La frase ricorrente spesso ci rappresenta.
Può essere anche solo composta da due parole… a volte da un’unica parola di grande effetto.
Ci pensavo proprio l’altro giorno…(ebbene sì, a volte penso e son la prima ad esserne sorpresa!)
Origliav …ehm…ascoltavo i discorsi di un gruppetto di alunni mentre stavano disegnando.
Ho notato che quando le mani lavorano quasi in automatico…i pensieri scorrono liberi e le chiacchiere sottolineano il momento creativo.
Insomma…lo dico sempre: “mentre spiego tutti zitti!” ma “mentre disegnate…qualche chiacchieratina è quasi obbligatoria”.
L’altro giorno i discorsi riguardavano proprio la mia categoria, gli insegnanti.
Ogni docente ha una frase ricorrente…siamo umani, evidentemente ripetitivi e tristemente…riconoscibili.
Si va dal classico “zzzzzitti!”, al più consolatorio “non c’è male”, al drastico “non ci siamo”.
Io sono identificata da due parole, anzi da una parola…e da un verso.
1- pciuìpciuìpciuì (tipo il verso che si usa per chiamare i gattini quando è pronto il pranzo)
2- “fregatene e vai avanti”!
Le confermo entrambe eh, sia chiaro. Non ci avevo fatto nemmeno caso…ma le dico davvero.
Per richiamare l’attenzione di un ragazzo distratto a volte trovo più immediato pciuizzare (esisterà questo verbo? mah ne dubito…ma rende l’idea), piuttosto che interrompere l’intera spiegazione chiamandolo per nome e cognome.
E poi si arriva al mio, invero elegantissimo (ehmehm se mio marito mi chiama “camalla” -scaricatore del porto di Genova- ci sarà un perché…):
Fregatene e vai avanti!
Il panico da tela bianca che blocca l’artista non è solo una diceria o un modo di dire…esiste davvero.
Lo stesso panico blocca i miei artisti di fronte ad un errore imprevisto, al gesto non voluto che rischia di compromettere tutto il disegno e il foglio rovinato prevede la distruzione dell’opera (secondo loro…ma non certo secondo me!).
Fregatene, fai finta di nulla, passa oltre, pensaci dopo, o non ci pensare proprio…a tutto c’è rimedio.
Certo in qualche caso son la prima a dichiarare la resa “ok, concordo con te, questo lavoro proprio non è riuscito…lo rifacciamo meglio, che ne dici?”.
Ma trovo che riuscire a correggere l’errore sia un gesto ancor più creativo della realizzazione del disegno stesso seguendo l’idea originaria.
Volgere a nostro favore un imprevisto…porta spesso a soluzioni grafiche altrimenti impensabili.
Del resto nella vita…non tutto andrà sempre come previsto o come desiderato…
e come diceva la nonna: si fa di necessità virtù!
Ed ecco qui un esempio pratico: un tempio attaccato per errore troppo in alto e ben distante dalla linea di terra. O lo…demolisci…o gli aggiungi un paio di ali che lo renderanno davvero unico!