Il lavoro

Affrontando il Realismo abbiamo imparato quanto fosse importante, per questi artisti, il tema del lavoro.

Come rivendicazione politica per mettere sullo stesso piano l’importanza dell’essere umano, degno sempre e comunque d’essere rappresentato, sia che fosse un principe o un nobile ricco ed elegante, sia che fosse un operaio in abiti da lavoro, come ad esempio gli Spaccapietre di Courbet.

Lavorano con fatica, non son certo un’immagine gradevole, non guardano lo spettatore perché sono impegnati  e concentrati. I vestiti sono laceri e si vedono bene tutti gli attrezzi da lavoro a portata di mano.

Anche le Spigolatrici di Millet ci mostra un lavoro faticoso e in questo caso anche molto poco appagante. Fece scandalo tra la ricca nobiltà francese quando venne esposto al Salòn del 1857 perché in pratica era un po’ un atto di accusa nei confronti della ricca classe dirigente. Le tre donne, soprannominate subito “le tre grazie dei poveri”, hanno aspetto dimesso e viene mal di schiena solo a guardarle. Raccolgono le spighe di grano avanzate dopo la mietitura, insomma lavorano per recuperare gli scarti. Abiti consumati, mani arrossate e gonfie, non son certo eleganti e gradevoli alla vista. L’unica cosa che attenua un po’ tutta la scena è la luce, quella luce che ci ricorda la presenza divina nel cielo con lo stormo di uccelli che volano liberi…liberi come quelle donne non saranno mai.

Come accusa alle condizioni in cui erano costretti a vivere molti lavoratori dell’epoca, come ad esempio il Vagone di terza classe di Daumier

Le figure hanno lo sguardo perso nel vuoto a causa della stanchezza. Le posizioni stesse con cui sono seduti ci fanno fisicamente sentire la fatica sopportata, bambini donne, anziani…non si riesce a dare loro un’età precisa perché son praticamente tutti con i volti deformati dalla loro vita di fatica e lavoro e   anche un viaggio che dovrebbe essere quasi un momento di riposo e a volte di gioia…diventa una sorta di girone infernale, ammassati tra altri lavoratori in un vagone dove, ricordiamolo, era anche possibile caricare animali vari, andando così a formare un ambiente non certo profumato ed accogliente.

Come immagine poetica dell’onestà del lavoro che serve a creare, in terra, quella che è la volontà di Dio che comunque vede e provvede ed è sempre presente nella vita dei credenti, come nell’Angelus di Millet

Il momento coglie i due lavoratori nei campi durante un attimo di pausa e di riposo, al suono delle campane ci si ferma a pregare per tre volte al giorno (alba, mezzogiorno e tramonto). La chiesa c’è, sullo sfondo e la pausa è anche il momento per tirare il fiato. Il lavoro nei campi è duro, gli attrezzi (carriola, secchi e rastrello),  vengono messi momentaneamente da parte. Capo chino e mani giunte è il momento della preghiera a Dio che è nell’aria, in quella luce soffusa presente  in molte opere di questo artista. Una luce calda che accompagna e quasi protegge chi si comporta bene, lavorando e pregando, in cambio di una vita…chissà se non proprio felice, almeno con la dignità data dall’onestà. 

ED ECCO I NOSTRI LAVORI!

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