Le idee futuriste puntano a cambiare il mondo. Tutto ciò che c’è nel mondo, a partire dalle piccole cose. Dalla moda all’arredamento, dalla cucina alla musica. Via tutto quanto sa di vecchio. Viva il colore e la follia!
Gli artisti futuristi, serissimi a vedersi, in realtà abbinavano ai vestiti classici dell’epoca, calzini spaiati a righe colorate e sotto quelle giacche nere…ecco i loro meravigliosi gilet coloratissimi!
Russolo, Carrà , Marinetti, Boccioni, Severini
Ed ecco le nostre versioni!
Fedele Azari nel 1924 pubblica  La flora futurista ed equivalenti plastici di odori artificiali
Basta coi fiori naturali
Dobbiamo ormai constatare la decadenza della flora naturale che non risponde più al nostro gusto.
I fiori sono rimasti monotonamente immutabili attraverso i millenni della creazione a delizia dei multiformi romanticismi di tutte le epoche e come espressione del cattivo gusto nei più banali decorativismi.
Oggi, ad eccezione di alcune specie tropicali a grande sviluppo da noi poco conosciute, essi lasciano completamente indifferenti od arrivano anzi ad urtare la nostra sensibilità futurista dal punto di vista plastico e coloristico.
D’altra parte la letteratura e la pittura contemporanea non hanno ancora smesso di farne largo abuso con le più trite immagini e coi più stucchevoli soggetti.
Creazione di una flora plastica futurista
Stabilito ormai che i fiori fornitici dalla natura non ci interessano più, noi futuristi per rallegrare, vivificare e decorare i nostri quadri e i nostri ambienti abbiamo iniziato la creazione di una flora plastica
originalissima
assolutamente inventata
coloratissima
profumatissima
e soprattutto inesauribile per la infinita varietà degli esemplari.
Nel 2003 alle Galerie Nordenhake di Berlino è stata proposta una fedele ricostruzione dei fiori progettati dai futuristi.
Ricostruzione del Giardini futurista, 2003, Nordenhake gallery
Ho quindi chiesto ai miei studenti di pensare, progettare e realizzare, il loro giardino futurista: coloratissimo, eterno e a prova del mio pollice nero!!!
La nostra scuola in chiave espressionista, lo sappiamo bene, non sarebbe proprio tanto simile a quella reale… L’espressionismo nasce come contrapposizione al naturalismo e all’impressionismo. Ha origine da artisti come Van Gogh, Munch e Gauguin… Fauve, Die Brücke e Der blaue Reiter partono sì dall’osservazione della realtà ma ciò che ci mostrano è visto attraverso i loro occhi. Sguardi, anche dato il momento, non sempre sereni ma di sicuro impatto. Ho quindi proposto un lavoro che partiva proprio da questa domanda: Se tu fossi un pittore espressionista come rappresenteresti la tua scuola?
Ho propostoalcune immagini ma ho lasciato anche piena libertà di autonomia (qualcuno ha fatto le foto in prima persona a luoghi di fianco alla scuola).
Tecnica libera (qualcuno ha scelto di fare un lavoro utilizzando la tavoletta grafica, alcuni hanno usato pennarelli, altri tempere, altri ancora pastelli a cera o matite colorate), unico obbligo: osare!
Klee, artista poliedrico che noi conosciamo durante la sua attività alla scuola del Bauhaus, in realtà si occupava anche di musica e poesia. Esponente dell’arte astratta riesce a trasformare una sua poesia del 1918, scritta in tedesco, Dapprima innalzatosi dal grigiore della notte, in un’opera dove il soggetto sono le lettere della poesia stessa e i colori con i quali la rappresenta:
Dapprima innalzatosi dal grigiore della notte
Poi pesante e prezioso
e reso forte dal fuoco
Di sera pervaso da Dio e curvato.
Infine etereo avvolto di blu,
si libra su campi innevati,
verso cieli stellati.
Paul Klee, Dapprima innalzatosi dal grigiore della notte, 1918
In qualche modo con gli acquerelli, sottolinea la luce che corrisponde ai diversi momenti della poesia, ed ecco quindi toni cupi, tra grigio e blu, per le parole dedicate alla notte mentre quando cita il fuoco sceglie i colori più accesi come rossi e arancioni.
Anche Alighiero Boetti, artista visuale degli anni Ottanta fa una scelta simile, senza però dare sempre un senso alle sue lettere e alle sue parole… che accostate le une alle altre, colpiscono per i colori accesi dei suoi arazzi
Alighiero Boetti quello che non succede in mille anni succederà in un attimo, 1988
Noi, nel nostro piccolo, abbiamo puntato più al divertimento e spesso al nonsense, a volte son state riportate poesie e testi di autori famosi, in altri casi una frase del Gladiatore, oppure una frase palindroma o ancora un brano musicale…
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Tecnica libera, unico obbligo: rispettare l’idea iniziale di Klee! Un quadrato che viene diviso in altre forme geometriche dalla lettera che contiene e ogni singola forma deve avere un colore diverso. Ehm… vabbbbbbè qualcuno si è confuso ma il risultato finale è stato altrettanto interessante. In un unico caso l’ospirazione è stata decisamente la scelta di Boetti: lettere colorate su sfondo colorato e in un altro caso…abbuiamo sfruttato la scrittura degli ideogrammi cinesi, già graficamente affascinante, abbinandola al resto del testo. Insomma…non ci siamo fatti mancare nulla!
L’antefissa è un elemento decorativo in pietra o terracotta, posto sulla copertura dei tetti alla fine della serie di tegole, negli edifici etruschi (ma anche greci e romani). Ne troviamo di varie forme: volti femminili o maschili, sereni o mostruosi come le gorgoni, oppure forme differenti che vanno dalla palma all’animale. Erano decorative e colorate ma anche utili! Alcune, forate, servivano come scarico delle acque piovane, altre invece in pratica bloccavano la fila di tegole poste dietro di loro. Quelle mostruose servivano forse anche ad allontanare il malocchio!
Posizione (schema dal Museo di Volcei)
Antefissa a testa di Menade
Antefissa a testa di Gorgone
Antefissa volto femminile
Ed ecco quindi le vostre Antefisse! Tecnica e forme libere, serene o mostruose ma comunque…bellissime! L’unico obbligo era lo sfondo: una scusa per imparare il tratteggio con la penna nera
Sorolla, il pittore di luce, a Palazzo Reale Milano, dal 25 febbraio al 26 giugno 2022
Una bella mostra monografica che ci fa scoprire (o riscoprire) l’artista spagnolo, Sorolla, il “pittore di luce” famosissimo nella sua epoca: la Belle Epoque e definito dai suoi contemporanei come “il più grande pittore vivente al mondo”! A cavallo tra Europa e America, una carriera di successo fortemente voluta e inseguita, quasi studiata a tavolino… che ha richiesto impegno, dedizione e studio.
Autoritratto
Clotilde e la venere di Milo
La barchetta
Sorolla, valenciano, attaccatissimo alle sue tradizioni, ai suoi amori e alle sue passioni, si porta nel cuore e nel suo lavoro tutto questo bagaglio emotivo e riesce a fonderlo con ciò che impara “sul campo”. I tagli fotografici arrivano direttamente dalla passione per la fotografia, la tecnologia più moderna dell’epoca (il suo primo datore di lavoro sarà proprio Antonio Garcia, fotografo di successo e suo futuro suocero).
La siesta
Antonio Garcia
Il sonnellino
Spiaggia di Valencia
Pomeriggio in spiaggia
Gli scorci prospettici e la monumentalità delle figure hanno quel sapore rinascimentale inconfondibile, assorbito probabilmente negli anni di vita passati in Italia, a più riprese, tra Roma e Assisi. Il tocco rapido e la pennellata fluida sono figli diretti della pittura impressionista e della tecnica en plein air che vive direttamente nel suo soggiorno parigino.
Tratta delle bianche
Idillio al mare
Mia moglie e i miei figli
Pescatrici valenciane
L’eleganza delle figure e delle composizioni sono la rappresentazione su tela di tutto quello che è Art Nouveau e ricerca costante della bellezza. Uomo del suo tempo si inserisce perfettamente in ambienti artistici differenti dove verrà molto richiesto come ritrattista di personaggi di alto rango così come da amici di famiglia.
L’educazione civica è diventata parte integrante di tutte le materie della secondaria di primo grado ma…diciamocelo serenamente: almeno per noi di arte…è sempre stata parte del normale programma di materia.
Ho scelto tre argomenti da trattare anno per anno ma volendo sono comunque intercambiabili tra le varie classi prime, seconde, terze. Partendo dalla costituzione italiana, soprattutto l’articolo 9, dedicato alla tutela del patrimonio artistico, ho preparato tre differenti lezioni con tre lavori pratici da proporre alle classi per avere così un voto finale e un modo per fissare, in ogni ragazzo, i concetti che sono poi alla base della cultura e della civiltà di ogni Paese e che nel nostro, troppo spesso, sono poco considerati.
…e pensare che l’Italia potrebbe sopravvivere solo di turismo artistico e che la maggior parte dei turisti stranieri vengono per vedere cose che a noi italiani…sembrano tragicamente scontate e invece sono reali gioielli che tanti ci invidiano!
CLASSI SECONDE Argomento collegato ai furti e alle indagini per recuperare le opere d’arte rubate ovunque nel mondo (se possibile consiglio la visione dei film: Monuments men e Woman in gold, ottimi anche in terza per collegare l’argomento a Storia)
CARAVAGGIO RUBATO A PALERMO
CLASSI TERZE Argomento collegato a street art e alla sua discussa genesi e distinzione tra arte e vandalismo
Tiziano e l’immagine femminile nel cinquecento veneziano, a Palazzo Reale Milano, dal 23 febbraio al 5 giugno 2022
Donne dipinte, immaginate, evocate, sognate, ricordate, mitizzate…
Donne reali, donne mitologiche, donne bibliche…
Donne caste e pure, donne che non lo sembrano affatto, donne che sono come e più forti degli uomini…
Donne innamorate, donne spietate, donne sedotte…
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Una bella mostra, completa per opere e autori e ben allestita così da permettere allo spettatore di poter gustare da ogni punto di vista sculture ellenestiche di veneri perfette… ma anche tele piccole e immense, tra Tiziano, Giorgione, Veronese, Tintoretto, Palma il Giovane e Palma il vecchio, ma anche opere del Cariani, di Paris Bordon e Licinio e ancora di Capriolo e del Moroni
Con esposti anche piccoli ma preziosi libretti scritti da donne …ma non solo per le donne. Conversazioni argute, disquisizioniironiche che fin dai titoli mettono bene in chiaro l’importanza e, chissà , forse anche quella superiorità femminile che nel cinquecento non era nemmeno ipotizzata…
Progetta il tuo palazzo rinascimentale, SU FOGLIO LISCIO 33X48 ricordando che:
DEVE ESSERE SIMMETRICO
DEVE AVERE MASSIMO 3 PIANI BEN SEGNATI DALLE CORNICI MARCAPIANO
LE ALTEZZE DEI PIANI SONO DIFFERENTI (IL PIANO TERRA E’ PIU’ ALTO)
DEVE AVERE UN BUGNATO A TUA SCELTA
PER REALIZZARE FINESTRE, PORTE EVENTUALMENTE AD ARCO A TUTTO SESTO, E DECORAZIONI SOPRA ALLE FINESTRE, PUOI REALIZZARE DELLE DIME COSI’ DA AVERLE TUTTE UGUALI
RIPASSA E COLORA TUTTO IL PALAZZO USANDO SOLO IL TRATTO PEN NERO
RICORDATI DI DISEGNARE ANCHE UN TUO SIMBOLO AL CENTRO!
COLORA LO SFONDO COME PREFERISCI (tempere, matite, pennarelli, collage)
QUALCHE ESEMPIO DI PALAZZO ORIGINALE E PERSONALIZZATO…
Del resto, ricordiamolo, l’impressionismo stesso ebbe origine proprio da un’altra mostra, nel 1874, nello studio del fotografo più famoso dell’epoca, Nadar, il folle che oltre a ritrarre i più famosi personaggi dell’epoca, riuscì a fotografare Parigi dall’alto, salendo su di una mongolfiera! L’esposizione del 1874, ospitando i nuovi pittori, anche lì accosta le loro opere modernissime a quelle più classiche realizzate da artisti in voga in quel momento, farà poi scrivere il famigerato articolo al giornalista Luis Leroy che diede il nome, con intento dispregiativo, a questa nuova corrente, prendendo spunto proprio dall’opera di Monet, «Impressione, levar del sole».
Nel 1870 Monet sposa Camille Doncieux e vanno, chiamiamola luna di miele, all’hotel Tivoli a Trouville-sur-mer… Ma i soldi son pochi e così l’idea è anche quella di vendere i lavori del pittore ai vari turisti che frequentano la costa. Ed ecco quindi che Monet dipinge il porto di Trouville, l’Hotel del Roches Noires e svariati ritratti della neomoglie, Camille, in spiaggia anche mentre è in compagnia della moglie di Boudin, oppure da sola, vestita di bianco. Monet viaggerà parecchio, sia in Francia che all’Estero (anche in Italia eh, a Bordighera!) e del suo viaggio in Olanda abbiamo come ricordo questa immagine del porto di Zaandam ah sappiamo che ne parlerà , per lettera, anche al suo amico Pissarro, lodando i paesaggi olandesi per i colori , i mulini a vento e le barche…
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I pittori impressionisti rivoluzionano la pittura non solo per quanto riguarda la tecnica ma anche per quanto riguarda il soggetto che diventa quasi…secondario! Cercano le sensazioni che un paesaggio o una scena quotidiana possono suscitare in loro e per rappresentarle al meglio ricorrono all’osservazione della luce e dei colori che inevitabilmente variano proprio a seconda della luce che li va ad illuminare. Se la luce poi varia, si muove, anche rapidamente…per il pittore impressionista è davvero il massimo.
Dipinge l’acqua che scorre nella Senna o il mare mosso che lambisce le rocce alla base delle case nel dipartimento della Creuse. ma…Monet ama dipingere più volte lo stesso soggetto proprio per poterlo rappresentare nei vari momenti del giorno con la luce che cambia i colori e modifica quasi forme e sensazioni
A Londra dove soggiornerà per tre volte tra il 1899 e il 1901 Monet sperimenta un po’ di tutto. Paesaggi spettrali generati dalla nebbiolina del Tamigi e la nebbia, cari miei, fa perdere la testa a Monet: impalpabile, difficilissima da rappresentare…è però importantissima per gli studi del pittore sulla, luce e il colore che con la nebbia variano in maniere incredibili
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monet-ponte-charing-cross-2-1902
E con le vedute del Parlamento inglese, dipinte in momenti e soggiorni differenti, inizia una nuova fase di ricerca. Il soggetto diventa solo un pretesto da cui partire per le serie di dipinti tutti uguali…eppure tutti così pazzescamente diversi.
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monet-parlamento-1904
monet-parlamento-1905
Nel frattempo aveva scelta di tornare alla vita cittadina di una Parigi che rappresentava la metropoli con fabbriche, stazioni e moderni mezzi di locomozione, luoghi ai quali dedicò parecchi dei suoi studi
monet-saint lazare-1877
monet-saint lazare
monet-cattedrale-di-rouen sole 1894
monet-cattedrale-di-rouen primo sole 1894
Nel 1890 Monet, finalmente raggiunge una tranquillità economica, dopo che per anni e anni era vissuto al limite della povertà (spesso lo aveva aiutato economicamente l’amico e collega Caillebotte). Acquista quindi un casolare a Giverny per dedicarsi al giardinaggio per realizzare così un parco ornamentale intorno alla casa. Rose, gelsomini, narcisi e…uno stagno con ninfee bianche e rosa. Un ottimo spunto per dipingere sì all’aria aperta…ma con tutte le comodità d’essere a casa.
occhiali e tavolozza di monet
monet nel suo giardino
Le ninfee sono una scusa, un pretesto per analizzare la luce nel suo variare a seconda delle ore e anche per mostrare al mondo come procedeva in questo studio: «per ore», esponendo quindi poi questa serie di dipinti alla galleria Durand-Ruel con la mostra intitolata «Le ninfee, serie di paesaggi d’acqua» che fu molto apprezzata da pubblico e critica.
ninfee 1917
ninfee 1907
ninfee
E qui dobbiamo fare necessariamente un piccolo passo indietro e ricordare il legame strettissimo tra Monet e l’arte orientale. L’arte orientale era rimasta chiusa entro i suoi confini tranne sporadici e timidi contatti fino ad esplodere con l’Esposizione Universale di Parigi del 1867 e anche oltre. Le opere del mondo fluttuante, ukiyo-e, stampe che in patria erano diffusissime, spesso venivano poi riciclate come imballaggi per proteggere le pregiate ceramiche destinate all’esportazione. Ed ecco quindi che in Francia arrivarono proprio in questo modo, nel 1856, i lavori di Hokusai, Utamaro e altri. L’artista Bracquemonde che riconobbe in quegli imballaggi immagini ben più preziose, iniziò a diffonderle e a parlarne in giro decretandone così un incredibile successo.
manet, ritratto di emile zola
Monet ritrae sua moglie Camille, in posa con ventaglio e kimono rosso con stampato, sulla stoffa, un samurai che sembra quasi avere vita propria. E il Giappone torna nei ritratti delle passeggiate dove le figure femminili si riparano dal sole così come le figure orientali si riparano dall’acqua nelle stesse identiche pose.
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monet-passeggiata-1875
kuniyoshi
Ma il legame tra l’artista e l’arte giapponese lo troviamo anche in qualche inquadratura di paesaggi che ricordano davvero tanto le stampe orientali.
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hiroshige-1832
L’oriente lo ritroviamo anche nelle composizioni spesso asimmetriche, elegantissime e nella scelta dei fiori come soggetti, come gli Iris che ricoprivano realmente lo stagno di Givergny, i preferiti da Monet erano proprio i giaggioli dai petali viola-blu e questa è una delle nove tel dedicate a questo tema. Il soggetto è libero dalla prospettiva tradizionale, sulla destra la tela è lasciata volutamente incompleta e parte sicuramente dalle stampe giapponesi per arrivare poi ad uno stile autonomo.
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monet-iris-1925
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Nel 1893 Monet si fa allestire in giardino il suo personale ponte giapponese nel laghetto con le ninfee, all’inizio un ponticello semplice, ma nei dieci anni successivi aggiungerà i glicini dalle fioriture alternate. Ora il ponte non unisce più solo le due sponde del lago ma è anche perfetto scenario per rappresentare e studiare la luce, tanto che diventerà il soggetto principale di 47 opere, tutte con lo stesso identico titolo. Le prime avranno uno stile ancora realistico, il ponte è riconoscibile al centro della composizione ombreggiato dalle foglie che si riflettono sull’acqua
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monet-ponte-giapponese-1918
il giardino
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Verso i 70 anni, nel 1908, Monet però inizia ad avere grossi problemi di vista. Le ore di lavoro si riducono durante il giorno limitandosi alle ore più luminose e indossando un ampio cappello di paglia per proteggere gli occhi da quella luce indispensabile al lavoro dell’artista ma quasi dolorosa. La cataratta è nemica diretta del famoso occhio di Monet, lo sguardo sensibilissimo verso tutti i colori che lo circondano…un occhio che inizia a tradire l’artista ma che getta le basi per la pittura di tutto il novecento e anticipando l’arte astratta
monet-giardino-di-giverny-1922-
monet-salice-piangente-1922
I colori cambiano, i dettagli si perdono, la percezione delle distanze diventa molto meno affidabile. Le opere testimoniano questo cambiamento, ormai è quasi cieco! Ma a 83 anni Monet si fa operare all’occhio destro e riconquista la vista, anche se ovviamente non del tutto. E dalle forme sfaldate prima, dalla cataratta e poi dalla visione trasformata dalla luce, arriva fino a forme che non ricordano, se non molto vagamente, il soggetto da cui era partito… come ad esempio nella serie del Salice piangente che si trasforma via via in linee di colore astratto.
Ormai il Monet impressionista è stato sorpassato dal Monet che, anziano, risulta modernissimo e nelle varie serie che realizza mette bene in evidenza l’evoluzione della forma: il passaggio dalla precisione dell’arte giapponese, allo studio delle luci, delle forme che si sfaldano e cambiano…fino al problema delle ombre, argomento discusso tra i pittori suoi contemporanei. Nelle opere di Monet le ombre non sono mai nere ma sempre colorate, soprattutto di violetto e di blu per le ombre create dal sole mentre sono in verde per le ombre della luce al tramonto