontà dell’artista così come un altro quadro preparatorio per lo stesso soggetto. La versione finale “Quarto Stato”  è attualmente esposta nel Museo del Novecento (piazza Duomo).  Ritrae dal vivo i concittadini e gli amici del pittore, i cittadini di Volpedo (ancora oggi i discendenti si ritrovano per mettere in scena quest’opera). L’immagine diventa un simbolo per i diritti dei  lavoratori che stanno scioperando (cosa illegale all’epoca) e avanzano verso lo spettatore lasciandosi alle spalle il buio per andare simbolicamente verso la luce. Le tre figure in primo piano rappresentano le lotte per i diritti dei lavoratori. La donna con il bambino in braccio, moglie del pittore, ricorda come fossero nulli i diritti legati alla maternità che spesso di fatto faceva perdere il lavoro, così come erano nulle le tutele legate agli infortuni sul lavoro (forse la mano del personaggio con la barba è nascosta perché ferita). Al centro  la figura maschile tiene la giacca come il David di Michelangelo teneva la fionda con cui vinse sul gigante Golia. Fiumana è un fiume in piena che distrugge tutto ciò che incontra, questo fiume è composto da lavoratori di campagna e di città (sullo sfondo si intravedono due differenti edifici che poi svaniranno nella versione finale). La versione finale è attualmente esposta nel Museo del Novecento ma di libero accesso a chiunque senza pagar biglietto di ingresso perché comprata attraverso una pubblica sottoscrizione da tutti i cittadini di Milano.

Sala X

Futurismo   -1909

Movimento artistico e culturale che ha origine a Milano (ma il Manifesto futurista verrà pubblicato su “Le Figaro” di Parigi nel 1909 per avere più visibilità. Il movimento interesserà molti campi quali ad esempio la musica, la moda, la cucina, l’arredamento. Si divide in due fasi: una prima della guerra (vista con favore dai futuristi, la guerra distrugge e permette di ricreare tutto più nuovo, più bello e più moderno).Una seconda fase invece inizia con la fine della guerra che con i suoi orrori ha mostrato il crollo degli ideali futuristi, in questa fase i futuristi si avvicinano al cubismo. Vogliono mostrare il movimento, la modernità, esaltano tutto quanto è nuovo, dalla luce elettrica, alle auto, agli aerei. Voglion cambiare l’abbigliamento (basta nero w il colore!) e anche la cucina italiana (utilizzeranno coloranti artificiali e impiattamenti molto simili a quelli modernissimi che noi ora vediamo in tv o nelle manifestazioni di street food dove si mangiano miniporzioni con le mani. Per loro la vera musica è quella dei rumori di produzione delle fabbriche.

9 – AUTORITRATTO  1909

Umberto Boccioni
Boccioni, autoritratto

Frontalmente vediamo questo ritratto ma sul retro ne potremmo vedere un altro, incompleto e forse non particolarmente gradito all’autore. Eseguito nello studio del pittore in via Adige a Milano, all’epoca periferia, ma nello sfondo si vedono palazzi in costruzione, la modernità che avanza! Reduce da un viaggio in Russia mostra con orgoglio il suo colbacco e la sua tavolozza (è un artista ma anche un uomo di mondo). La tecnica è ancora divisionista seppur in maniera meno evidente.

10 – LA CITTA’ CHE SALE   1910

Umberto Boccioni
Boccioni, Citta che sale

 La città sale, i nuovi palazzi sono sempre più alti, tutto è in movimento. Colori accesi ed irreali, la scena mostra un cavallo imbizzarrito (rosso furore!) mentre due persone vestite di verde e blu e di rosso e verde, cercano di calmarlo. Cavallo e persone essendo in movimento veloce vengon riprodotti più volte con una tecnica tipica per i futuristi (che poi verrà adottata anche nei cartoni animati). La periferia di palazzoni sullo sfondo è modernissima anche grazie ad una locomotiva a vapore (si intravede sulla sinistra) che sfreccia veloce.

11 – RISSA IN GALLERIA  1910

Umberto Boccioni
Boccioni, Rissa galleria

Tecnicamente ancora divisionista ma in maniera esasperata, l’adesione al futurismo qui è evidente. Il luogo è la Galleria Vittorio Emanuele a Milano, il cuore della modernità dell’epoca. Il salotto buono dove i futuristi inscenavano le loro perfomance artistiche sconvolgendo i passanti con vere e finte risse iniziate con “l’urlo di guerra”  -ZANG!-  Al quale i presenti, pronti ad interagire con chiunque,  rispondevano  -TUMB  TUMB!-. Il movimento della scena è enfatizzato dall’uso dei colori primari e dalla luce (elettrica! Ci sono i primi lampioni, impossibile non rappresentarli). Compare anche una delle prime scritte in un quadro, quel “Caff” insegna del caffè in galleria teatro di questi tumultuosi incontri al quale siete invitati ancora oggi, voi osservatori dell’opera, proprio da un passante che si rivolge verso di voi alzando le braccia.

Sala X

Cubismo  -1907 circa

Termine dato quasi per caso con intento dispregiativo per criticare un’opera di Braque, un paesaggio con casette che sembravano appunto “cubetti in legno per bambini”. Per gli artisti cubisti sfondo e soggetto si fondono. Non esiste più solo un punto di vista ma più lati dello stesso soggetto visti da differenti punti di osservazione, in tutto questo entra anche il tempo a complicare le immagini perché è quello che permette la visione simultanea solo vagamente anticipata dai prossimi quadri che rappresentano un momento di passaggio tra i due movimenti: futurismo e cubismo.

12 – RITMI DI OGGETTI   1911

Carlo Carrà
Carrà, Ritmi di oggetti

Opera quasi di passaggio tra il movimento del futurismo e la compenetrazione dei piani dovuta ai differenti punti di vista del cubismo. La scena si svolge in galleria (ne vedete la cupola in vetro e ferro riflessa al centro, forse sul piano del tavolo). Molto probabilmente si tratta di tre amici (lo si capisce contando proprio i punti di vista differenti) che stanno bevendo assenzio (c’è uno spicchio sulla destra esattamente di quel particolare tipo di verde). Arriva il cameriere portando un vassoio con sopra una bottiglia da seltz (un punto di vista ce la mostra intera mentre un altro ne mostra solo una parte). Nel frattempo arriva il quarto ospite, in bicicletta. Se guardate bene infatti  c’è proprio una serie di ruote che partono dal lato in alto a destra fino ad arrivare al centro del lato inferiore del quadro con la bicicletta intera, probabilmente appoggiata al tavolino e finalmente ferma (ma poi si rimetterà in movimento proseguendo il giro e uscendo dalla scena verso sinistra). E se guadate bene potete anche scoprire il nome del bar: ci son due lettere rovesciate rosse che formano la parola “Zu” (sembra il numero 2 perché la Z è un riflesso), è il famoso bar Zucca.

13 – LE NORD SUD   1912

Gino Severini
Severini, LeNord Sud

Anche in questo caso l’autore utilizza la visione simultanea tipica del cubismo per mostrare una scena in movimento. Siamo nella metropolitana di Parigi, la fermata è PIgalle (qui scritta con una L in più proprio perché vista al volo dal treno in corsa). Le protagoniste sono due eleganti signore vestite una in marrone e una in blu, con tanto di stola di visone e merletti bianchi, veletta e cappellino con le piume.  Il cartello con la scritta “I classe” sulla destra, ha una S rovesciata perché è uno di quei cartelli appesi per un solo filo e quindi sta ruotando su se stesso.

14 – CAMERA INCANTATA    1917

Carlo Carrà
Carrà, La Camera Incantata

L’autore è lo stesso del “ritmo di oggetti” anche se si fa fatica a crederci. Ma il momento della sua vita è profondamente diverso. Nel primo quadro c’era ancora l’entusiasmo  e la fiducia nel futuro, qui invece la guerra e i suoi effetti devastanti  hanno paralizzato anche la sua voglia di movimento e di modernità.  Qui la scena è statica, il tempo si è fermato (la meridiana sullo sfondo non ha l’asta per segnare l’ora) ai momenti felici dell’infanzia dell’autore. Pur orfano di madre (sarta, infatti c’è un manichino rivestito di stoffe), riconosce quanto gli sia mancato l’amore materno (il manichino non ha le braccia quindi non può abbracciare). Ma allo stesso tempo sottolinea i momenti sereni passati con il padre (rappresentato dal parrucchino), durante giornate di pesca (il galleggiante rosso e il filo da pesca), le vittorie ottenute (il pesce incorniciato. Il tubo in metallo allude forse ai tanti lavori svolti da Carrà, idraulico compreso. Sullo sfondo l’ignoto, la porta nera, la paura del domani. Unico accenno, minimo, alla fiducia futurista è il respingente di una locomotiva, tanto cara ai futuristi, appoggiata sopra al manichino.

Sala X

Metafisica  -1917 circa

Questa corrente pittorica vuole rappresentare la realtà anche attraverso gli altri sensi, non limitandosi alla sola vista. Gli sfondi seguono molteplici punti di fuga prospettici creando una sensazione di spaesamento. Non ci sono presenze umane, il colore è a campitura piatta. Non c’è un tempo ben definito. Tutto appare immobile e misterioso.

15 – PAESAGGIO URBANO  1920

Mario Sironi
Sironi, Paesaggio urbano con camion

Nel periodo in cui questo artista aderisce maggiormente allo stile metafisico troviamo svariati paesaggi urbani. Sono città immense, deserte e silenziose. Anche l’orario non è definito, cielo chiaro ma camion al buio. Sono città svuotate dalla guerra, monocromatiche, con forme geometriche essenziali. Non si muove nulla, paradossalmente nemmeno il camion sembra muoversi in mezzo alla strada deserta.

16 – TESTA DI TORO   1942

Pablo Picasso
Picasso, testa di toro

Il toro è morto brutalmente, il sangue ne è la prova. La tovaglia “buona”, bianco candido, appena tirata fuori da un cassetto mostra i segni delle pieghe ma non ingentilisce la scena. La finestra fa da sfondo ma automaticamente lo nega, i vetri infatti sono opachi e non si vede nulla oltre quel vetro. Rappresenta infatti l’isolamento vissuto dal pittore durante gli anni della guerra. Non vuole rappresentare l’esterno perché non vuole vederlo, troppo orrore, troppo dolore, lo stesso dolore che si prova guardando la testa del toro con le orbite vuote.