Villaggio Crespi d’Adda

Villaggio Crespi d’Adda

Al villaggio Crespi d’Adda sembra  quasi d’essere in una bolla temporale.

Villaggio Crespi d’Adda

Il tempo si è fermato a fine 1800, il periodo in cui, in piena rivoluzione industriale, quello che venne definito “industriale illuminato”, Cristoforo Benigno Crespi, decise di fondarsi una sua piccola città, un piccolo regno su cui governare, con tanto di sudditi da proteggere, accudire…organizzare.

Il richiamo immediato e più evidente è la citta ideale del rinascimento.

Un nucleo abitativo progettato a tavolino, comodo e pratico in cui vivere, gradevole alla vista, autosufficiente in tutto.

La vita dei  lavoratori di Crespi ruota tutta attorno alla fabbrica (un cotonificio all’epoca tra i migliori d’Europa!). Attorno alla ciminiera centrale si sviluppa tutto il villaggio la cui vita è scandita dal suono dei turni di fabbrica. Le abitazioni sono differenziate a seconda dello stato sociale del lavoratore: piccoli condomini a più piani per gli operai e villette bifamigliari per i vari capireparto e dirigenti (le differenze estetiche e stilistiche non lascian dubbi riguardo l’importanza lavorativa dei  proprietari!).

Il Crespi si propone quasi come un signorotto medievale che vigila e organizza la vita dei suoi sudditi…ops, dei suoi dipendenti. Pensa proprio a tutto!

ma attenzione…questa vita la  organizza davvero al meglio, soprattutto se pensiamo alla condizione  degli operai che lavoravano nelle varie fabbriche del mondo: qui in provincia di Bergamo questo villaggio  (che forse a noi oggi appare un po’ claustrofobico e limitato nello spazio e nella libertà), offriva comunque una qualità di vita nettamente migliore di tante altre situazioni lavorative simili.

Gli orti privati offrivano verdure al solo costo dell’impegno impiegato per curarli, la villa del medico era la prova dell’attenzione alla salute pubblica (e comunque per i casi gravi c’erano sempre posti prenotati e messi a disposzione all’Ospedale Fatebenefratelli di Milano). La chiesa (copia esatta di quella bramantesca di Busto Arsizio paese d’origine dei Crespi), la piscina (coperta, con docce, spogliatoi e acqua calda), il dopolavoro per i momenti di svago con attività sportive e culturali…tutto era a disposizione dei lavoratori della fabbrica che potevano/dovevano anche mandare i figli a scuola dove tutto era pagato dai Crespi, dai libri alle penne, ai grembiulini. Una scuola finalizzata alla futura professione…in fabbrica ovviamente!. Il fiume era vicino, soprattutto perché serviva alla fabbrica, ma il lavatoio pubblico  era comodissimo per le massaie dell’epoca.

Se la residenza privata di famiglia richiama direttamente un castello medievale, secondo la moda del romanticismo…la modernità risplende  però, letteralmente, nel villaggio che sarà il primo in tutta Italia ad avere l’illuminazione pubblica.

Il concetto di “vita accompagnata” dalla culla alla tomba trova la perfetta spiegazione nell’immagine del cimitero, interno al villaggio, in fondo al vialone principale. La tomba di famiglia ha le forme di una ziggurat con ali laterali che simboleggiano l’abbraccio del benefattore/padrone ai suoi sudditi, i suoi operai, a lui vicini anche nella morte (seppur in semplicissime tombe a croce, tutte uguali).

L’aspetto del villaggio è rimasto quasi congelato nei secoli, i piccoli cambiamenti sono stati soprattutto cromatici.

Con l’arrivo del fascismo i Crespi falliscono non potendo più esportare il pregiato cotone, dopo il loro allontanamento le casette originariamente gialle verranno dipinte in patriottici colori rosso-bianco-verde (tornando poi al colore più o meno originario). La fabbrica produrrà il denim (il jeans) ma attualmente è chiusa dopo che l’ultimo proprietario nel 2003,  ha delocalizzato la produzione all’estero.

Il villaggio è stato dichiarato Patrimonio Unesco come  “Esempio eccezionale del fenomeno dei villaggi operai, il più completo e meglio conservato del Sud Europa”.

Ancora oggi gli abitanti di quelle villette sono discendenti di quegli operai nati, cresciuti e morti all’ombra della fabbrica, sotto lo sguardo attento del Crespi, padrone e filantropo.

Ma voi che avete appena fatto una visita in questo villaggio…cosa ne pensate?

Vi sarebbe piaciuto vivere lì nel 1800?

E ora…come pensate sia la vita degli abitanti di Crespi, a metà strada tra Bergamo e Milano, tra passato e presente?