La Festa del Paradiso al Castello Sforzesco di Milano

La Festa del Paradiso al Castello Sforzesco di Milano

Leonardo da Vinci organizzò la festa del Paradiso al Castello Sforzesco di Milano  per il matrimonio tra Isabella d’Aragona e Gian Galeazzo Sforza .

Questo fu un vero e proprio evento voluto da Ludovico il Moro per riaffermare la sua potenza e stupire gli invitati giunti dalle maggiori corti dell’epoca.

Iacopo Trotti, ambasciatore estense a Milano, ha lasciato una testimonianza scritta di questa festa descrivendo scenografie, musica, pietanze raffinate e abbigliamento degli invitati.

Bernando  Bellincioni, poeta fiorentino, scrisse per l’occasione un testo teatrale dedicato agli sposi e recitato da attori che rappresentavano i “grandi del cielo”, cioè gli dei della mitologia, che rendevano omaggio alla nuova Duchessa di Milano, unendosi agli ambasciatori della terra, reali invitati dalle maggiori corti.

A scuola abbiamo realizzato un lavoro interdisciplinare coinvolgendo anche le colleghe di storia e di musica, Prof.ssa Zuffi e Prof.ssa Moneta.

Il risultato finale è un enorme cartellone composto dai singoli lavori degli alunni di una classe terza.

La festa del Paradiso, elaborato finale
La festa del Paradiso, elaborato finale

Ci siamo  accorti che questo lavoro è in pratica il riassunto di un momento storico particolarmente importante per la Milano del Rinascimento e se avrete voglia di leggere (o di ascoltare la narrazione più dettagliata), vi sembrerà d’esser stati invitati…presenti a quella che sarà poi definita “La festa del secolo”!

Qui di seguito potrete approfondire:

  • la conoscenza del Castello Sforzesco, dalle origini al suo periodo sotto Ludovico il Moro ai restauti ottocenteschi
  • il motivo della Festa del Paradiso, il luogo dove avvenne questo evento, la trama dello spettacolo, la rappresentazione teatrale
  • i protagonisti della Festa
  • la moda dell’epoca
  • come era organizzata una festa rinascimentale, cosa si mangiava e quale musica si poteva ascoltare

Scopriremo le origini del Castello sforzesco odiato da sempre dai milanesi che  più volte han cercato anche  di demolirlo.

Castello Sforzesco, le origini
Castello Sforzesco, le origini

Attorno al 1360 Galeazzo II Visconti, signore della zona occidentale di milano, costruisce una rocca a cavallo della cinta di mura medievali inglobando la pusterla di Porta Giovia (una delle porte). Sotto Filippo Maria, l’ultimo dei visconti, il castello diventerà il loro edificio più grande, a pianta quadrata di circa 180 metri per lato, con 4 torri quadrate. La figlia illegittima Bianca Maria  sposerà Francesco Sforza, un condottiero chiamato dal Visconti per difendere il Ducato di Milano dai veneziani i due avranno un figliolo famoso: Ludovico il Moro!

Vedremo le vicende del Castello sotto Ludovico il Moro

Castello sforzesco, sotto Ludovico il Moro
Castello sforzesco, sotto Ludovico il Moro

Ludovico detto il Moro, colto, amante delle arti oltre che del potere, dal 1494 farà diventare la corte milanese una delle più raffinate dell’epoca ospitando  artisti come Bramante e Leonardo da Vinci. Lascerà il Castello dopo la morte della moglie, Beatrice d’Este nel 1497, all’arrivo delle truppe francesi (che entreranno in città e nel castello grazie ad un  traditore che aprirà  loro le porte). Negli anni a seguire il castello fu danneggiato da attacchi vari (addirittura nel 1521 la torre del filarete esplose perché era diventata l’armeria e un soldato francese fece esplodere per sbaglio una bomba). Sotto il dominio spagnolo  perse il ruolo di dimora signorile e  diventò sede delle truppe militari.

Analizzeremo i vari restauri che hanno portato il Castello Sforzesco alla forma attuale

Castello Sforzesco, i restauri
Castello Sforzesco, i restauri

In parte abbattuto nel 1801 si decide però di ricostruirlo in forme neogotiche, durante i moti del 1848 non esce indenne dallo smantellamento delle difese dal lato rivolto verso la città e  nel 1861, quando la città entra a far parte del Regno d’Italia, arriva il colpo di grazia: i milanesi entrano nel castello rubando e distruggendo tutto quello che trovano. Sarà l’architetto Luca Beltrami nel 1892  a salvare il Castello Sforzesco con  un restauro massiccio e cercherà di far tornare tutto alle forme originali ricostruendo persino la Torre del Filarete.

Cercheremo di comprendere realmente i motivi della festa, il luogo dove si svolse e le modalità

L’intrattenimento era stato voluto da Ludovico il Moro in onore del matrimonio tra  Isabella d’Aragona e Gian Galeazzo Sforza (nipote del Moro e duca di Milano). L’occasione si presentava come un’ottima opportunità per il Moro per riaffermare la sua potenza, stupire la corte e e far apprezzare la sua grandezza. Dalla descrizione di un invitato, l’ambasciatore estense Iacopo Trotti, possiamo individuare nella Sala Verde il luogo dove si svolse la festa (con orario d’inizio scelto dall’astrolgo di corte). Dal testo appositamente scritto dal poeta fiorentino Bellincioni, possiamo dedurre anche il tema dello spettacolo: i grandi del cielo si univano ai grandi della terra per rendere omaggio alla nuova Duchessa di Milano: Isabella d’Aragona. Dai disegni di Leonardo conservati nel Codice Atlantico è anche possibile ricostruire l’opera dal Genio del Rinascimento: un palco circolare rotante e macchinari per sollevare e far fluttuare gli attori nell’aria.

Proveremo ad immaginare i Grandi del Cielo impersonificati dagli attori

Divinità come Diana e  Venere,  le tre Grazie e gli angioletti ma anche Apollo in arrivo sul suo carro del Sole

Potremo conoscere i protagonisti di questo evento.

Lo zio del Duca di Milano ma effettivo regnante: Ludovico il Moro (soprannome che deriva forse dalla carnagione scura, forse dall’aver introdotto nelle campagne lombarde la coltivazione del “moròn ” cioè  il gelso). Terzogenito di Francesco Sforza con poche speranze ereditare un regno…di fatto se lo prende, facendo di Milano una tra le maggiori e più importanti corti dell’epoca.

Il legittimo Duca di Milano: Gian Galeazzo Sforza, poco interessato alla vita di corte, allontanato e distratto da caccia e divertimenti, vivrà alla corte di Pavia lasciando lo zio a dirigere la corte milanese. Prematuramente e misteriosamente scomparso forse proprio per mano del Moro.

La nuova Duchessa di Milano: Isabella d’Aragona, figlia del re di Napoli (e cugina della futura moglie di Ludovico il Moro), cercherà in più occasioni di ottenere il potere che le spetta per diritto di matrimonio…ma con ben poca fortuna. Dimostrerà poi nel Ducato di Bari, dove si ritirerà ormai allontanata da Milano, le sue reali capacità portando là prosperità e ricchezza con innovazioni e idee moderne.

La futura consorte di Ludovico il Moro: Beatrice d’Este, figlia di Ercole d’Este e di Eleonora d’Aragona (e cugina quindi della Duchessa di Milano). Imparentata con due delle maggiori signorie dell’epoca, Estensi e Aragonesi, colta e raffinata, parteciperà assieme al marito a rendere grande il Ducato di Milano seppur pre breve tempo (morirà giovanissima a soli 22 anni).

L’artefice di questa famosissima festa: Leonardo da Vinci, genio indiscusso, artista, musicista, progettista e inventore. Arrivato a Milano inviato da Lorenzo il Magnifico come ambasciatore della raffinatezza della corte fiorentina, si presenta al Moro in realtà come musicista e costruttore di macchine da guerra. Si fermerà ventidue anni a Milano, prima sotto gli Sforza e poi ospite dei francesi.

Ci leveremo qualche curiosità riguardo la moda femminile e maschile dell’epoca…

Tessuti preziosi come broccati, damaschi e sete servivano per realizzare abiti dalla vita stretta e dalle maniche ampie ricamate in fili d’oro e argento. I bottoni preziosi come i gioielli ma anche orecchini e collane adornavano le vesti femminili e le acconciature elaborate realizzate con capelli spesso tinti in biondo e rosso e coperti da veli trasparenti. Mentre per  gli uomini noteremo le spalle imbottite per apparire forti e potenti, calzebraghe bicolori e gioielli profumatissimi come i pomanders

Con un po’ di fantasia ci sembrerà d’esser stati invitati ad una festa rinascimentale

Poeti e letterati dell’epoca hanno sempre partecipato a rendere sfarzose le feste dell’epoca che servivano non solo come divertimento ma anche come occasione per stringere alleanze politiche e come pubblica dimostrazione di ricchezza e potere. Attori umani ma anche animali selvaggi, attori travestiti da statue e da divinità mitologiche, fuochi d’artificio, danze e rappresentazioni teatrali…tutto pur di stupire gli ospiti!

Ma cosa avremmo mangiato ad una festa rinascimentale?

Le pietanze oltre che il gusto dovevano soddisfare anche l’occhio, ecco quindi che artigiani e artisti collaborano alla preparazione dei piatti presentati ai vari banchetti. L’Italia all’epoca è già famosa per la buona cucina che comprendeva però pietanze un po’ particolari e magari poco gradite ai nostri palati moderni: spezie molto forti, sapori decisi e lo zucchero nei piatti salati. Arrosti e paste ripiene ma anche frattaglie e interiora di animali, burro e formaggi alle erbe aromatiche.

Concentrandoci ci sembrerà di sentire anche della musica…rinascimentale ovviamente

Con strumenti musicali come il salterio, la viella, il clavicembalo e il liuto avremmo probabilmente ascoltato musica polifonica vocale o strumentale. Magari ci saremmo goduti un madrigale a quattro o sei voci con temi come l’amore, basati su testi di grandi autori del passato, oppure avremmo avuto il piacere di  ascoltare una frottola, originaria della corte mantovana, di contenuto più popolare.

 

ppppssssttttt…se volete tutto questo più a portata di mano, con gli stessi file audio che ho pubblicato in questo articolo, potete scaricare la “app Festa del Paradiso”, da Google play store

Giovanni Boldini, Ritratto di Signora, alla Gam di Milano

Giovanni Boldini, Ritratto di Signora, alla Gam di Milano

Alla Gam (Galleria di Arte Moderna) di Milano c’è la mostra: Giovanni Boldini, Ritratto di Signora, Capolavori da due musei.

La mostra è piccola, va detto, due sole salette (consiglio di andarci in orari poco affollati o ve la godrete meno, un vero peccato!).

Ma andateci perché…Boldini è un artista che amo…quasi follemente.

Personaggio difficilmente inquadrabile in una corrente artistica…del resto lui lavora a cavallo dei due secoli più ricchi di novità  e in più a cavallo tra vari paesi, nasce infatti nel 1842 a Ferrara e muore a Parigi nel 1931.

Inizia fin da subito a farsi notare, il ragazzo è bravo, tanto da cimentarsi con la riproduzione di opere di Raffaello. Studierà poi pittura a Ferrara (dal pittore Domenichini) e all’Accademia di Belle Arti di Firenze (sì sì proprio quella Firenze dove al Caffè Michelangelo incontrerà anche molti macchiaioli come Giovanni Fattori e Telemaco Signorini).

Nel 1867 si trasferisce a Parigi per godersi l’Exposition Universelle e qui conoscerà altri grandi dell’epoca come Manet e Degas ma vedrà dal vivo anche le opere di Courbet.

Grazie ad un amico passerà poi a Londra in uno studio in pieno centro, in zona frequentata da aristocratici londinesi che gli apriranno le porte, i portafogli e le porte del successo facendolo diventare uno dei maggiori e più ricercati ritrattisti dell’epoca!

Boldini è bello nella Belle Époque e dipinge persone belle (o le rende tali eh…)

Boldini, autoritratto
Boldini, autoritratto

Questo potrebbe forse davvero essere il “riassunto minimo” di questo artista affascinante e affascinato da tutte le novità che vedeva e che metteva poi nelle sue opere.

I suoi ritratti femminili ci fanno quasi toccare i vestiti leggerissimi di queste elegantissime donne dagli immensi cappelli piumati, i suoi ritratti maschili ci ripropongono il bello ideale dell’epoca: l’uomo ben vestito, bastone da passeggio e mustacchi impomatati (in pratica i baffoni lunghi con la punta ben lisciata all’insù).

Ma a ben vedere il suo modo di dipingere è davvero moderno: anticipa quasi i futuristi nelle linee di costruzione dei disegni e nel movimento (dei personaggi come nella Passeggiata, ma anche dei panneggi dei vestiti o nel ventaglio tenuto in mano con noncuranza). Linee, forme e materiali che sembrano  muoversi nell’aria, illuminate e quasi evanescenti.

In alcuni disegni a pastello su carta sembra perfino un fumettista nostro contemporaneo. Le macchie di colore sono sicuramente frutto delle frequentazioni fiorentine ma i colpi incredibili di luce sono tutti impressionisti e francesi, un bel mix, non c’è che dire!

Al fianco dellle opere di Boldini ci sono anche alcuni disegni a puntasecca del suo amico Paul César Helleu, artista francese che vivendo a stretto contatto con Boldini e nello stesso mondo del nostro artista ferrarese trasferito a Parigi…di fatto ci mostra quegli stessi personaggi ritratti con un punto di vista molto simile.

Ah…piccola curiosità: molti non sanno o non ricordano che Boldini è anche l’autore di uno dei ritratti più famosi di Giuseppe Verdi, opera non in in mostra, ma sarebbe stato un peccato non citarla!.

Boldini, Ritratto di Giuseppe Verdi
Boldini, Ritratto di Giuseppe Verdi

 

Mostra piccola ,  con poche opere ma non per questo meno meritevole di una visita *dura fino a Giugno 2018, (soprattutto se ci attaccherete, al prezzo dello stesso biglietto, cosa non da poco, la visita al resto del museo che è un vero gioiellino ricco di opere che vanno dal neoclassico Canova all’Hayez romantico, passando per il Boccioni futurista e arrivando fino a Picasso).

 

Galleria D’Arte Moderna di Milano
via Palestro 16 – 20121 Milano
GIORNI e ORARI DI APERTURA
Martedì – domenica 9.00 – 17.30
(ultimo accesso 30 minuti prima dell’orario di chiusura)
Lunedì chiuso

TARIFFE MOSTRA/MUSEO
• biglietto intero   € 5,00
• biglietto ridotto  € 3,00
Ingresso gratuito ogni giorno un’ora prima della chiusura e tutti i martedì dalle ore 14.00.

Quiz di storia dell’arte: app per cellulari!

Quiz di storia dell’arte: app per cellulari!

Ebbene sì, dopo le app “audioguide di storia dell’arte per cellulari” (ne ho parlato qui)

Ora ho fatto (fare al marito, ovvio), anche i quiz di storia dell’arte da installare come app per i cellulari (android).

Aprendo Google play store e usando come chiave di ricerca “proffrana” oppure “veronica biraghi” vi comparirà questa schermata

Ora facciamo un po’ di chiarezza:

  Questa icona è quella delle lezioni di storia dell’arte= audioguide dei vari periodi artistici

 

 

 

  Questa icona in BLU è quella dedicata ai quiz di storia dell’arte di PRIMA MEDIA= dall’arte preistorica all’arte romana

 

 

 

  Questa icona in ROSSO è quella dedicata ai quiz di storia dell’arte di SECONDA MEDIA= dall’arte bizantina all’arte manierista

 

 

 

Questa icona in  VERDE è quella dedicata ai quiz di storia dell’arte di TERZA MEDIA= dall’arte barocca all’arte contemporanea

 

 

 

Poi…percarità…se volete testare la vostra memoria anche su argomenti degli anni passati non è mica vietato eh!?!

Vi ricordo anche che questi quiz (sono anche sonori, occhio a tenere l’audio troppo alto ehm ehm), sono esattamente uguali ai test di autovalutazione presenti anche su questo sito (se avete cellulari apple le app non le potete usare, almeno per ora, quindi vi conviene usare il pc per fare i test on line  “alla vecchia maniera”)

E ORA CARI MIEI…BUON LAVORO E BUON DIVERTIMENTO!

IL CANOVA RIVISITATO: Paolina Borghese Bonaparte

IL CANOVA RIVISITATO: Paolina Borghese Bonaparte

Paolina Borghese Bonaparte, sorella di Napoleone, viene ritratta da Canova nelle vesti di Venere vincitrice (o come diciamo noi in classe “nelle S-vesti” visto e considerato che è parecchio svestita!).

E’ una scultura neoclassica commissionata all’artista direttamente dal marito di Paolina, il principe romano Camillo Borghese (che la strapagò: ben 6000 scudi!). La bellezza e, pare la fedeltà all’originale, della statua suscitò subito un certo scalpore ma venne comunque molto apprezzata: il marmo levigato in modo perfetto, la posa classica, la bellezza idealizzata tanto in linea con lo stile greco romano…e soprattutto una Paolina al massimo del suo successo, determinarono il successo di quest’opera.

Tramontata l’epoca napoleonica la statua venne però molto criticata e giudicata eccessivamente  volgare nella sua nudità.

Insomma non c’era più Napoleone da celebrare, nel frattempo la stessa modella era invecchiata ed anche un po’ acciaccatella,  temendo critiche ed impietosi confronti fu la stessa Paolina a chiedere al principe Borghese di nascondere la statua in cantina (dopo che per anni i servitori si eran fatti pagare da chiunque volesse entrare a palazzo per vedere “la sorella di Napoleone nuda e bellissima”).

Ho chiesto ai miei alunni di terza media di non porre limiti alla loro sfrenata fantasia…

Il compito richiedeva di ambientare una piccola fotocopia dell’opera di Canova facendole di  fatto variare misure, materiali, utilizzo.

Ne abbiam viste di tutti i colori: dalla povera Paolina trasportata in discarica, alla statua diventata ciondolo di una collana, decorazione da acquario, tatuaggio su muscolosi bicipiti, soprammobile in una cameretta…ma  non sono mancate ambientazioni particolari che prevedevano proprio bislacchi trasporti (via mare, terra, aria) della statua neoclassica . In parecchi casi però la ritroviamo in ambienti museali o incorniciata come se fosse un dipinto, al centro di intricati zentangle o utilizzata come immagine pubblicitaria!

IL PETTORALE EGIZIO

IL PETTORALE EGIZIO

In Egitto collane, ornamenti e pettorali erano molto apprezzati: ovviamente i più preziosi eran quelli del Faraone!

Ho quindi chiesto ai miei alunni di prima media di improvvisarsi un po’ orafi e un po’ stilisti, di non porre limiti alla fantasia e soprattutto…di non risparmiare sui materiali: tanto paga il Faraone!!!

Fantasia e un pizzico di follia hanno aiutato tutti… anche a sopportare la parte più noiosa di questo lavoro: imparare ad usare i pennarelli non solo colorando a campitura piatta ma realizzando decorazioni minuziose, texture ed effetti optical

Test autovalutazione: Rinascimento 1400

Test autovalutazione: Rinascimento 1400

Ok, ok…lo so…lo so… qui son stata un po’ pesantina ma dai fammi felice!

se ne sai da:

0-4 “capra!capra!capra!

5-11 “sei appena decente, non ti esaltare troppo”

12-16 “hai avuto più fortuna che anima!?”

17-20 “ma che te sei magnato un libro!?”

Se hai ancora dubbi…studia!

Lezione di Storia dell’Arte: Rinascimento 1400